Futuro

Italia, crisi dei chip: mancano gli ingegneri elettronici

A fronte di una richiesta sempre maggiore, i laureati sono sempre meno: secondo la Società italiana di elettronica, nel 2021 sono stati 1.000, mentre gli iscritti al corso 4.000 (contro gli 11.000 del ramo informatico)
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5 luglio 2023 Aggiornato alle 12:00

L’Europa e, in generale, il mercato globale tendono sempre di più a utilizzare le nuove tecnologie per impianti di trattamento e riciclo dei materiali per migliorare l’economia circolare e la gestione dei rifiuti.

Consapevoli del ruolo fondamentale che investe la tecnologia, ormai regolamentata e resa più efficiente grazie anche all’iniziative provenienti dall’Ue, che ha stilato il primo insieme di norme riguardo l’intelligenza artificiale (l’AI act), sembra assurdo che manchino, in Italia, gli ingegneri elettronici necessari a privati ed enti pubblici.

Lucio Colombo, direttore di STMicroelectronics, ha affermato che «Se vogliamo mantenere la leadership nella produzione di questi beni, servono investimenti non solo tecnologici, ma anche in personale specializzato». Nel mercato del lavoro mancano tecnici e le aziende non riescono a dotarsi delle competenze necessarie per affrontare la transizione ecologica e la rivoluzione digitale.

La Sie - Società italiana di elettronica ha realizzato uno studio da cui emerge una ridottissima presenza di laureati in elettronica in Italia, soprattutto tra le donne. I dati raccolti indicano che la crisi dei chip non è soltanto dovuta alla carenza delle materie prime ma anche, e soprattutto, di ingegneri elettronici.

La ricerca ha portato alla luce il fatto che i laureati in ingegneria elettronica nel 2021 sono stati 1.005: solo il 15% sono donne. In totale, i professionisti in quest’ambito sono circa la metà rispetto a quanti ne sono realmente richiesti, sia dal pubblico che dal privato.

Confrontando i dati relativi a ingegneria elettronica con quelli di altri rami della stessa facoltà, la differenza è evidente: nell’anno accademico 2021/2022 gli iscritti alla laurea magistrale di Ingegneria Elettronica erano circa 4.000, quelli di informatica erano circa 11.000.

Ernesto Limiti, Presidente della Sie e professore ordinario di Elettronica all’Università di Roma Tor Vergata ha affermato che «Le ragioni sono da ricercare sia in aspetti culturali che di immediatezza del messaggio. Da un lato, infatti, i messaggi che rimbalzano sui media tradizionali e sulla rete diffondono costantemente termini quali innovazione digitale e tecnologie abilitanti associandole sistematicamente all’informatica, facendo praticamente scomparire il termine elettronica. Senza tener conto che, di fatto, le innovazioni maggiori sono il risultato di avanzamenti epocali nelle tecnologie elettroniche».

«D’altra parte - ha aggiunto - è molto più semplice e immediato illustrare il funzionamento di un programma, di un software, piuttosto che descrivere il comportamento di un circuito, che molto spesso non riusciamo neanche a vedere coi nostri occhi: uno smartphone è un concentrato di alta tecnologia elettronica ma viene spesso indicato come un prodotto dell’informatica».

La rarità delle persone che desiderano lavorare nel campo dell’elettronica ha portato a un aumento netto del salario, sicuramente differente tra i laureati in ingegneria elettronica e gli altri rami.

Un ingegnere elettronico, infatti, ha un salario decisamente sopra la media. Lo stipendio medio è di 39.000 € lordi l’anno (circa 2.000 € netti al mese), superiore del 29% rispetto alla retribuzione mensile media in Italia. La retribuzione minima è di 23.500 € lordi l’anno, mentre lo stipendio massimo può superare i 110.000 € lordi. Tra i professionisti con stipendio più basso troviamo coloro che hanno poca esperienza, con un massimo di 29.600 euro lordi l’anno.

Questo sarà uno degli argomenti chiave della campagna di comunicazione istituita per incentivare la conoscenza della facoltà e l’iscrizione degli studenti. Come dichiara Francesco della Corte, vicepresidente della Sie «L’obiettivo è raccontare agli studenti, ai genitori e ai docenti della scuola secondaria le infinite opportunità che si presentano oggi a un ingegnere elettronico neolaureato» e soprattutto che «Una laurea in questa disciplina è infatti un vero e proprio passe-partout».

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