Culture

“Bigger Than Us”: per costruire un Pianeta migliore, insieme

Oggi al cinema per la Giornata della Terra (e fino al 26 aprile), il docu-film ci racconta le storie e le battaglie di 7 attivisti che cercano di smuovere il mondo. Per cambiarlo e salvarlo
Scena tratta dal docu-film "Bigger than us"
Scena tratta dal docu-film "Bigger than us"
Tempo di lettura 4 min lettura
22 aprile 2023 Aggiornato alle 15:00

«Siamo inarrestabili, un mondo migliore è possibile», gridano a gran voce i ragazzi di un corteo pacifico. È così che comincia Bigger Than Us - Un mondo insieme, distribuito nelle sale da I Wonder Pictures oggi, 22 aprile, Giornata Mondiale della Terra, ed eccezionalmente ancora in programmazione fino al 26 aprile.

Diretto da Flore Vasseur (anche co-produttrice insieme a Marion Cotillard e Denis Carot), è stato presentato per la prima volta al festival di Cannes 2021 in selezione ufficiale.

Colpiscono fin da subito i protagonisti: giovani attivisti, con la grande consapevolezza di come sia necessario muoversi in prima persona per poter dar vita a un mondo che sia effettivamente migliore. Ogni storia che si incontra permette allo spettatore non solo di conoscere vite e realtà narrate da un preciso punto di vista, ma anche di porsi domande stringenti, tra cui: cosa posso fare io?

«Per più di 20 anni sono stata coinvolta in cause ambientali e sociali, cercando di sensibilizzare la gente per un mondo più equo - ha dichiarato la Cotillard spiegando che - diventando mamma, poi, ho sentito subito che i miei figli avevano tanto da insegnarmi. Le nuove generazioni stanno scegliendo la vita e la dignità. E ci stanno mostrando la strada. Questo è il motivo per cui ho deciso di produrre questo film e aiutare Flore a fare luce su Melati e su tutti questi giovani attivisti che vogliono fare la differenza».

Melati, giovane indonesiana, manifesta subito la sua determinazione: da ben 6 anni combatte l’inquinamento della plastica. Mobilitando migliaia di bambini e turisti con Bye Bye Plastic Bags ha ottenuto un decreto che vieta la vendita e la distribuzione di sacchetti di plastica, imballaggi e cannucce sulla sua isola.

Grazie a lei incontriamo gli altri, i giovani della sua generazione, che si stanno ribellando, viaggiando dal Libano all’Uganda. Mohamad al Jounde, libanese, è sfuggito alla guerra in Siria, e a soli 12 anni ha costruito una scuola ora frequentata da 200 bambini rifugiati siriani; Memory Banda (Malawi), forte dell’esperienza toccata a sua sorella, è riuscita a bloccare a livello nazionale la pratica dello stupro istituzionalizzato di giovani ragazze in campi di iniziazione appositamente dedicati.

Nemmeno Xiutezcatl Martinez ha avuto timore di metterci la faccia, anche dopo le minacce alla propria famiglia: negli Stati Uniti porta avanti la lotta per la giustizia ambientale; Mary Finn, a 18 anni fa parte delle operazioni di salvataggio dal mare dei migranti al largo delle coste di Grecia, Turchia e Libia. «Siamo gli occhi sull’acqua e andiamo sempre con fotocamere e GoPro per far vedere al mondo».

Rene Silva, acuto osservatore del luogo in cui stava crescendo, le favelas, e di come la libertà di informazione fosse (e sia) un’utopia, a soli 11 anni ha creato in Brasile il primo giornale, Voz Das Comunidades per condividere informazioni e storie riguardo la favela in cui abita. Tra volti e territori lontani, accomunati dal desiderio di lottare, arriva Winnie Tushabe, fondatrice di Yice, un’iniziativa per insegnare alle persone più povere rifugiate in Uganda le basi della permacoltura, in modo da poter sopravvivere in terre distrutte dai pesticidi.

Questi sono solo alcuni dei tanti adolescenti e giovani che combattono per i diritti umani, per il clima, per la libertà di espressione, per la giustizia sociale, l’accesso all’istruzione o al cibo; per la dignità. Spesso sono soli e arrivano a mettere a rischio la propria incolumità, ma non mollano ed è proprio questa spinta vitale che arriva come un’onda (propositiva) da Bigger Than Us: possono esserci situazioni ingombranti, più grandi del singolo, ma qualcosa si deve muovere perché non si può rimanere ad aspettare che le cose mutino da sé, altrimenti potrebbe essere troppo tardi.

Sono loro a insegnarci, senza salire in cattedra, e a mostrarci come fare parte del mondo.

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