Ambiente

La superficie dei ghiacciai alpini s’è dimezzata

Secondo Meltdownflags.org - progetto che analizza e rende visibili gli effetti del ritiro globale delle coltri montane - i ghiacciai sotto un’altitudine di 3.500 metri scompariranno entro i prossimi 30 anni
Credit: EPA/URS FLUEELER
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
12 agosto 2022 Aggiornato alle 11:00

Mentre sotto i nostri occhi si consuma lo spettacolo stanco di una campagna elettorale estiva i cui cardini di discussione sembrano essere le alleanze (o le non alleanze) di Carlo Calenda, c’è qualcosa di cui non si parla e che dovrebbe, invece, riempire le prime pagine dei giornali e i programmi politici che voteremo il 25 settembre.

Qualcosa che il crollo del ghiacciaio della Marmolada ha reso drammaticamente concreto e visibile ma che, passato lo stupore, è stato archiviato e dimenticato.

Come ha notato Elisabetta Ambrosi su queste pagine, i partiti italiani sembrano indifferenti alla crisi climatica, come se la ignorassero o pensassero che la sopravvivenza dell’intero pianeta – perché di questo stiamo parlando – sia un tema che non interessa a cittadini (o, meglio, agli elettori).

Del resto, solo pochissimi mesi fa il “governo dei migliori” era pronto a tornare al carbone per far fronte alla crisi di gas dovuta al conflitto in Ucraina.

E allora via di dibattiti attorno a bonus dedicati alle categorie più varie (anziani, diciottenni, under 35…), fingendo di ignorare l’enorme elefante nella stanza: se non facciamo qualcosa, subito, il mondo che i diciottenni di oggi troveranno quando avranno trentacinque anni sarà molto diverso da quello attuale, per non parlare di quando ne avranno cinquanta. E i cambiamenti non saranno in meglio.

Un esempio? Secondo Meltdownflags.org, un progetto che analizza e rende visibili gli effetti del ritiro globale dei ghiacciai riducendo la quantità di bianco nelle bandiere dei Paesi, negli ultimi 100 anni il cambiamento climatico ha portato a dimezzare la superficie totale dei ghiacciai alpini situati nelle vette più alte d’Europa, ed è altamente probabile che i ghiacciai sotto un’altitudine di 3.500 m scompariranno entro i prossimi 30 anni.

Secondo queste stime, al 2050 si saranno ritirati il 97,6% dei ghiacciai delle Dolomiti in Italia.

Uno scenario che diventa tristemente visibile in una bandiera verde e rossa in cui il bianco è ridotto una linea sottilissima, che dovrebbe tenerci svegli la notte e di cui dovremmo chiedere conto a chi ci governa o a chi pretende di farlo, ma che non trova spazio nel dibattito politico e mediatico e, come tutte le cose che rimangono fuori dall’agenda delle cose che contano, finisce per non esistere.

Eppure il sito – le cui fonti di dati includono Meter, Unesco, Nasa, World Glacier Monitoring System (Wgms), Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, l’Università di Zurigo e l’Università di Innsbruck – mostra in maniera più che mai evidente il tasso pericolosamente accelerato di scioglimento dei ghiacciai a partire dal 1995 – anno della prima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici – al 2050, anno fissato dall’Onu per raggiungere l’azzeramento delle emissioni e limitare l’incremento della temperatura globale a 1,5 °C.

Nel 1995, la temperatura media dell’Italia era di 12,9° e la superficie dei ghiacciai Unesco (il 9% del totale) 9.6 km2.

Oggi, la temperatura è salita a 14.2° e la superficie si è ridotta a 3,1 km2, una riduzione del 68%. E se la situazione attuale è drammatica, il futuro è ancora più buio: la temperatura stimata del 2050, infatti, è 14.9°, ben mezzo grado in più di quanto stabilito, mentre la superficie dei ghiacciai, semplicemente, potrebbe scomparire quasi completamente, lasciando solo 0,2 km2 a testimoniare la grandiosità dei ghiacciai che furono.

«I ghiacciai – ricorda il sito – sono una fonte di vita: forniscono acqua potabile vitale, aiutano a generare energia per milioni di case e sono i nostri indicatori più preziosi per comprendere il futuro del cambiamento climatico globale. Senza i ghiacciai vivremmo in un mondo molto diverso. Il completo crollo porterebbe l’innalzamento del livello del mare a un livello record ed eliminerebbe il 69% dell’acqua potabile del mondo. Sebbene non tutti i paesi possano avere un ghiacciaio, ogni paese dipende dalla loro sopravvivenza».

A rischio, ovviamente, non ci sono solo i ghiacciai italiani. Se non interveniamo, il bianco scomparirà da molte bandiere. Secondo lo studio Disappearing World Heritage glaciers as a keystone of nature conservation in a changing climate di Iucn, infatti, i ghiacciai dei Siti Unesco perderanno fino al 60% del loro volume entro il 2100.

Gli autori hanno previsto l’estinzione completa dei ghiacciai entro il 2100 in uno scenario ad alte emissioni in quasi la metà (21 su 46) dei siti naturali in cui si trovano attualmente i ghiacciai.

Ma anche in uno scenario a basse emissioni, la situazione non è fuori pericolo: nella migliore delle ipotesi, 8 dei 46 siti del patrimonio mondiale saranno privi di ghiaccio entro il 2100.

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