Ambiente

Le cupole di legno che salveranno le tartarughe marine

In Colombia un team di esperti, insieme a diversi partner, sta mettendo a punto strumenti in grado di preservare le temperature dei luoghi di nidificazione di questi animali ed evitarne l’estinzione
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25 giugno 2023 Aggiornato alle 11:00

Dal giorno in cui l’uovo si schiude, la vita di una tartaruga marina è una vera e propria lotta per la sopravvivenza, tanto che solo una su mille arriva all’età adulta.

Quelle che ci riescono, devono affrontare continue minacce, molte delle quali legate alle attività umane come il bracconaggio, il prelievo illegale delle uova a scopo alimentare, la costruzione di infrastrutture nei siti di nidificazione, l’inquinamento, la pesca accidentale, e il degrado degli habitat.

Si stima che negli ultimi 30 anni, più di 1.1 milioni di tartarughe marine siano state uccise illegalmente mentre, solo nel Mar Mediterraneo, sono 150.000 gli esemplari catturati accidentalmente ogni anno. L’80% di quelli recuperati hanno ingerito plastica.

A questo si aggiungono i cambiamenti climatici che stanno esponendo le tartarughe marine a minacce ancora più insidiose e destinate ad aggravarsi con il passare del tempo e in assenza di strategie di mitigazione e adattamento adeguate.

L’innalzamento del livello del mare, e eventi estremi sempre più forti e frequenti, infatti, erodono le coste alterando o distruggendo i siti di nidificazione delle tartarughe, che sono già rari e fragili, e potrebbero portare presto a estinzioni locali in zone in cui la riproduzione non è più praticabile. Il riscaldamento degli oceani, inoltre, modifica le correnti oceaniche, esponendo potenzialmente le tartarughe marine a nuovi predatori e danneggiando le barriere coralline di cui alcune di loro hanno bisogno per sopravvivere.

A questo si aggiunge un effetto diretto su una delle caratteristiche più straordinarie di alcuni rettili, tra cui il coccodrillo e le tartarughe marine: il sesso dei nascituri è determinato dalla temperatura del luogo di deposizione durante il processo di incubazione. Di solito i maschi nascono da uova deposte nella parte inferiore e più fresca del nido: se la temperatura supera i 33 gradi Celsius, le probabilità che dalle uova escano individui di sesso femminile è maggiore. Con temperature più elevate, e in particolare superati i 36°C, i piccoli nasceranno solo di genere femminile o, in situazioni limite, potrebbero non sopravvivere.

A esacerbare una situazione già di per sé complessa è l’inquinamento: la sabbia in cui la tartaruga depone le uova, infatti, in presenza di frammenti di plastica non mantiene la stessa umidità e contribuisce a modificare la temperatura con ripercussioni sullo sviluppo e la schiusa.

Uno studio della Florida Atlantic University spiega come durante i monitoraggi eseguiti tra il 2015 e il 2017 nei siti di nidificazione della Caretta caretta sulle spiagge atlantiche e in quelle del Golfo sia stato riscontrato un solo esemplare maschio mentre l’ultimo anno in cui è nata una percentuale di maschi di Caretta caretta abbastanza alta è stato il 2013, anche se già allora le femmine erano il 68%. Una situazione che riguarda anche altre specie, come le Tartarughe liuto (Dermochelys coriacea) e le Tartarughe verdi (Chelonia mydas) la cui percentuale di piccoli di genere femminile, registrata nel medesimo periodo, è stata rispettivamente dell’80% e l’85% e del 90% – 95%.

Anche la strategia di adattamento che gli esemplari sembra stiano attuando, comporta dei rischi: infatti, modificando il periodo di deposizione delle uova così da costruire i nidi nella sabbia più fresca e umida - condizione che dovrebbe favorire la nascita di esemplari maschi - si aumenta la possibilità che il periodo di deposizione si accavalli con quello degli alluvioni e dei tifoni. E, anche in questo caso, il risultato sarebbe la distruzione dei nidi.

Una possibile soluzione arriva dalla Colombia e, in particolare, da un’iniziativa nata dalla collaborazione tra il Sea Turtle Conservation Program (ProCTMM) - un programma di conservazione delle tartarughe e dei mammiferi marini nato nel 1999 per mobilitare il mondo accademico nei confronti del declino delle tartarughe e dei mammiferi marini in via di estinzione nella regione dei Caraibi colombiani - l’agenzia pubblicitaria Wunderman Thompson Colombia, e l’azienda produttrice di creme solari Banana Boat. Insieme, le tre realtà, hanno creato delle vere e proprie cupole di legno cosparso di olio di lino, importante per evitare la formazione di umidità e con la parte interna realizzata in terracotta, così da garantire l’isolamento termico mentre una serie di fessure permette una circolazione ottimale dell’aria.

«Per la forma ci siamo ispirati al carapace delle tartarughe e abbiamo usato materiali naturali ed ecologici, così da non avere impatti sugli ecosistemi. Il nostro obiettivo è ridurre la temperatura dei nidi durante il periodo di incubazione, in modo da favorire la nascita di esemplari maschi e mantenere l’equilibrio di genere della specie - spiega il team di comunicazione del Sea Turtle Conservation Program a La Svolta. - Dopo aver realizzato svariati prototipi, le cupole sono state testate sulle spiagge del dipartimento di Magdalena - una delle 32 divisioni amministrative della Colombia, situata nel Mar dei Caraibi - ottenendo ottimi risultati, dal momento che la temperatura superficiale della sabbia in cui si trovano i nidi è stata ridotta di 4º C durante le ore più calde della giornata, tra le 11.00 e le 15.00».

Nel corso di quest’anno le cupole verranno testate nei vari nidi attualmente oggetto di monitoraggio ma, come spiegano i collaboratori del programma, «i primi risultati saranno visibili e documentabili solo quando i nuovi nati raggiungeranno l’età adulta o non ne preleveremo una parte per identificarne il sesso prima di rilasciarli in natura».

C’è chi nasce sotto una campana di vetro e chi, per non soccombere sotto il peso delle attività umane, è costretto a aprire gli occhi sotto una cupola di legno e terracotta. Un’innovativa strategia che, si spera, possa contribuire a garantire la sopravvivenza di creature la cui storia sul Pianeta è iniziata più di 100 milioni di anni fa.

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