Economia

Startup e Pubblica amministrazione: c’è sempre più feeling

Le piccole giovani imprese con bassa capitalizzazione trovano nel settore pubblico un mercato di sbocco importante e solido. La strada per la rivoluzione tecnologica della burocrazia è ancora lunga
Credit: THE 9TH Coworking
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13 giugno 2023 Aggiornato alle 14:00

Sin dalla loro introduzione nel 2012, l’impatto delle startup all’interno dell’imprenditoria italiana è stato notevole. Si tratta di un particolare modello societario organizzata principalmente in una piccola società a responsabilità limitata, ma in grado di beneficiare di particolari agevolazioni e deroghe rispetto a una tipica S.r.l.

La logica con cui sono nate si collega all’intenzione del legislatore verso la promozione di nuove attività imprenditoriali che perseguissero scopi innovativi e dotati di alto valore tecnologico, dando corpo a una struttura societaria estremamente flessibile e capace di attirare finanziamenti in maniera semplificata utilizzando anche specifici portali online di crowdfunding, in cui ogni investitore può acquistare quote di start up e piccole-medie imprese e all’occorrenza rivenderle creando un vero e proprio mercato secondario.

Si tratta di un modello in continua espansione, che stando ai dati del terzo trimestre del 2022 tocca il picco massimo di 14.708 startup innovative in Italia. Fra queste circa l’8,85% ha avuto rapporti lavorativi almeno una volta con il settore pubblico, con contratti del valore complessivo di 4,6 miliardi di euro.

Secondo lo studio Public Procurement of Innovation: dinamiche di collaborazione tra startup e sistema pubblico in Italia condotto da Feel - think tank attivo nel settore della trasformazione digitale nel settore pubblico - insieme all’associazione no profit InnovUp, infatti circa 1258 startup principalmente formate da giovani e a bassa capitalizzazione sin dalla loro nascita hanno già stretto importanti rapporti lavorativi con la pubblica amministrazione italiana con progetti relativi all’ambito del Gov Tech, con cui si identifica la tendenza virtuosa da parte delle Pa di adottare progressivamente sempre più soluzioni tecnologiche e innovative.

Un approccio al futuro che in Europa vale già 116 miliardi di euro, e che l’Italia dimostra essere pronta a intraprendere per sburocratizzare i meccanismi farraginosi del settore pubblico e contestualmente garantire servizi più efficienti ai cittadini.

Non a caso il sistema italiano si piazza in testa fra i Paesi del Maturity Index 2022 della World Bank, nella classifica che registra il livello di maturità e progresso nel percorso di transizione digitale della Pubblica amministrazione, e ottiene cospicui miglioramenti di ranking nella recente edizione del Digital Economy & Society Index (EU 2022) , dove si posizione diciottesima sui 27 Stati membri dell’Unione europea in termini di competitività digitale, ma con rilevanti margini di recupero.

Circa il 20% delle startup ha vinto delle gare o ha ricevuto un affidamento partecipando ad Associazioni Temporanee di Impresa (ATI), ossia raggruppamenti di imprese che si riuniscono per una finalità comune come appunto partecipare a una gara d’appalto garantendo risorse maggiori di quelle che offrirebbero singolarmente.

Il Gov Tech è un asset strategico su più fronti, capace di favorire «lo sviluppo di piattaforme che ambiscono a diventare campioni a livello internazionale», commenta Marcello Coppa, co-founder di Feel.

Nonostante l’entità più diffusa dei contratti rimanga mediamente sui 13.245 euro - con la maggioranza dei progetti assegnati sotto la soglia dei 40.000 - la forte necessità di finanziamenti da parte delle startup coinvolte nello studio porta queste società a ritenere il settore pubblico particolarmente affidabile nel pagamenti e con budget rilevanti rispetto ai progetti che propongono.

A livello statistico la maggior parte dei bandi coinvolge imprese attive nel settore dell’healthech ed edu-tech, con strategie capaci di offrire soluzioni che uniscano sanità, medicina, apprendimento e formazione aziendale insieme all’applicazione di scienze ingegneristiche e altamente tecnologiche.

Tuttavia, a inficiare sull’attrattività del sistema pubblico continuano a pesare le tempistiche nei pagamenti, la complessità delle procedure amministrative e soprattutto le scarse competenze tecniche delle stazioni appaltanti pubbliche nella valutazione dei progetti. Problematiche a cui bisogna necessariamente trovare una soluzione affinché gli enti pubblici non rimangano esclusi da una rivoluzione digitale e tecnologica sempre più performante e necessaria. «Riteniamo che anche la Pubblica Amministrazione debba aprirsi alle soluzioni innovative» - afferma Giorgio Ciron, direttore di InnovUp - «dotandosi di quelle competenze e capacità necessarie a costruire un ponte tra startup e sistema pubblico».

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