Ambiente

Cop28: i lobbisti del fossile dovranno “identificarsi”

La loro presenza è aumentata del 25% durante l’ultima conferenza del clima. Ma a Dubai, grazie alla decisione dell’Onu, ci sarà più trasparenza
Credit: Inti Rodriguez
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19 giugno 2023 Aggiornato alle 07:00

Altoltà, identificarsi! In quella che appare come la Cop in partenza più criticata di sempre, tra polemiche attorno al presidente-sultano Al Jaber (che è anche un petroliere), mail spiate, profili fake per ribaltare la credibilità delle multinazionali del fossile, inviti di partecipazioni a dittatori (Assad) e via dicendo, dopo mesi di accuse arriva una prima interessante mossa per arginare le pressioni del mondo oil and gas.

I lobbisti di combustibili fossili per entrare alla Conferenza sul clima targata Onu di Dubai dovranno, infatti, identificarsi come tali al momento della registrazione. Una mossa, chiesta da diversi attivisti e Ong legate al clima, voluta nel tentativo di fornire maggiore trasparenza e salvaguardia per i negoziati.

Lo scorso anno in Egitto le presenze dei lobbisti del petrolio e altri combustibili fossili erano aumentate del 25% rispetto al precedente vertice di Glasgow, con la presenza di quasi 600 lobbisti fra i padiglioni di Sharm El-Sheikh.

L’idea dell’identificazione è importante per rendere i colloqui riguardo la questione climatica non solo più cristallini, ma anche per caricare della giusta responsabilità i rappresentati delle aziende e industrie oggi responsabili delle maggiori emissioni. La decisione, voluta dalle Nazioni Unite, è stata accolta come “una vittoria per la trasparenza” da parte di diversi attivisti che si sono detti sempre più preoccupati per la crescente presenza di lobbisti del petrolio e del gas ai colloqui sul clima.

Come ha spiegato Scott Kirby, attivista di Youngo, che rappresenta i giovani attivisti ai colloqui sul clima, “quando i giovani vedono il numero di lobbisti sui combustibili fossili presenti alle conferenze della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, iniziano a dubitare della capacità di questo processo per risolvere la più grande sfida che minaccia il nostro futuro. Questo è il motivo per cui accogliamo con favore il passo per aumentare la trasparenza degli interessi degli osservatori nei colloqui”.

Si tratta di un primo passo, sostiene Hwei Mian Lim del Women and Gender Constituency, precisando come “possiamo affrontare in modo significativo la crisi climatica solo quando espelleremo i grandi inquinatori”.

L’idea di trasparenza e di dichiarazione da parte dei lobbisti è nata dai pre-colloqui sul clima di Bonn in Germania, dove i rappresentati dei Paesi hanno gettato le basi per la futura Cop28. Qui gli Stati ricchi (del Nord del mondo) e quelli meno abbienti (del Sud) sono rimasti estremamente divisi riguardo posizioni e prerogative legate alla futura Conferenza ma, perlomeno, sembra esserci una visione comune relativamente alla necessità di porre un freno all’ingerenza delle industrie del fossile nei negoziati sul clima.

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