I maturandi del 2023 e le prospettive dei (post) Millennials
La prima settimana dell’esame più atteso dai liceali d’Italia ormai ha rotto il ghiaccio per dare spazio agli orali con le ultime energie e speranze.
Il passo successivo sarà l’iscrizione all’università, ma per alcuni maturandi la scelta non è ancora stata fatta e ruota intorno alla decisione finale se intraprendere un determinato percorso universitario o lavorativo.
È un bivio dove si sono ritrovate tutte le generazioni precedenti e non è mai stato semplice all’inizio capire la giusta strada da intraprendere.
L’Ufficio Europeo Statistico dell’Unione europea ha raccolto dei dati che evidenziano come in Italia, già a partire dal 2021, l’intenzione di frequentare un particolare ateneo era diminuita rispetto al passato e agli altri Paesi ma è uno scenario che potrebbe evolversi.
Risulta importante ricordare che i giovani di oggi vengono riconosciuti come nativi digitali, i post millennials cresciuti quando i mezzi di comunicazione avevano già iniziato a farsi sentire e a prendere spazio in una società dinamica e in continua evoluzione.
La maggior parte delle ragazze e dei ragazzi sembra infatti essere orientata verso le lauree in ambito informatico-tecnologico, politico-sociale, della comunicazione e del marketing.
Si trattano di tematiche ormai molto richieste nel mondo del lavoro. Forse non è un caso che la prima facoltà citata, chiamata anche con l’acronimo ICT, presenta un tasso di occupazione pari allo 95,6%
I titoli di studio universitari storici, come a esempio architettura, giurisprudenza, ingegneria e medicina rimangono ugualmente salde per un numero cospicuo di adolescenti ma richiedono ulteriori attitudini con l’affiancamento di nuovi strumenti digitali. Le professioni del futuro, invero, si concentrano sull’innovazione e sulla digitalizzazione.
I maturandi dovranno affrontare così nuove sfide, interessanti e all’avanguardia, da cavalcare con accuratezza e razionalità costanti.
È cresciuta tra loro, di pari passo, anche l’incertezza vista con occhi timorosi nei confronti di un cambio culturale, lavorativo e socio-economico notevole.
La richiesta di competenze è alta; le aziende spesso preferiscono maggiori esperienze specifiche acquisite tramite percorsi post-laurea.
Il rapporto del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea evidenzia che su “8.497 diplomati del 2019 con un titolo in 17 atenei, il 55,1% ha concluso un master di primo livello e il restante 44.9% un master di secondo livello”.
Alla luce di questo scenario, i post millennials dimostrano comunque di essere molto attivi, sensibili alle tematiche sociali e pronti a mettersi in gioco. Sono delle attitudini che rimarranno sempre essenziali per tutte le tipologie di impiego.