Ambiente

I fratellini Mucutuy, sopravvissuti alla giungla grazie al sapere indigeno

Scampati a un disastro aereo i 4 bambini hanno vagato, da soli, 40 giorni nella foresta amazzonica colombiana. Ma ora dovranno vedersela con una diatriba di affidamento fra parenti
Credit: COLOMBIAN AIR FORCE
Tempo di lettura 5 min lettura
13 giugno 2023 Aggiornato alle 20:00

Sono sopravvissuti senza niente all’impossibile dentro alla giungla amazzonica e ora, per paradosso, rischiano di dover lottare per sopravvivere alla giungla del dio denaro, delle relazioni umane, della visibilità mediatica e del mondo degli adulti.

Quella che è la più grande storia di speranza e sopravvivenza degli ultimi tempi non ha ancora un lieto fine. Il finale è in corso e la trama è in mano alle autorità per l’infanzia colombiane.

Per capire perché bisogna tornare al primo maggio del 2023 quando inizia la straordinaria impresa dei fratelli Mucutuy. Il 1° maggio a bordo di un Cesna che doveva viaggiare dal centro abitato di Araracuara in Colombia a San Josè nel Guaviare c’erano sette persone.

Gli “hermanitos” Lesly Jacobombaire Mucutuy (13 anni), Soleiny Jacobombaire Mucutuy (9), Tien Ranoque Mucutuy (5) e Cristin Ranoque Mucutuy (1 anno) viaggiavano insieme alla madre, il capo della loro comunità indigena e il pilota quando a causa di un’avaria al motore l’aereo è precipitato nel cuore della foresta amazzonica colombiana, più o meno a metà percorso.

Gli adulti, nel giro di poco, sono tutti morti. La madre, che ha resistito per qualche tempo, prima di morire ha detto ai suoi figli di abbandonare la carlinga e cercare di sopravvivere.

Parallelamente sono iniziate le ricerche dei soccorritori, con tanto di lancio di kit con acqua e cibo dal cielo.

Guidati dalla piccola Lesly di appena 13 anni i fratellini Mucututy che fanno parte della comunità indigena Huitoto hanno vagato in una giungla piena di pericoli per 40 giorni prima di essere salvati dall’esercito colombiano grazie all’“Operazione Speranza”. Erano tutti vivi anche se denutriti e in precarie condizioni di salute.

Il mondo intero si è chiesto come sia stato possibile che quattro bambini così piccoli siano riusciti a sopravvivere in un ambiente così ostile per così tanto tempo.

Le risposte sembrano essere molteplici: la prima è la conoscenza dei saperi ancestrali delle comunità indigene, dal saper scegliere cosa mangiare a quali animali fare attenzione, sino a dove trovare l’acqua che è il bisogno principale.

La seconda è il preziosissimo aiuto avuto dal cane Wilson rilasciato dai soccorritori, di cui oggi purtroppo non c’è traccia. La terza è stata sicuramente l’incrollabile determinazione e astuzia della tredicenne Lesly, eroina di questa incredibile storia.

Lesly sapeva. Sapeva come ottenere dall’avena presente nell’aereo una sorta di siero per dare da mangiare, tramite biberon, a Cristin, di solo un anno. Sapeva come, a furia di spaccare palme di banane con i denti, creare dei rifugi temporanei con giunti e radici per passare quattro o cinque giorni al riparo prima di spostarsi (si sono poi mossi per quasi 5 chilometri).

Sapeva come, tramite le grandi foglie degli alberi, raccogliere acqua piovana da bere. Sapeva quali frutti, dai ficus ad altre specie dell’Amazzonia, mangiare e quali evitare. Sapeva come orientarsi seguendo i pochi raggi che filtrano nella foresta. Sapeva come sfruttare le scorte di farina e pane di manioca. Sapeva come nascondersi dalle pattuglie dei gruppi armati che transitano nella giungla.

Sapeva - in sentieri non tracciati - dove mettere i piedi per evitare di calpestare ragni delle banane, scorpioni, serpenti velenosi e altri animali che… a differenza di quanto si potrebbe pensare immaginando lì la presenza dei giaguari, sono molto più pericolosi se toccati accidentalmente rispetto ai grandi predatori.

Il suo sapere era stato ereditato dalla nonna, dai membri delle comunità indigene che già oggi sono i più preziosi difensori e protettori delle foreste. Ma purtroppo, cosa che sembrerebbe emergere soltanto ora dal resoconto dei media colombiani, era una conoscenza maturata anche da esperienze forzate: zii e parenti riferiscono infatti che il loro padre abusava e picchiava la madre e, in quei momenti, i bambini si erano abituati a nascondersi nella giungla, a volte anche per giorni.

Una giungla che talvolta per gioco, dicono i parenti, i bimbi già erano stati abituati a esplorare. Queste accuse, quelle mosse nei confronti di Manuel Ranoque, il loro padre che viveva lontano e che la famiglia stava raggiungendo in aereo, sono state avanzate da zii e nonni i quali, ora che la madre non c’è più e potrebbe essersi portata il segreto nella tomba, accusano l’uomo di violenze di vario genere nei confronti della famiglia.

Per questo oggi la storia di speranza più incredibile degli ultimi tempi rischia di trasformarsi in una guerra fatta di battaglie in tribunale e di interessi per quei bambini oggi al centro di ogni cronaca del mondo.

La battaglia per la custodia è già iniziata, mentre i piccoli vengono curati in ospedale: da una parte il padre li vuole portare a casa, dall’altra i nonni chiedono l’affidamento.

I vari familiari saranno ascoltati dall’agenzia colombiana per la protezione dell’infanzia per determinare chi debba prendersi cura di loro.

Astrid Cáceres, direttrice dell’Istituto colombiano per il benessere della famiglia, ha spiegato che un assistente sociale è stato assegnato ai bambini su richiesta dei nonni materni. Ovviamente la speranza è ora quella che per loro ci sia la condizione più sicura e tranquilla possibile, dove possano essere amati e anche protetti da un circuito che è a caccia di ogni dettaglio di questa vicenda, tanto che alla piccola tredicenne sono già state avanzate le prime richieste di intervista.

C’è un’altra giungla che gli aspetta là fuori, con pericoli ancora più tremendi di quelli che i piccoli Mucutuy sono riusciti abilmente a superare grazie al coraggio e l’astuzia che solo il sapere custodito dalle comunità indigene può contenere. Un sapere basato sul rapporto di infinito rispetto per la natura.

Leggi anche
Popoli nativi
di Eloisa Del Giudice 3 min lettura
Minoranze
di Mariangela Di Marco 2 min lettura