Diritti

L’emancipazione femminile passa anche dallo sport

Secondo il rapporto Censis Donne, lavoro e sport in Italia le sportive godono spesso di un miglior inserimento sociale che incide anche sul lavoro. Purtroppo però sono ancora troppo poche a praticarlo
Credit: Ceyda Çiftci
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
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9 giugno 2023 Aggiornato alle 21:00

Nel nostro Paese le donne che fanno sport sono meno degli uomini, nonostante nel complesso rappresentino il 51,1% della popolazione.

Su quasi 20 milioni di praticanti, infatti, solo poco più di 8 milioni e mezzo sono donne.

Anche se con il passare degli anni questo divario si sta assottigliando, il tema non è da sottovalutare perché, oltre a incidere sulla salute femminile, comporta una serie di conseguenze negative poco note ma rilevanti.

A dirlo, il rapporto Censis Donne, lavoro e sport in Italia, del quale si è parlato in occasione della presentazione del progetto di Fondazione Lottomatica e Fijlkam (Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali), Fight like a girl, volto proprio a incentivare lo sport femminile, soprattutto in alcune zone d’Italia dove le ragazze che lo praticano sono ridotte al lumicino.

«Lo sport promuove i valori di inclusione, cooperazione e rispetto ma purtroppo, anche in questo ambito permangono, talvolta, disparità e squilibri di genere che occorre eliminare attraverso una pluralità di azioni – spiega la vice presidente vicario del Coni Silvia Salis – Dove il talento delle donne non è adeguatamente valorizzato o considerato o è, peggio ancora, umiliato, le conseguenze pesano sulle loro vite e sulla società nel suo complesso, che si trova a dover fare a meno di risorse preziose per capacità e competenze. Quello delle donne, e delle donne che fanno sport, è un contributo fondamentale alla crescita dei territori e di tutto il Paese».

Sport, studio e lavoro

Lo studio sottolinea come lo sport sia un forte veicolo di emancipazione femminile.

Le sportive possiedono infatti titoli di studio più elevati di chi conduce una vita sedentaria. Il 26,9% è laureata e il 36,5% è diplomata, contro il 9,7% di laureate e il 27,3% di diplomate che non praticano sport.

Questo inevitabilmente si ripercuote anche sulla vita lavorativa, con il 49,8% delle over quindicenni che fa sport occupate, il 17,6% studentesse e il 13,4% è casalinghe.

Tra chi non fa sport, al contrario, prevalgono le casalinghe, che sono il 34,3% del totale, seguite da pensionate (24,2%), occupate (24,2% del totale) e studentesse (4,6%).

Le donne che praticano sport sembrano anche essere più sensibili rispetto a temi ambientali e salutisti, e più inclini ad adottare stili di vita in linea con la salvaguardia del Pianeta, soprattutto in termini di mobilità e alimentazione.

Il 74,6% di quelle tra i 18 e i 64 anni possiede una bicicletta, contro il 47,3% delle non attive; e il 25,9% delle sportive acquista abitualmente prodotti biologici, contro il 15,3% di chi non lo è.

Alla luce di questo quadro, siccome senza donne che lavorano e fanno sport l’Italia cresce meno di quanto potrebbe, porsi l’obiettivo di aumentare il numero delle praticanti non è solo un tema di giustizia sociale e pari opportunità, ma anche di sviluppo e interesse nazionale.

Fight like a girl

Come accade per molti altri ambiti, la presenza di sportive non è omogenea a livello nazionale ma diminuisce scendendo lungo lo stivale.

Si va dal 50,4% nel Trentino-Alto Adige, al 13,4% in Calabria, preceduta da Sicilia (17,4%), Campania (17,7%) e Basilicata (17,9%).

Dati che possono essere sovrapposti quasi completamente a quelli dell’occupazione femminile, che spazia dal 66,2% del Trentino-Alto Adige al 30,5% della Sicilia, preceduta dalla Campania al 30,6%, e dalla Calabria al 31,8%.

Secondo Silvia Salis per invertire la rotta «servono campagne mirate, incentivi e maggiori investimenti per avvicinare le bambine e le ragazze allo sport sin dalla giovane età, con il fine di affermare con forza il valore dell’attività sportiva femminile e il diritto delle donne di praticare lo sport anche a livello agonistico. Solo così lo sport potrà diventare davvero un veicolo per promuovere la parità di genere nella società. A tal proposito, oltre agli sforzi individuali di atlete e dirigenti, servono anche politiche coraggiose e lungimiranti da parte delle istituzioni».

Va in questa direzione il progetto Fight like a girl, che punta a favorire la diffusione della pratica sportiva al femminile in alcune aree svantaggiate del Paese, in particolar del sud.

Da ottobre 2023 a maggio 2024 Fijlkam, in collaborazione con società sportive dei vari territori, organizzerà corsi gratuiti di judo e karate per studentesse di Napoli e Casal di Principe, Taranto, Gela e Lamezia Terme. Fondazione Lottomatica contribuirà a sostenere le migliorie agli impianti sportivi e a finanziare le attrezzature che si renderanno necessarie.

«In Italia il 75% di chi pratica sport da combattimento è di sesso maschile, ma questo non ha impedito al restante 25% di farsi strada a suon di successi. Le nostre atlete riescono sempre a centrare il podio nelle competizioni più importanti come Europei e Mondiali – sottolinea Domenico Falcone, presidente Fijlkam – Gli stereotipi di genere riguardo alla pratica delle arti marziali purtroppo ancora oggi persistono e troppo spesso allontanano bambine e ragazze da discipline affascinanti ed educative che promuovono alti valori morali e permettono di far apprendere le tecniche dell’autodifesa, importantissime al giorno d’oggi. Non esistono sport maschili o femminili. Esiste lo sport e chiunque può praticarlo».

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