Bambini

Salviamo le popolazioni indigene

In Brasile, tanto tempo fa, è arrivato “l’uomo” bianco. Negli anni ha fatto molto male alle persone nate lì, e anche all’ambiente. Abbattendo tantissimi alberi
Tempo di lettura 3 min lettura
27 agosto 2022 Aggiornato alle 08:00

Dall’altro lato del mondo, c’è un continente grande grande diviso in 3: l’America del Nord, l’America centrale e l’America Latina. Dentro l’America Latina c’è un Paese grandissimo, così grande che sembra un continente e che si chiama Brasile. In Brasile si parla portoghese ma non solo.

Prima che arrivassero i portoghesi tanto tempo fa, c’erano - e ci sono sempre - delle popolazioni indigene, che in Brasile vivono da sempre, da prima che il Brasile si chiamasse Brasile e fosse quel paese grande e bellissimo dove si parla portoghese.

Indigeno vuol dire questo: “del posto”. Le popolazioni indigene del Brasile sono tantissime: ci sono più di 300 gruppi etnici che parlano circa 270 lingue e vivono perlopiù nel Nord del Brasile. Qui c’è la foresta amazzonica, che è la foresta più grande del mondo, e scorre il Rio delle Amazzoni, che è il fiume più lungo del mondo.

Le popolazioni indigene del Brasile hanno insegnato - e continuano a insegnare - tanto all’uomo bianco*. Gli hanno insegnato come si coltivano il mais, la manioca e la patata dolce. Gli hanno insegnato il nome di piante e animali. Gli hanno insegnato la dolcezza del dormire su un’amaca e il piacere di farsi il bagno tutti i giorni.

Ma da quando è arrivato, l’uomo bianco non ha restituito tutto il bene ricevuto, anzi. Ha rubato - e continua a rubare - le terre dove abitano gli indigeni, abbatte gli alberi e le piante della foresta, facendo scappare persone e animali, per piantarci una cosa sola. Peggio, l’uomo bianco ha fatto molto male alle popolazioni indigene pur di farle andare via.

In ottobre in Brasile ci saranno le elezioni per scegliere il nuovo presidente. Quello che c’è ora, che si chiama Jair Bolsonaro, non ha fatto niente per le comunità native. Anzi, è stato molto crudele: le ha cacciate dalle loro terre, ha permesso che queste venissero avvelenate con dei pesticidi e, durante la pandemia, non si è preso cura degli indigeni ammalati.

Sai, una delle cose che si imparano crescendo è che i buoni e i cattivi non esistono. Siamo tutti un po’ buoni e tutti un po’ cattivi. Dipende dai momenti, dalla vita. Ecco, una persona come il presidente del Brasile ti fa venire dei dubbi. Perché in 4 anni è stato così crudele col suo Paese che ti viene da pensare che i supercattivi esistano davvero. È un pensiero molto brutto, sai, e non serve a molto. Senz’altro non rende nessuno più bravo.

In ottobre ci saranno le elezioni e anche se il Brasile non è il nostro Paese staremo tutti un po’ col fiato sospeso perché il destino del Brasile, della sua grande foresta, del suo fiume lungo lungo e della sua gente dalle mille culture è il destino di tutti noi. Perché i Paesi sono come le persone: si guardano con la coda dell’occhio e, anche se non se lo dicono, prendono esempio l’uno dall’altro.

*Qui, nella notizia per bambini, uomo indica il genere umano

Leggi anche
L'inaugurazione del ponte tra Amapà e Guyana
Infratrutture
di Redazione 3 min lettura
Esteri
di Bruna Almeida Paroni 3 min lettura