Ambiente

Neppure la pandemia ha bloccato l’effetto serra

Il rallentamento economico provocato dalla pandemia non ha avuto impatto sui livelli dei gas serra, nonostante la diminuzione delle emissioni. Lancia l’allarme l’Organizzazione meteorologica mondiale
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25 ottobre 2021 Aggiornato alle 12:32

Nuovo record di gas serra nell’atmosfera lo scorso anno, con un tasso di incremento annuo superiore alla media del periodo compreso fra il 2011 e il 2020, e questa tendenza è continuata nel 2021. Lo afferma l’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm), agenzia delle Nazioni Unite, nel bollettino annuale sui gas serra (anidride carbonica, metano e protossido di azoto) che intrappolano il calore. L’aumento delle concentrazioni di gas serra mette a rischio gli obiettivi di temperatura dell’accordo di Parigi sul clima, mette in guardia il segretario generale dell’Omm, Petteri Taalas, avvertendo: “Siamo davvero fuori strada. Il rallentamento economico provocato dal Covid-19 non ha avuto alcun impatto visibile sui livelli atmosferici dei gas serra e sui loro tassi di crescita, sebbene si sia verificato un calo temporaneo delle nuove emissioni. Infatti, la concentrazione di anidride carbonica (Co2) ha raggiunto le 413,2 parti per milione nel 2020 (nel maggio 2021 sono arrivate al record di 419), il 149% del livello preindustriale. Il metano è il 262%m il protossido di azoto è il 123% dei livelli che c’erano nel 1750, “quando le attività umane hanno iniziato a disturbare l’equilibrio naturale della Terra”.

L’Organizzazione mondiale della meteorologia esprime preoccupazione per la capacità degli ecosistemi terrestri (come le foreste) e degli oceani di fungere da “serbatoi” di anidride carbonica: c’è il timore che questa capacità possa diventare meno efficace in futuro a causa a esempio di forte siccità e incendi boschivi, riducendo la funzione di cuscinetto contro un ulteriore aumento della temperatura. Infatti, circa la metà della Co2 emessa con le attività umane rimane nell’atmosfera mentre l’altra metà è assorbita dagli oceani e dagli ecosistemi terrestri.

“Il Greenhouse Gas Bulletin - aggiunge Taalas - contiene un chiaro messaggio scientifico per i negoziatori del cambiamento climatico alla Cop26. All’attuale tasso di aumento delle concentrazioni di gas serra, entro la fine di questo secolo assisteremo a un aumento della temperatura di gran lunga superiore agli obiettivi dell’Accordo di Parigi da 1,5 a 2 gradi Celsius al di sopra dei livelli preindustriali”. La quantità di Co2 nell’atmosfera ha superato il traguardo di 400 parti per milione nel 2015, ricorda il segretario generale dell’Omm rimarcando che “solo cinque anni dopo, ha superato le 413 ppm. Questo è più di una semplice formula chimica e cifre su un grafico. Ha importanti ripercussioni negative per la nostra vita quotidiana e il nostro benessere, per lo stato del nostro pianeta e per il futuro dei nostri figli e nipoti”, ha aggiunto. “L’anidride carbonica rimane nell’atmosfera per secoli e nell’oceano ancora più a lungo - ha spiegato Taalas - L’ultima volta che la Terra ha sperimentato una concentrazione simile di Co2 è stato 3-5 milioni di anni fa, quando la temperatura era di 2-3 gradi centigradi più calda e il livello del mare era di 10-20 metri più alto di adesso. Ma allora non c’erano 7,8 miliardi di persone”, ha detto il prof. Taalas. “Molti paesi - ha proseguito - stanno fissando ora obiettivi carbon neutral e si spera che la Cop26 vedrà un consistente aumento degli impegni. Ma dobbiamo trasformare il nostro impegno in azioni che avranno un impatto sui gas che causano il cambiamento climatico. Dobbiamo rivedere i nostri sistemi industriali, energetici e di trasporto e l’intero stile di vita. Le modifiche necessarie sono economicamente accessibili e tecnicamente possibili. Non c’è tempo da perdere”, ha detto infine Taalas.