Ambiente

La Nuova Zelanda ha un piano contro la crisi climatica. E noi?

Il governo ha diffuso una proposta di legge per far fronte a inondazioni, siccità e incendi: stop a costruzioni in aree a rischio e una possibile tassa sui turisti
Il ministro del cambiamento climatico neozelandese James Show (dal profilo Instagram).
Il ministro del cambiamento climatico neozelandese James Show (dal profilo Instagram).
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2 maggio 2022 Aggiornato alle 07:00

Nel mondo la siccità, come in Africa, sta portando milioni di persone a spostarsi in cerca di acqua. Le zone colpite dai monsoni in Asia sono sempre meno vivibili e dagli Stati Uniti al Sudamerica sempre più aree oggi sono attraversate da ondate di calore. Gli effetti della crisi climatica sono ormai così evidenti che ogni Paese, con dei piani di mitigazione e adattamento, è chiamato a prepararsi.

Un luogo dove negli ultimi mesi gli impatti del cambiamento climatico sono decisamente evidenti è la Nuova Zelanda. Il Paese dei maori è oggi fra i primi, con un piano dettagliato, a vedersi costretto a correre ai ripari velocemente. Per questo da poche ore il governo neozelandese ha diffuso i dettagli del suo piano per affrontare gli effetti del surriscaldamento globale, tra i quali anche l’innalzamento dei mari.

Il Paese intende prepararsi a quelle che ormai stanno diventando condizioni che si ripetono con frequenza ma soprattutto con maggiore intensità: le inondazioni, gli incendi boschivi, le tempeste devastanti. Sul piatto della prevenzione hanno deciso di mettere alcuni punti fermi: costruzioni lontano da aree ad alto rischio e protezione dei siti naturali e culturali.

Le proposte, pubblicate per poi passare a una fase di consultazione, prevedono leggi per evitare di costruire in aree pericolose, piani per migliorare le risposte ai disastri naturali ma anche metodi per proteggere il sistema finanziario dagli shock di futuri disastri, oltre che riformare industrie tra cui turismo, pesca e agricoltura.

«Il clima sta già cambiando e ci saranno alcuni effetti che non possiamo evitare. Proprio negli ultimi mesi abbiamo assistito a massicce inondazioni, come quelle di Tairawhiti; tempeste, come quelle sperimentate di recente a Westport; incendi nelle zone umide di Waituna nel Southland; e siccità in tutto il Paese» ha ricordato con preoccupazione il ministro del cambiamento climatico James Shaw, sostenendo che questi eventi dimostrano la necessità di azioni urgente per proteggere vite, società e infrastrutture.

Di recente le inondazioni che hanno colpito il Paese sono state così pesanti che i residenti hanno stimato almeno un anno di lavori per ripulire tutto e quasi 500 abitazioni sono risultate così danneggiate da essere abbandonate. Circa 1 abitante su 7 della Nuova Zelanda oggi vive in zone soggette a forti rischi alluvionali e oltre 70.000 persone dovranno fare i conti con l’innalzamento del mare.

Solo tra il 2007 e il 2017 si stima che il contributo del cambiamento climatico per inondazioni e siccità sia costato ai neozelandesi circa 840 milioni di dollari in danni assicurati e perdite economiche. La questione delle case colpite dalla crisi climatica è talmente delicata che il governo sta pensando di includere nei piani un codice per l’edilizia in modo che tutte le nuove costruzioni tengano conto dei rischi climatici, così come creare incentivi per lo sviluppo lontano dalle aree ad alto rischio.

Inoltre, c’è l’idea di rendere obbligatoria la divulgazione di informazioni su rischi climatici per potenziali acquirenti e costruttori.

Per prepararsi ai nuovi effetti del surriscaldamento il piano nazionale include diverse azioni che vanno dalla protezione dei siti maori a proposte per riformare il sistema turistico: una di questa è una sorta di tassa per i turisti in arrivo, in modo che “contribuiscano a infrastrutture resilienti e adattabili e all’ambiente naturale che utilizzano” si legge in un passaggio.

Molti punti del Piano sono legati anche a un discorso economico: quando il clima fa sfaceli, chi paga? Il governo sta dunque cercando di trovare sistemi per evitare ulteriori perdite. Adesso, dopo una prima fase di pubblicazione, il piano sarà aperto alla consultazione pubblica prima di essere finalizzato. Come chiosa il ministro Shaw «la Nuova Zelanda avrà presto un Piano per ridurre le nostre emissioni e aiutare a prevenire gli effetti peggiori dei cambiamenti climatica. Ma dobbiamo anche sostenere le comunità già colpite da eventi meteorologici più estremi e più frequenti. Dobbiamo prepararci».

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