Bambini

3 recensioni per piccoli lettori

Un libro molto goloso. L’adattamento per ragazzi e ragazze dell’opera di Gino Strada. Una storia capace di far riflettere i bambini, per un mondo migliore
Immagine tratta da Non si fa! Perché bla bla"
Immagine tratta da Non si fa! Perché bla bla"

“Essere al verde”, “Vedere rosso” sono ormai espressioni che fanno parte a pieno titolo del linguaggio comune.

In occasione del World Kids Colouring Day i linguisti di Babbel (una delle più note piattaforme per l’apprendimento delle lingue) si sono divertiti a raccontare i colori, con le loro tonalità, le loro sfumature e le differenze da una cultura all’altra.

I colori riempiono i paesaggi naturali, arricchiscono le opere d’arte, valorizzano la moda e le pubblicità e… perfino il linguaggio. Hanno, inoltre, un’importanza fondamentale nello sviluppo delle capacità cognitive dei bambini ed è anche per questo uno dei primi giochi appresi include matite, pennarelli e “carta bianca”.

Il lessico legato ai colori varia incredibilmente da una lingua all’altra. Se, per esempio, in Italia chi diventa paonazzo è “rosso come un pomodoro”, in Polonia lo stesso rossore è associato alla barbabietola (“czerwony jak burak”, letteralmente “rosso come una barbabietola”).

Se, poi, le similitudini “rosso come il sangue” o “blu come il cielo” si ripetono pressoché invariate in molte lingue (perché i colori del sangue e del cielo sono chiaramente universali), “bianco come una mozzarella” è invece un’espressione tipicamente italiana.

Esistono, poi, tante frasi “colorate”, ovvero modi di dire che esprimono una vasta gamma di emozioni, stati d’animo e situazioni, facendo riferimento ai colori. La loro origine, però, non sempre è del tutto chiara ed è spesso collegata a simbologie antiche e al luogo in cui si sono diffuse.

Per esempio, l’inglese “feeling blue” (“sentirsi blu”) non è traducibile con il tedesco “blau sein” (“essere blu”): se l’espressione inglese si usa per descrivere uno stato d’animo di tristezza o di malinconia, la locuzione tedesca viene utilizzata, invece, per descrivere uno stato di ebbrezza avanzato.

Nel primo caso, il collegamento tra la tristezza e il colore blu si suppone derivi dal colorito bluastro della pelle e delle labbra di chi patisce il freddo, mentre l’associazione con l’ebbrezza si potrebbe ricondurre alla pausa pranzo dei tintori di lana che, nel Medioevo, usavano mescolare a un estratto della pianta autoctona del guado (nota per le sue capacità tintorie dal colore blu) alcol, finendo spesso invece per berlo prima di versarlo nel miscuglio. E infatti, l’espressione blaumachen”, “fare blu”, cioè “bigiare/marinare la scuola avrebbe la stessa radice.

L’espressione italiana “essere al verde” che significa “essere senza un soldo”, risalirebbe all’antica usanza medievale di fare indossare a chi andava in bancarotta un berretto di colore verde, per pubblico scherno, mentre altri sostengono derivi dalla “sala verde” di un noto caffè nella città di Padova, dove ci si poteva accomodare senza consumare.

Invece, la metafora “essere verde d’invidia” non compare soltanto nel patrimonio linguistico italiano, ma anche in quello degli ispanofoni (“estar verde de invidia”) e degli anglofoni (“to be green with envy”): secondo alcuni studiosi, l’invidia verrebbe associata al colore verde in virtù del sospetto che l’eccesso di rabbia possa provocare una produzione in eccesso di bile, un liquido verdognolo e acido prodotto dal fegato.

In Italia, invece, “vede rosso” chi ha difficoltà a controllare l’ira: in generale, questo colore viene spesso associato a emozioni forti come la passione, l’amore e, appunto, la collera. Quando una persona si arrabbia, inoltre, aumentano il battito cardiaco e la pressione, nonché il flusso di sangue alla testa, il che può provocare un arrossamento della pelle e offuscare temporaneamente la vista.

