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A Modena il Festival dei giochi da tavolo

Risiko, Monopoly, Taboo, Dungeons & Dragons, Dixit e tanti altri. L’intrattenimento analogico sta vivendo un nuovo boom, come dimostra Play - Il Festival del Gioco a ModenaFiere dal 19 al 21 maggio
Credit: Pixabay
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
6 maggio 2023 Aggiornato alle 15:00

Basta computer, tablet, smartphone: molto meglio i giochi da tavolo come Monopoli, Scarabeo, Dixit, Risiko o Dungeons & Dragons. In un mondo fatto di schermi, i giochi analogici offrono sempre più occasioni di socialità e svago.

L’affaticamento e lo stress dovuti allo smart working, alle videocall di lavoro e alla didattica a distanza hanno rilanciato la fama e la diffusione dei giochi da tavolo negli ultimi anni.

Secondo il Global Board Games Market Report 2022 , infatti, il settore sta conoscendo un tasso di crescita pari al 13%, un trend che continuerà almeno fino al 2026, contro l’11% dei videogiochi.

In Italia si tratta di un mercato che ha un valore stimato di 100 milioni di euro. Nel nostro Paese ogni anno vengono lanciati 800 nuovi titoli e la maggioranza degli acquirenti è di età compresa tra 25 e 39 anni. Si tratta quindi della generazione dei Millennials, ovvero i nati tra il 1981 e il 1996.

Nella classifica delle loro preferenze ai primi posti, oltre ai classici intramontabili come Risiko, Monopoly e Taboo, troviamo i più recenti Dixit, Ticket to Ride, Dobble ed Exploding Kittens.

Molto popolari sono anche La casa di carta - Escape Game, Coco Rido 2 - la Vendemmia, Puerto Rico e Disney Villainous, Carcassonne, I coloni di Catan: giochi più recenti che si differenziano dagli intramontabili classici per la velocità (le partite non durano più di 30 minuti), la semplicità (le regole sono facili e di immediata comprensione) e l’inclusività (tutti i giocatori proseguono fino alla fine della partita).

Stanno attraversando la loro stagione d’oro anche i giochi di ruolo, compresi quelli dal vivo: il più iconico rimane Dungeons & Dragons, che ha debuttato negli anni ‘70 ma ha conosciuto un’impennata di vendite proprio durante la pandemia, con un guadagno complessivo cresciuto del 33% nell’ultimo anno.

Tra gli evergreen vanno citati poi i giochi di miniature come Warhammer e quelli di carte, come Magic, il primo gioco di carte collezionabili del mondo.

Per gli appassionati e i curiosi dal 19 al 21 maggio gli spazi di ModenaFiere ospiteranno Play - Festival del Gioco, una fiera con più di 150 espositori, 60 associazioni coinvolte e 60 ospiti, tra i quali alcuni nomi internazionali del settore, e 2.500 tavoli pronti per giocare. Nei 5 padiglioni allestiti vi saranno migliaia di titoli tra grandi classici, ultime novità e anteprime mondiali, ma anche incontri e convegni sul ruolo del gioco nella vita di ciascuno di noi.

Nel 100° anniversario della nascita di Italo Calvino il festival - in collaborazione con Ludo Labo, con il supporto di Club Tre Emme e La Tana dei Goblin e il patrocinio del Comune di Modena, Regione Emilia-Romagna, Università di Modena e Reggio Emilia, Azienda USL di Modena - propone una riflessione sul gioco inteso come macchina narrativa, la cui trama viene intessuta collettivamente attraverso le combinazioni delle interazioni individuali, che sono infinite e cambiano continuamente, tra una partita e l’altra.

Il gioco assume un ruolo fondamentale nei processi di apprendimento e studio: non è un caso che quest’anno Play possa contare nel suo ventaglio di collaborazioni l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) - da sempre impegnato nella progettazione di giochi ed esperienze ludiche come strumento di divulgazione o educazione per quanto riguarda le competenze e le conoscenze STEM - l’Istituto Nazionale di Fisica Nucelare (INFN) e l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale di Trieste.

Si terrà, inoltre, il primo convegno scientifico dedicato al rapporto tra gioco e storia, Play History 2023, realizzato in collaborazione con l’Associazione Italiana di Public History (AIPH), il Centro interuniversitario Game Science Research Center e l’Università di Genova. Un ciclo di incontri che si svolgeranno in 3 giornate organizzate in maniera tematica che daranno voce a esperti di didattica ludica, public historian, game designer e storici.

Attraverso conferenze e laboratori si cercherà di approfondire l’utilizzo dei giochi come strumenti di divulgazione storica e come forme didattiche innovative che prevedono l’insegnamento della storia a partire da giochi di ambientazione storica.

«In tempi in cui tutto si fa online i board game offrono uno stimolo in più a incontrarsi di persona, ad aggregarsi; ma soprattutto stimolano la fantasia, la creatività e riducono lo stress e l’impulsività poiché, prima di ogni mossa, è richiesta un’attenta riflessione sulle proprie azioni - spiega Andrea Ligabue, ludologo, game designer e direttore artistico di Play - oltre che lo sviluppo importantissimo di alcune funzionalità cognitive visto che, a essere letteralmente chiamate in gioco sono skills come memoria, problem-solving, senso critico, ma anche la capacità di dialogo, di ascolto e di comprensione. Non ultimo, nei più piccoli sono un ottimo modo per sviluppare il cosiddetto senso civico, istruendoli al fatto che, nel gioco, così come nel mondo reale, ci sono regole da rispettare, cose che si possono fare e altre che invece sono vietate. Senza contare che solo con la collaborazione e cooperazione si può realmente giungere al proprio obiettivo, che in questo caso è vincere la partita».

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