Ambiente

La Carovana delle Alpi: quali sono le nuove realtà montane virtuose?

Sono 19 le Bandiere Verdi assegnate da Legambiente nel 2023 per celebrare gli esempi di cambiamento creativo e innovativo. Ci sono però anche 19 Bandiere Nere, “sfregi” a un ecosistema già fragile
Credit: grossgasteiger
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
13 giugno 2023 Aggiornato alle 07:00

È tornato anche per il 2023 l’appuntamento annuale ad alta quota delle realtà alpine virtuose. Come ogni anno dal 2002, infatti, la Carovana delle Alpi di Legambiente ha rilasciato il report Bandiere Verdi e Nere, due riconoscimenti nati da un lato per premiare gli esempi virtuosi che insegnano come l’ambiente montano – su cui “incombe di prepotenza” il cambiamento climatico – possa reinventarsi per adattarsi alle trasformazioni climatiche e ambientali e allo spopolamento e dall’altro per richiamare l’attenzione sugli “sfregi” all’ambiente che deturpano il fragile ecosistema alpino.

Le bandiere verdi assegnate sono 19 – 5 al Piemonte, 4 al Friuli, 3 al Veneto, poi Lombardia, Valle d’Aosta, Alto Adige, Liguria e Trentino – un mondo composito e variegato di associazioni e operatori locali, piccoli comuni, enti culturali, sindaci di piccoli comuni, piccoli operatori economici, team di professionisti e enti culturali e di ricerca in prima linea nel ripensare l’azione territoriale, ognuno a modo loro impegnato nel ruolo di “agenti sociali di sviluppo”. Progetti culturali e sociali a impatto zero, capaci di ripensare il rapporto antropico con il territorio e di immaginare un futuro diverso e più armonioso, che metta nuovamente al centro la natura.

A questi modelli virtuosi, capaci di coniugare tradizione e modernità, fanno da contraltare ben 11 bandiere nere: a fare peggio è il Friuli-Venezia Giulia, che ne incassa ben 3, seguita da Lombardia e Trentino che ne guadagnano 2 ciascuna, e da Piemonte, Valle d’Aosta, Veneto, Alto Adige con una bandiera nera ciascuno.

10 bandiere nere su 11 sono state attribuite alle istituzioni pubbliche (fa eccezione solo il Piemonte): tra queste spiccano le istituzioni regionali “che qua e là si sono accompagnate ad altri soggetti pubblici e non”.

Il fatto che le Bandiere Verdi siano nettamente più numerose delle Nere non significa però che tutto stia andando per il meglio, mette in guardia Legambiente: l’aumento del numero degli esempi positivi, infatti, è frutto di una precisa scelta di campo dell’associazione, che vuole riconoscere e sostenere il lavoro di chi, in una società dove conta solo l’individuo, agisce per il bene comune. Un approccio che assume particolarmente valore tra coloro che devono affrontare la transizione ecologica in aree che, come quella della montagna, non solo sono più incalzate dalla crisi climatica, ma dove abbandonare i modelli di sviluppo è particolarmente difficile.

Queste 11 bandiere nere, però, sono altrettante ferite a un ecosistema già precario e, spiega Legambiente, “ci parlano di quella parte di mondo incistato su vecchi schemi di sviluppo, del tutto indifferente agli enormi cambiamenti avvenuti negli ultimi decenni.

Si sa che non è facile abbandonare i tradizionali modelli sviluppisti, in montagna come in città, ma insistere su modelli anacronistici solo per il fatto che hanno funzionato nel secolo scorso al massimo può portare a successi effimeri, quelli che al più durano il tempo di una tornata elettorale. Abbiamo bisogno di una completa inversione di rotta, soprattutto laddove il senso comune si erge a sostegno di vecchi schemi”.

Tra queste troviamo la liberalizzazione della circolazione delle motoslitte, proposte di realizzazione di impianti di cogenerazione al servizio delle stazioni di pompaggio dell’Oleodotto Transalpino o di maxi-eventi di massa in ambienti fragili, ma anche nuovi impianti come la pista di bob di Cortina – inutile, secondo l’associazione, essendoci già “ la palese disponibilità da parte della vicina Innsbruck” – per le Olimpiadi del 2026 e la cattiva gestione della convivenza con gli orsi, come nel caso del Trentino.

Il rapporto presenta una scheda per ogni bandiera assegnata – sia quelle destinate alle esperienze virtuose che quelle che denunciano chi non vuole accettare che dobbiamo cambiare e dobbiamo farlo ora – per ciascuna delle quali è disponibile non solo una descrizione dettagliata, ma anche la motivazione che ha portato a scegliere quella realtà.

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