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Johnson, Marsha P: chi è?

Il 1° giugno si apre il Mese del Pride. 30 giorni per imparare e condividere storia, cultura, lessico e personaggi Lgbtqai+ ma anche per formare “Le parole dell’orgoglio”, un vero e proprio vocabolario, dalla A di Arcigay alla Z di Zedsexual
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 2 min lettura
1 gennaio 2023 Aggiornato alle 09:00

Marsha P. Johnson (Elizabeth, 24 agosto 1945 – New York, 6 luglio 1992) è stata una delle figure più importanti del movimento per i diritti dei gay e delle persone trans degli anni ‘60 e ‘70 a New York City, una drag queen e una sostenitrice dei giovani senzatetto Lgbtqai+, delle persone colpite da Hiv e Aids e dei diritti di gay e transgender.

Dopo il diploma si trasferì a New York, adottò prima il nome Black Marsha e in seguito Marsha P. Johnson.

La “P” stava per Pay It No Mind (non farci caso), una frase che divenne il suo motto. Johnson si descriveva come una persona gay, un travestito e una drag queen e usava i pronomi she/her; il termine transgender è diventato comune solo dopo la sua morte.

Nella notte tra il 27 e il 28 giugno 1969 raggiunse assieme all’amica Sylvia Rivera lo Stonewall Inn, dove la rivolta era già iniziata. Ci sono diverse storie sul loro ruolo nella protesta: secondo un resoconto, Johnson “aveva lanciato un bicchiere contro uno specchio, nel locale in fiamme, e aveva urlato I got my civil rights ([anche] io ho i miei diritti civili)”, in altri non si trovano riscontri, ma non è indubbio il ruolo di primo piano nei Moti di Stonewall e nella successiva nascita del movimento di liberazione omosessuale.

Lei e Rivera furono le icone delle prime azioni contro le forze dell’ordine e diedero vita alle parate nel 1970, i primi Pride, sotto il nome di Gay Liberation Front, di cui furono tra le fondatrici. Assieme fondarono l’organizzazione per gay, trans e persone genderqueer Street Transvestite, Action Revolutionaries (Star), in italiano conosciuta come Azione Travestite di Strada Rivoluzionarie.

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