Culture

La parabola discendente di Harry e Meghan

Come svela il Wall Street Journal, i duchi di Sussex non stanno raccogliendo i frutti sperati nel mondo dello spettacolo, che sembra proprio non fare per loro
Credit: EPA/NEIL HALL
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
28 giugno 2023 Aggiornato alle 19:00

La vita a stelle e strisce di Harry e Meghan è un flop. Rumors insistenti li darebbero addirittura prossimi al divorzio ma in attesa di notizie su questo fronte ciò che sembra naufragare ogni giorno di più è la vita lavorativa che hanno cercato di costruire all’ombra della scritta Hollywood, una volta lasciato il Regno Unito.

A dirlo è il Wall Street Journal, che con un lungo articolo demolisce la coppia che sperava di trovare fortuna lontano dalla Corona ma che, a quanto pare, sta facendo più fatica del previsto.

Evitiamo subito fraintendimenti: i due non se la passano certo male, viste le laute entrate reali sulle quali ha sempre potuto contare lui, i proventi di Spare, il libro autobiografico del principe Harry diventato un bestseller, e del documentario Harry & Meghan riguardo la rottura con la famiglia Windsor prodotto per Netflix.

2 progetti che avevano come focus le loro vite, il cui successo indiscusso è stato trascinato dalla voglia del pubblico di insinuarsi tra le pieghe della famiglia reale e scoprire le ragioni e i torti dell’ex pecora nera che si dipinge come vittima, insieme alla consorte, di un sistema spietato.

Quando i due hanno provato a spostarsi da davanti a dietro le telecamere però le cose sono cambiate. «Solo perché sei famoso non significa che sei bravo a fare qualcosa», ha detto in modo perentorio Jeremy Zimmer, capo dell’agenzia United Talent, raccogliendo consensi da molti colleghi del settore. Non ci si improvvisa produttori e la mancanza di talento unita, a detta di chi li conosce bene, alla scarsissima umiltà, sembrano essere alla base del precipizio che, almeno al momento, ha inghiottito la loro carriera. Eppure tutto era cominciato sotto i migliori auspici.

Una volta sbarcati al sole dalla California, ad attenderli c’era l’amica di Meghan Markle, Oprah Winfrey, peso massimo dei media statunitensi che con un’intervista a cuore aperto alla coppia sembrava aver spianato loro la strada luccicante del successo. E in effetti inizialmente è stato così, con un accordo da 100 milioni di dollari siglato con Netflix tramite l’organizzazione Archewell, che oltre alla serie dedicata alla loro fuga da Buckingham Palace prevedeva la realizzazione di altri show.

Live to Lead, un documentario a puntate che racconta le storie di leader mondiali e attivisti, è stato lanciato, e dovrebbero vedere la luce anche una serie sugli Invictus Games, torneo fondato da Harry per i veterani feriti che hanno servito l’esercito britannico in Afghanistan; e il programma televisivo Bad Manners basato su Miss Havisham, un personaggio di Charles Dickens. Molte altre idee però sono state rispedite al mittente, tra le quali uno spettacolo animato per bambini giudicato poco interessante.

Nonostante ciò, la collaborazione con il colosso dello streaming dovrebbe proseguire, almeno fino alla fine naturale del contratto nel 2024. Dopo non è dato sapersi.

La mancata capacità di individuare filoni narrativi vincenti potrebbe ostacolare e non poco la continuazione della partnership, che potrebbe interrompersi come avvenuto recentemente con Spotify. Anche in questo caso c’era un contratto a diversi zeri che prevedeva la realizzazione di contenuti audio, che però non sarebbe stato completamente rispettato dai coniugi, definiti dal responsabile dell’innovazione e della monetizzazione per Spotify Bill Simmons «due fottuti imbroglioni».

L’unico podcast attribuibile a Archewell è stato Archetypes di Meghan Markle, che ha indagato gli archetipi e gli stereotipi di genere che investono le donne, ma la risposta del pubblico è stata flebile e una seconda stagione non ci sarà. Così come non ci saranno altri podcast che avrebbero dovuto essere ideati da Harry, come quello dedicato ai veterani che però non ha mai convinto i vertici.

Nessuna idea ma anche pochissima attitudine a questo tipo di lavoro hanno condannato i Sussex a una parabola discendente che sa tanto di fine carriera anticipata, nonostante in questi anni si siano circondati di professionisti di primo livello, soprattutto esperti di marketing che avrebbero dovuto aiutarli a emergere, e che invece a uno a uno si sono sfilati da Archewell, sostenendo che l’azienda manchi di direzione e che i fondatori non abbiano idea di cosa significhi gestire una società.

Fama, successo personale e un’ottima disponibilità economica di partenza, dunque, non sono bastati ai 2 per assicurarsi una seconda vita in prima linea nell’industria dell’intrattenimento, che non fa sconti a nessuno, nemmeno a reali decaduti. Sarà forse perché, come ha scritto il Times, “Harry non ha nulla da dire e nessuno è interessato a quello che dice Meghan”?

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