Diritti

Aborto spontaneo: come parlarne

Esiste un linguaggio del dolore ben codificato quando si parla della perdita di un coniuge, un figlio o un genitore. Come si affronta, invece, un lutto in gravidanza? Alcuni consigli pratici per raccontare la propria esperienza e ascoltare quella di altri
Credit: Marek Piwnicki
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 6 min lettura
20 maggio 2023 Aggiornato alle 17:00

Secondo lo studio condotto dalla rivista scientifica The Lancet nel 2021, ogni anno nel mondo si verificano 23 milioni di aborti spontanei, con una percentuale stimata al 15,3% delle gravidanze clinicamente note sulla base di un’analisi di 4.638.974 in totale.

Questi dati ovviamente non includono le perdite che si verificano prima che la gravidanza sia clinicamente riconosciuta o che la donna sappia di essere incinta.

Sono molte le possibili cause di un aborto spontaneo: anomalie cromosomiche che impediscono all’embrione di svilupparsi correttamente, squilibri ormonali, diabete non curato o gestito, malnutrizione, mentre sono falsi miti quelli secondo cui l’esercizio fisico, il sesso o il lavoro sarebbero pericolosi per il feto.

Quando si verifica non è semplice gestire il lutto. Le persone più vicine alla donna colpita temono di dire la cosa sbagliata e d’altra parte chi vive direttamente questo dolore spesso non riesce ad aprirsi. Le difficoltà da ambo le parti derivano molto probabilmente anche dal contesto culturale odierno, che induce nelle persone che vivono questa esperienza una certa reticenza nel parlarne. Anche e soprattutto per il timore di domande indiscrete sul proprio corpo.

Non mancano però fortunatamente esempi virtuosi: il podcast in lingua inglese Sister In Loss realizzato da una mamma afroamericana, Erica Freeman, dopo la sua esperienza di aborto spontaneo è uno di questi e punta a sensibilizzare sul tema della mortalità infantile, della perdita del bambino in gravidanza, dell’infertilità, e più in generale degli ostacoli della genitorialità.

L’autrice del podcast ha fornito al quotidiano online Vox qualche consiglio utile e pratico su come gestire e affrontare lo shock e il dolore a seguito di un aborto spontaneo.

Come comunicare la notizia

C’è chi ricerca un aiuto e un supporto immediato e chi invece ha bisogno di un po’ di tempo per elaborare il trauma. Sarai tu a decidere se, quando e con quali modalità parlarne.

Secondo Freeman, potrebbe essere utile condividere la notizia in modo progressivo, informando prima il partner e il nucleo familiare ristretto della perdita, in modo che le persone più vicine possano aiutarti nelle piccole, grandi incombenze quotidiane, come andare a prendere i tuoi figli a scuola. Può essere utile cominciare ad aprirsi con frasi del tipo: «Volevo solo farti sapere che ho avuto un aborto spontaneo. Mi piacerebbe che tu mi sostenessi».

La cosa più difficile, come spiega Freeman, è proprio spiegare alle persone che ti circondano come potrebbero esserti d’aiuto. Ovviamente, è normale non sapere che tipo di supporto vorresti, può cambiare di giorno in giorno o persino da un momento all’altro.

Il modo in cui condividi le notizie sulla perdita può variare in base al rapporto che ti lega al destinatario della notizia e alle tue capacità emotive. Occorre innanzitutto chiedersi: chi è la persona più facile alla quale raccontare? Quale mezzo di comunicazione (dal vivo, per messaggio, al telefono etc.) ti agevola nel parlarne? I messaggi o le email, a esempio, ti consentono di rispondere quando ti senti disposto a farlo, senza le implicazioni di una conversazione dal vivo.

Un caro amico potrebbe essere, in questo senso, un ottimo veicolo per informare la tua rete di contatti della perdita, senza che debba farlo tu stessa, impegnandoti in chiamate e conversazioni tramite chat che, almeno all’inizio, potrebbero risultare difficili da gestire.

Se non avevi ancora informato i tuoi amici e familiari della gravidanza, potresti spiegare la situazione con frasi del tipo: «Ero incinta e di recente abbiamo scoperto che non lo sono più». Oppure «Stavo aspettando di condividere una bellissima notizia con te, ma sfortunatamente le cose sono cambiate».

Alcune persone potrebbero, nel tentativo di consolarti, finire per porre domande più intime, che potrebbero farti sentire a disagio. Non è sempre facile porre dei limiti, ma occorre spiegare a chi ti è più vicino di cosa sei disposta a parlare, sottolineando invece i commenti che ti feriscono, con frasi come: «So che vuoi aiutarmi, ma quello che stai dicendo non mi sta aiutando in questo momento. Ecco di cosa ho bisogno invece».

Se hai già altri figli, secondo Patti Budnik, responsabile dell’assistenza al lutto presso Share Pregnancy and Infant Loss Support, è opportuno spiegare anche a loro cosa è accaduto, modulando chiaramente la comunicazione in base all’età. Per esempio, «Il bambino ha smesso di crescere» o «Il bambino è morto e non sappiamo perché». Spiegazioni semplicistiche, come «il bambino stava dormendo e ora non c’è più» o «era malato» potrebbero indurre nei piccoli la paura di dormire da soli o il terrore di morire, ogni qualvolta la mamma, il papà o loro stessi abbiano il raffreddore.

Cosa dire a una persona cara che ha perso un bambino o bambina in gravidanza

Ascoltare l’esperienza di un aborto spontaneo da parte di una persona a te vicina può essere doloroso, ma ricorda che chi sta soffrendo per la propria perdita non può gestire anche le tue emozioni, oltre alle proprie. La cosa migliore che puoi dire a qualcuno che condivide il lutto con te è: «Vorrei che ci fosse qualcosa da dire in grado di migliorare la situazione. Sono qui per te», spiega Budnik a Vox. Probabilmente chi affronta uno schock del genere ha bisogno solo di essere ascoltata o che qualcuno faccia da tramite per comunicare la notizia agli amici. «Raccontami della tua gravidanza» o «Dimmi cosa stavate organizzando per questo bambino» e frasi del genere potrebbero aiutarla ad aprirsi.

Anche piccoli aiuti pratici possono fare la differenza come portare a spasso il cane o dare un passaggio per un appuntamento dal medico.

La tendenza spesso è quella di minimizzare il dolore dei (non più) futuri genitori in lutto. Chiedere come avrebbero chiamato il bambino o la bambina e in caso, utilizzando il suo nome, se hanno intenzione di tenere un funerale, sono accortezze da tenere a mente.

Quali frasi e convenevoli evitare

«Almeno è successo presto»

«Almeno hai altri figli»

«Puoi sempre rimanere incinta di nuovo»

«Tutto accade per una ragione»

«Non sembri nemmeno incinta»

«Hai considerato la fecondazione in vitro?»

«Una volta che sarai di nuovo incinta, ti sentirai meglio»

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