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Revisione Regolamento F-Gas: cos’è e che impatto potrebbe avere

L’Europa vuole eliminare i gas fluorurati a effetto serra entro il 2029 e sostituirli con refrigeranti naturali. Il problema è che queste sostanze sono impiegate anche nei climatizzatori e nelle pompe di calore
Credit: Tom Roberts

Da alcuni anni è in vigore il Regolamento europeo sui gas fluorurati ad effetto serra (F-gas) n. 517/2014 che prevede l’obbligo per i cittadini di far eseguire da persone o aziende certificate controlli periodici di verifica delle perdite di gas refrigerante delle proprie apparecchiature fisse di climatizzazione estiva o delle pompe di calore.

Il cosiddetto Regolamento F-Gas mira a ridurre quei gas che hanno un impatto nocivo nell’atmosfera, ma per alcuni potrebbe creare non pochi danni all’economia italiana.

Cos’è il Regolamento europeo F-Gas?

Il Regolamento F-Gas, entrato in vigore nel 2014, è una delle mosse di politica ambientale che l’Unione Europea ha deciso di adottare per contenere, prevenire, e ridurre le emissioni di gas fluorurati ad effetto serra, l’etichettatura e lo smaltimento di prodotti e apparecchiature contenenti questi gas. Tratta inoltre la formazione della certificazione del personale e delle società addette al trattamento dei gas a effetto serra.

Questo Regolamento impone una drastica riduzione nell’emissione di gas a effetto serra, con un target di riduzione del 79% entro il 2030. Per raggiungere l’ambizioso obiettivo, sono state individuate diverse modalità d’intervento: l’immissione sul mercato e una riduzione progressiva delle importazioni di F-Gas (Hfc) nel territorio dell’Unione Europea e le restrizioni o divieti d’utilizzo sui nuovi impianti.

I F-Gas sono sostanze chimiche artificiali che trovano varie applicazioni in diversi settori, messi sotto accusa perché la maggior parte contribuisce al riscaldamento globale. La lotta dell’Unione europea alle emissioni serra potrebbe avere pesanti ricadute sulle tasche degli italiani perché questi gas sono usati anche negli impianti di climatizzazione.

I gas fluorurati sono utilizzati, infatti, in vari settori: refrigerazione, climatizzazione, schiume, aerosol e sistemi fissi di protezione antincendio.

Quali apparecchiature sono soggette a FGas?

Secondo il Regolamento Ue del 2014 n. 517, sono soggette a queste disposizioni i dispositivi contenenti gas fluorurati a effetto serra: le apparecchiature di refrigerazione; le apparecchiature fisse di condizionamento d’aria; le pompe di calore fisse; le apparecchiature fisse di protezione antincendio; i commutatori elettrici, intesi come i dispositivi di commutazione e le apparecchiature di controllo, misura, protezione e regolazione a essi associate, così come gli insiemi di questi stessi dispositivi e apparecchi; i cicli Rankine a fluido organico, ovvero il ciclo contenente gas fluorurati a effetto serra condensabili che converte calore da una sorgente in potenza per la generazione di elettricità o di energia meccanica.

Dal 2017 le apparecchiature e gli impianti contenenti meno di 3 kg e che, a fronte delle modifiche normative in materia, hanno il gas fluorurato a effetto serra (F-Gas) pari o superiore a 5 tonnellate di Co2 equivalente, devono essere assoggettati ai controlli delle perdite secondo le norme vigenti.

F-Gas: quali sono i problemi per l’Italia?

Commissione, Parlamento e Consiglio europeo hanno una loro proposta di testo e si stanno confrontando su una revisione del Regolamento F-Gas, che potrebbe mettere al bando i gas impiegati in refrigerazione e climatizzazione e, quindi, rendere obsoleti 8 impianti di climatizzazione su 10. Di conseguenza potrebbero esserci impennate dei prezzi del 40% per le pompe di calore e del 300% per i condizionatori.

Il regolamento relativo ai gas refrigeranti, quindi, è una revisione del regolamento del 2014, che spesso viene corretto in base ai nuovi obiettivi di decarbonizzazione, ma che in questo caso preoccupa non poco le aziende del settore e i consumatori, soprattutto in Italia. L’obiettivo europeo è eliminare l’uso dei refrigeranti Hfc usati nei condizionatori e nelle pompe di calore entro il 2029 e sostituirli con refrigeranti naturali, quali ammoniaca e propano; proprio questi, però, potrebbero essere un ulteriore problema.

Il gas più performante in questo senso è il propano, meno refrigerante dei prodotti artificiali, che pone gravi problemi di sicurezza perché altamente infiammabile. L’alternativa è l’ammoniaca che però può presentare lo stesso problemi di infiammabilità e tossicità. Questi obiettivi infatti andrebbero a scontrarsi con le leggi italiane: i divieti, infatti, si applicherebbero in contesti al momento normati dal Codice di prevenzione incendi, che vieta sostanze facilmente infiammabili nei centri commerciali di superficie superiore ai 400 metri, negli ospedali, nei cinema. Queste sostanze infiammabili sono proprio il propano e l’ammoniaca, quelle che l’Ue vorrebbe introdurre al posto dei gas Hfc.

Che impatto avrà l’eliminazione degli F-Gas in Italia?

Ci sono altre Nazioni nel Nord Europa dove l’utilizzo di condizionatori a propano a esempio non è visto come un problema. E questo nuovo regolamento europeo ricalca molto le usanze di questi territori, dove ci sono meno restrizioni, molti sistemi centralizzati ma anche molti climatizzatori in meno rispetto all’Italia, che ha anche più impianti autonomi. È un fattore di clima e di numeri di apparecchi installati: gran parte degli apparecchi oggi in produzione, quindi, così come quelli già installati, diventerebbe fuorilegge e andrebbe rottamata.

Esiste poi il piano RePowerEu, la strategia energetica europea comune, che ha come obiettivi il risparmio di energia, la produzione di energia pulita e la diversificazione del nostro approvvigionamento energetico; prevede inoltre l’installazione di pompe di calore. Queste ultime, però, anche se elettriche, utilizzano al loro interno anche gli F-Gas.

Le pompe di calore che si installano in Italia non sarebbero più a norma dopo il 2029, qualora il regolamento dovesse essere approvato. Questo significa meno disponibilità di ricambi, che saranno generalmente più cari; quindi molte dovranno essere sostituite, con un dispendio economico in più per le famiglie.

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