Diritti

Sport in Costituzione: l’ok dal Senato

Con il “sì” di Palazzo Madama, la modifica dell’articolo 33 della Carta Costituzionale ha fatto un altro passo verso l’approvazione definitiva. Ora la parola passa alla Camera per la quarta e ultima lettura
Credit: Sabrina Wendl
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
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19 maggio 2023 Aggiornato alle 11:00

“La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme”.

Con 170 voti favorevoli, nessun contrario e 1 astenuto è arrivato il via libera del Senato alla modifica dell’articolo 33 della Costituzione. Se l’aggiunta del comma dovesse essere approvata in lettura definitiva anche alla Camera lo sport (o, meglio, “l’attività sportiva”, il termine che è stato scelto per non utilizzare un anglicismo) entrerebbe all’interno della Carta Costituzionale.

Fino a oggi, l’unica menzione dello sport all’interno della Costituzione è all’articolo 117 comma 3, che classifica l’ordinamento sportivo come materia di legislazione concorrente. Ora, le cose potrebbero cambiare.

Il testo passerà alla Camera per la quarta e ultima lettura (per le modifiche della Carta costituzionale servono 2 al Senato e 2 alla Camera con almeno i due terzi del consenso parlamentare, altrimenti la parola passa ai cittadini attraverso un referendum confermativo) ma ci sono buone probabilità che la modifica dell’art. 33 veda la luce.

Del resto, come ricorda il sito governativo del Dipartimento per lo Sport, “l’idea di inserire lo sport all’interno della nostra carta costituzionale arriva da lontano. Già nel 2009 (XVI legislatura), con la proposta di legge dell’onorevole Di Centa come prima firmataria si pose il tema all’attenzione delle Camere. Successivamente, sia durante la XVII che la XVIII legislatura, sono state presentate delle proposte di legge col medesimo intento”.

Senza dimenticare che una proposta identica a quella approvata da Palazzo Madama era arrivata quasi al termine dell’iter parlamentare nel giugno 2022 ma non aveva ricevuto l’approvazione definitiva a causa della fine anticipata della legislatura.

Ma cosa significa in concreto che “lo sport entra nella Costituzione”? Non si tratta di un riconoscimento generico del valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva e del fatto che, spiegava ancora il Dipartimento per lo Sport nel dicembre 2022, “lo sport in tutte le sue forme, praticato a livello agonistico e dilettantistico, rappre­senta un importante strumento formativo d’integrazione sociale e di dialogo culturale, nonché un volano per la diffusione di valori fondamentali quali la lealtà, l’impegno, lo spirito di squadra e il sacrificio”.

Si tratta, innanzitutto, di prendere atto (non a caso viene utilizzato il termine “riconoscere”) che l’attività sportiva è una realtà preesistente, a cui lo Stato deve offrire tutela e promozione. Una tutela che si estende a “tutte le forme” che lo sport assume, non solo quella professionistica ma anche quella dilettantistica e amatoriale. Soprattutto, però, introdurre il diritto di accesso allo sport nella Carta Costituzionale rappresenta un impegno da parte dello Stato, che quindi si assume la responsabilità di individuare iniziative e obiettivi per fare in modo che tutti abbiano la possibilità di accedere ad attività, strutture ed eventi sportivi.

Come era stato già chiarito durante l’esame del disegno di legge al Senato nel marzo 2022, infatti, “con tale disposizione diventa onere della Repubblica assicurare che la pratica dello sport sia realmente universale, accessibile a tutti, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali e, congiuntamente, diventa opportuno porre in essere tutte quelle iniziative che ne assicurino la tutela e la sicurezza e ne sia rafforzato l’impiego per la protezione dei minori, per una gestione integra e sana che garantisca anche la parità di genere”.

Questo approccio è in linea con la disciplina europea in materia di sport. Spiegava la relazione illustrativa al ddl, infatti, che “sia il diritto europeo che il diritto internazionale riconosce una connessione tra sport e diritti sociali, cioè quei diritti che sono di interesse della collettività, promuovendo quindi la pratica sportiva e motoria per la finalità educativa, da realizzarsi a qualunque età e per tutti dai più giovani agli adulti”.

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