Diritti

Brexit: il 58% dei britannici vuole rientrare in Ue

Secondo il sondaggio di YouGov, il cambio d’idea è dovuto dagli effetti dell’uscita dall’Unione, peggiori rispetto alle aspettative. Dello stesso parere anche 4 giovani su 5, che nel 2016 non avevano l’età per votare
Credit: Fraser Cottrell
Tempo di lettura 4 min lettura
30 giugno 2023 Aggiornato alle 08:00

Quando nel 2016 la Gran Bretagna affrontò il referendum consultivo per la Brexit, il Paese era spaccato in due. Scozia e Irlanda del Nord avevano votato per rimanere, Inghilterra e Galles per lasciare l’Unione europea. 7 anni dopo, la percentuale di britannici che vogliono rientrare nell’Ue è salita ai livelli più alti di sempre.

Il nuovo sondaggio YouGov mostra che il 58% dei cittadini della regione, se potesse, voterebbe per tornare nell’Unione e che poco più della metà di coloro che avevano votato per il Leave nel 2016 voterebbero ancora allo stesso modo. Chi ha cambiato idea lo ha fatto soprattutto perché ritiene che gli effetti dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione siano stati peggiori rispetto alle aspettative. Un’altra fetta di intervistati ritiene che i politici avrebbero dovuto fare di più per assicurare un miglior processo di autonomia del blocco britannico, mentre i problemi legati al commercio e alle restrizioni sulle imprese sono stati più gravi del previsto.

Da tempo i sondaggi rilevano periodicamente che gli accordi siglati nel 2020 tra Gran Bretagna e Unione europea non smettono di far storcere il naso a buona parte dei cittadini britannici, anche se alcuni risultati indicano che per il 26% di loro è ancora presto per poter esprimere una valutazione riguardo gli sviluppi della Brexit. Secondo alcuni commentatori come John Curtice, professore di politica alla Strathclyde University, la maggior parte degli intervistati che ha riferito a YouGov di voler fare marcia indietro ha attribuito alla Brexit le difficoltà economiche che la Gran Bretagna sta affrontando su più fronti.

A influire sul cambio di prospettiva in corso già dal 2021, ci sono anche i nuovi elettori. I dati mostrano infatti che il cambiamento demografico sta mutando l’orientamento dell’opinione pubblica: quasi 4 giovani su 5 tra i 18 ei 24 anni che durante il referendum non potevano votare oggi affermano che vorrebbero rientrare nell’Ue. Rispetto al 2021 è aumentata anche la percentuale di coloro che ritengono possibile un riavvicinamento tra le parti. Il 29% degli intervistati ha infatti dichiarato a YouGov di ritenere probabile che la Gran Bretagna possa tornare a far parte dell’Unione (al momento della separazione lo riteneva possibile il 21% della popolazione).

D’altra parte il 42% ritiene improbabile che altri Paesi seguano l’esempio della Brexit e lascino l’Unione europea nel prossimo decennio, una percentuale in crescita rispetto al 26% di 3 anni fa che si lega a un altro piccolo incremento: rispetto al 2016 gli intervistati hanno affermato di fidarsi più della Commissione europea (25%) che del governo del Regno Unito (24%).

Mentre i nostalgici dell’Ue crescono, insomma, la polarizzazione tra Leavers e Remainers sembra attenuarsi. Secondo il think tank More in Commons, il fatto che la Brexit sia stata percepita finora soprattutto come un fallimento fa sì che le fazioni che si sono confrontate attraverso il referendum e nel corso della campagna post voto abbiano ridotto progressivamente il loro attaccamento al tema.

Nel 2019, Leavers e Remainers erano ugualmente propensi a dire che la Brexit fosse importante per la loro identità, ma oggi questa percentuale è scesa dal 50% al 39%. A essere diminuiti sono soprattutto i Leavers, che non indicano più come altamente rilevante questo argomento nell’agenda pubblica. Secondo gli analisti, proprio questa disaffezione e depolarizzazione intorno alla Brexit avrebbe spinto negli ultimi anni il Governo britannico a cooperare maggiormente con l’Unione europea.

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