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Scuola: nasce l’Osservatorio contro la sua militarizzazione

L’iniziativa punta il dito contro tutte quelle attività volte a promuovere la carriera militare nelle classi e nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro
Credit: Arch. Fontana, Arch. Passaro
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
13 marzo 2023 Aggiornato alle 22:00

“Fuori le forze armate dalla scuola”.

È questo l’appello lanciato dall’ Osservatorio contro la militarizzazione della didattica, fresco di inaugurazione. Giovedì 9 marzo alla sala stampa di Montecitorio a Roma ha presento il suo primo report.

Tanti i nomi di rilievo che hanno aderito all’iniziativa: padre Alex Zanotelli, il missionario vissuto a Korogocho per oltre un decennio, Tomaso Montanari, rettore dell’Università per Stranieri di Siena, il fisico e saggista Carlo Rovelli, la filosofa Donatella di Cesare, il vignettista Mauro Biani, Costanza Margiotta di “Priorità alla scuola” e molti altri.

“Le scuole – scrivono i promotori nell’appello – stanno sempre più diventando terreno di conquista di una ideologia bellicista e di un controllo securitario che si fa spazio attraverso l’intervento diretto delle forze armate (in particolare italiane e statunitensi) declinato in una miriade di iniziative tese a promuovere la carriera militare in Italia e all’estero, e a presentare le forze armate e le forze di sicurezza come risolutive di problematiche che pertengono alla società civile”.

Nel comunicato si legge che i “rappresentanti delle forze militari addirittura in qualità di ‘docenti’” tengono lezioni su vari argomenti (dall’inglese affidato a personale Nato a tematiche inerenti la legalità e la Costituzione).

Un fenomeno che finisce per coinvolgere persino i percorsi di alternanza scuola-lavoro (PCTO) attraverso l’organizzazione di visite e lo svolgimento di attività didattiche presso basi militari o caserme.

Si tratta di programmi didattici che farebbero leva su vari protocolli di intesa firmati da rappresentanti dell’Esercito e dallo lo stesso ministero dell’Istruzione, gli Uffici scolastici regionali e provinciali e persino le singole scuole.

Gli episodi che hanno destato la preoccupazione degli organizzatori dell’Osservatorio, quindi, non sarebbero casi isolati.

Per esempio, il 9 luglio scorso gli studenti del “Giovanni Falcone” di Gallarate (Varese) erano stati impegnati come cuochi, camerieri e hostess nell’ambito delle attività di alternanza scuola-lavoro presso il Nato Rapid Deployable Corps Italy, il corpo di pronto intervento dell’Alleanza a guida italiana di stanza a Solbiate Olona.

Ancora più recente il caso del 22 febbraio scorso, quando alla presenza del Generale di Brigata Giuseppe Scuderi della base Nato e di Giuseppe Carcano, dirigente dell’Ufficio Scolastico della provincia di Varese si è svolta la premiazione degli studenti impegnati nei Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento scuola-caserma e negli altri “percorsi formativi” svolti nel corso dell’ultimo anno scolastico.

“Smilitarizzare le scuole e l’educazione vuol dire rendere gli spazi scolastici veri luoghi di pace e di accoglienza, opporsi al razzismo e al sessismo di cui sono portatori i linguaggi e le pratiche belliche, allontanare dai processi educativi le derive nazionaliste, i modelli di forza e di violenza, l’irrazionale paura di un “nemico” (interno ed esterno ai confini nazionali) creato ad hoc come capro espiatorio”. E concludono i firmatari dell’iniziativa: “Smilitarizzare la scuola vuol dire restituirle il ruolo sociale previsto dalla Costituzione italiana”.

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