Ambiente

Crisi climatica: i microrganismi del suolo accelerano le emissioni

Secondo la ricerca Global warming accelerates soil heterotrophic respiration, pubblicata su Nature, nello scenario peggiore l’incremento dei gas serra potrebbe arrivare al 40% entro la fine del secolo. Ti spieghiamo perché
Credit: Nature.com
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27 giugno 2023 Aggiornato alle 09:00

Una delle nuove conseguenze allarmanti della crisi climatica-ambientale è l’alterazione dell’ecosistema del suolo, che sta portando i microrganismi presenti a rilasciare maggiori quantità di CO2 nell’atmosfera.

Questa è la scoperta effettuata dal team di ricerca dell’ETH Zurich, dello Swiss Federal Institute for Forest, Snow and Landscape Research WSL, dello Swiss Federal Institute of Aquatic Science and Technology Eawag e dell’University of Lausanne, che ha prodotto il nuovo studio, Global warming accelerates soil heterotrophic respiration, pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communications.

Secondo la ricerca, il processo che vede i microrganismi deporre del materiale organico nel suolo con conseguente rilascio della CO2, chiamato respirazione eterotrofa, incrementerà nel tempo e accelererà in ogni angolo del globo nei prossimi decenni.

Nello scenario peggiore questo aumento delle emissioni potrebbe crescere del 40% entro la fine del secolo, specialmente nelle regioni polari: «Il previsto aumento delle emissioni microbiche di CO2 contribuirà ulteriormente all’aggravamento del riscaldamento globale, sottolineando l’urgente necessità di ottenere stime più accurate dei tassi di respirazione eterotrofa», ha affermato Alon Nissan, autore principale dello studio e ricercatore dell’ETH Zurich Institute of Environmental Engineering.

Questa serie di dati è stata ottenuta grazie a un nuovo modello matematico sviluppo da Nissan, che utilizza due principali indicatori, l’umidità e le temperature del suolo, analizzandoli per ogni regione del Pianeta.

Il modello rappresenta un salto scientifico significativo con un’integrazione di tutti gli elementi rilevanti a livello biofisico, dalla struttura del suolo alla distribuzione dell’acqua, fino alle conformazioni delle foreste e degli ecosistemi. «Il modello consente una stima più semplice dei tassi di respirazione microbica in base all’umidità del suolo e alla temperatura del suolo. Inoltre migliora la nostra comprensione di come la respirazione eterotrofa contribuisca al riscaldamento globale in diverse aree climatiche», ha sottolineato Peter Molnar, professore dell’ETH Zurich.

Le regioni del mondo che stanno subendo il cambiamento più consistente sono quelle polari, dove secondo il team l’incremento di questo tipo di emissioni potrebbe essere del 10% ogni decennio, con un tasso di accelerazione pari al doppio rispetto alla media globale. Questa accelerazione è determinata dal fatto che le aree artiche e antartiche sono ottimali per la respirazione eterotrofa grazie alle particolari condizioni del suolo, molto sensibili secondo Alon Nissan: «Anche un leggero cambiamento della quantità d’acqua può portare a una sostanziale alterazione della frequenza respiratoria nelle regioni polari».

Le proiezioni elaborate dal modello matematico stimano che per l’anno 2100, rispetto al livello osservato nel 2021, le emissioni di gas alteranti da suolo aumenteranno del 119% nelle regioni polari, del 38% nei tropici, del 40% nelle aree sub-tropicali e del 48% nelle zone temperate. L’incremento più importante e pericoloso è quello delle zone tropicali, in quanto il 67% di tutte le emissioni di questo tipo provengono da quelle regioni del mondo, mentre le aree polari pesano solo per lo 0,1%.

Questo studio non è esaustivo e per Nissan serviranno ulteriori ricerche: «A causa del cambiamento climatico, l’entità di questi flussi di carbonio, sia l’afflusso attraverso la fotosintesi che il deflusso attraverso la respirazione, rimane incerta. Tuttavia questa quantità avrà un impatto sull’attuale ruolo dei suoli come serbatoi di carbonio».

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