Dopo questa breve parentesi colorata, torniamo ai nostri consigli di lettura settimanali!

Copertina di “Non si fa” Perché bla bla!”
Copertina di “Non si fa” Perché bla bla!”

1) Non si fa! Perché bla bla, Lorenzo Badioli (Corraini edizioni, 96 pagine, 19 euro)

Questa è la storia di un bimbo un po’ troppo ghiotto a cui i genitori hanno vietato di mangiare sul letto. I grandi lo sanno: basta dire a un bimbo “Non si fa!” per scatenare tutta la sua fantasia!

Così Ghiottolino inizia a fantasticare di cibi colorati e golosissimi, come il vitello borchiato, i tagliolini allo sbaglio, le linguacce all’arrabbiata. Ma anche il “Gatto di patate” che sceglie di fuggire via per non essere mangiato o la “Zoppa inglese” che si rivela una ballerina provetta.

Mille avventure di piatti vivaci e dispettosi. Lorenzo Badioli, illustratore e animatore, crea un libro ricco di personaggi curiosi e anticonvenzionali, descritti in un testo tutto in rima che ci invita a pensare che ogni “non si fa” se trasgredito implichi sempre una “novità”. Come dice Ghiottolino al suo risveglio, “Ogni sbaglio, nelle storielle, ha spesso portato a cose più belle”.

Il libro uscirà il 16 maggio.

Copertina di “Diario di un sogno possibile”
Copertina di “Diario di un sogno possibile”

2) Diario di un sogno possibile, Gino Strada a cura di Simonetta Gola (Feltrinelli Kids, 176 pagine 14 euro)

Diario di un sogno possibile è il titolo dell’adattamento del libro di Gino Strada Una persona alla volta, che si rivolge alle ragazze e ai ragazzi a partire dagli 11 anni in su: racchiude la storia, le idee e il “sogno possibile” del fondatore di Emergency.

Nel libro, Strada racconta in prima persona l’emozione e il dolore, la fatica e l’amore di una grande avventura, che l’ha portato a conoscere i conflitti dalla parte delle vittime e ha cambiato per sempre la sua vita.

Un’opera da regalare alle nuove generazioni, “ai costruttori di pace di domani”, come scrive nella prefazione Simonetta Gola, curatrice del libro: “Non arrenderti all’ingiustizia, osserva, vivi, fai domande, immagina le alternative possibili. Trova la tua voce, inizia ad agire per un mondo diverso. Puoi? Certo che puoi: proprio ora, fra le tue mani, hai l’esempio di una persona che l’ha fatto”.

Copertina de L’Alleanza dei bambini
Copertina de L’Alleanza dei bambini

3) L’alleanza dei bambini, Pija Lindenbaum (Terre di Mezzo, 48 pagine, 15,20 euro)

In una splendida radura nascosta nel bosco, 2 gruppi di bambini vivono apparentemente in armonia, sotto il controllo di una “capa” inflessibile che veglia sull’ordine e le regola stabilite: ci sono i Fiordasoli che giocano e studiano e poi i Giralisi che lavano i calzini e pelano le patate.

Ma qualcosa a un certo punto cambia, perché c’è chi comincia a chiedersi se quest’ordine delle cose sia giusto, se debbano andare per forza così, se non sia possibile immaginare una convivenza diversa, fondata su nuovi equilibri.

Una storia che invita a fare il primo passo verso un mondo migliore, con qualche ingiustizia in meno. Una lettura che si presta a un’esperienza di condivisione in classe (primo e secondo ciclo scuola primaria), così come l’altro albo di Pija Lindenbaum, Barboncini e patatine, che esplora temi come ambiente, migrazioni, accoglienza, diversità.

Un’autrice che con umorismo e una buona dose di originalità riesce a sottoporre ai bambini argomenti profondi, portandoli a riflettere riguardo il mondo che li circonda e la realtà di oggi.

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