Ambiente

Siccità: la disponibilità di acqua è diminuita del 20%

Con l’aggravamento della crisi climatica, si stima per l’Italia - che presenta i più alti livelli di stress idrico nel continente - un calo fino al 90% nel Sud. I dati della quarta Conferenza Nazionale sul Clima
Credit: Via CNBC
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7 luglio 2023 Aggiornato alle 12:00

La prolungata siccità che ha investito la penisola fra il 2022 e il 2023 ha suscitato notevoli allarmi fra i climatologi, ponendo ancora di più l’attenzione sulle riserve idriche nazionali e l’impatto del cambiamento climatico sul territorio italiano.

Di fronte a questi continui eventi estremi, è stato rilevato che la disponibilità di acqua è calata del 20% negli ultimi decenni e che senza dei piani di mitigazione efficaci potrebbe esserci un ulteriore crollo delle riserve idriche. Con l’aggravamento della crisi climatica ambientale si stima un calo fino al 40% sul breve periodo e in certi casi fino al 90% in alcune aree meridionali, cosa che potrebbe pregiudicare seriamente le forniture di acqua potabile e il settore agroalimentare.

Questi sono i dati emersi durante la quarta Conferenza Nazionale sul Clima promossa da Italy For Climate, un’alleanza fra diversi centri studi e aziende promossa dalla Fondazione Sviluppo sostenibile di Edo Ronchi, che si è svolta il 5 luglio all’Auditorium dell’Ara Pacis a Roma. «Siamo oramai entrati in una fase di anormalità climatica permanente che ha già modificato il ciclo dell’acqua, aumentando frequenza e intensità di eventi meteoclimatici estremi. L’Italia, al centro dell’hotspot climatico del bacino Mediterraneo, è un Paese più a rischio di altri, con aumento di temperatura di quasi 3 gradi rispetto al periodo pre-industriale, a fronte di una media mondiale di +1,1 gradi. Viviamo in un territorio particolarmente fragile, in cui 12 milioni di persone vivono in aree che potrebbero essere soggette ad alluvioni e vediamo aumentare ogni anno gli eventi di precipitazioni a carattere eccezionale», ha affermato Andrea Barbabella, responsabile scientifico del network Italy for Climate.

I dati rilevati non sono ancora estremi, ma denotano un trend allarmante che per ora è mitigato dal fatto che la nazione italiana dispone di una buona quantità di acqua, cosa che la mette al terzo posto in Europa, dopo Francia e Svezia, con circa 130 miliardi di m3 disponibili ogni anno. Ma la presenza di queste notevoli riserve idriche potrebbe non bastare nei prossimi decenni, dato che l’Italia presenta i più alti livelli di stress idrico nel continente, con record di prelievo pari a quasi 40 miliardi di m3 all’anno e a più del 30% della disponibilità idrica annua.

Quest’acqua viene usata principalmente per il settore agricolo (41%), per usi civili (24%), per il settore industriale (20%) e il rimanente 15% per la produzione di energia elettrica. Nell’Unione europea siamo il secondo Paese che usa più risorse idriche per l’agricoltura, subito dopo la Spagna. Allo stesso tempo non sono presenti delle procedure avanzate di contabilizzazione degli usi per il settore agroalimentare e non vi è un miglioramento della performance nazionale nell’evitare gli sprechi.

Lo sperpero dell’acqua lo si registra principalmente nella rete idrica nazionale, dove le perdite hanno superato il 40%. Una situazione molto negativa, dato che la penisola italiana ha il record europeo di acqua prelevata per usi civili, con 220 litri di acqua consumati mediamente dal singolo cittadino. Inoltre l’Italia primeggia anche per l’utilizzo di acqua nel settore industriale, avendo dei consumi che sono 4 volte più della Germania e 8 volte più della Francia.

Per invertire questi trend negativi Italy for Climate ha formulato delle proposte, che vanno dal potenziamento dei piani di mitigazione, per raggiungere la neutralità climatica entro il 2045, al rinnovo delle infrastrutture idriche per ridurre drasticamente le perdite di rete.

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