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Immigrazione: che cos’è lo stato di emergenza?

È un atto amministrativo regolato dal codice di Protezione civile. Ieri è stato deliberato dal Consiglio dei Ministri per l’incremento dei flussi migratori nel Mediterraneo
Credit: Francisco Seco/AP Photo

«Abbiamo deciso lo stato di emergenza sull’immigrazione per dare risposte più efficaci e tempestive alla gestione dei flussi», ha commentato la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni al termine del Consiglio dei ministri di martedì 11 aprile a Palazzo Chigi. Il via libera arriva a seguito “dell’eccezionale incremento dei flussi di persone migranti attraverso le rotte del Mediterraneo”, riporta Ansa.

«Abbiamo aderito volentieri alla richiesta del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ben consapevoli della gravità di un fenomeno che registra un aumento del 300% - ha dichiarato il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci - Sia chiaro, non si risolve il problema, la cui soluzione è legata solo a un intervento consapevole e responsabile dell’Unione europea».

Che cos’è lo “stato di emergenza”?

Si tratta di un atto di tipo amministrativo regolato dall’articolo 24 del Codice di Protezione civile. Viene deliberato dal Consiglio dei Ministri su proposta del Presidente del Consiglio o, se delegati, da un Ministro con portafoglio o dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. È una situazione di tipo eccezionale che consente al Governo di esercitare poteri straordinari in deroga alle leggi; può essere emanato al verificarsi (o nell’imminenza) di eventi calamitosi, come terremoti o inondazioni, o di emergenze di carattere sanitario, come il Covid-19.

In particolare, l’articolo 7 del Codice di Protezione civile parla di “emergenze di rilievo nazionale connesse con eventi calamitosi di origine naturale o derivanti dall’attività dell’uomo che in ragione della loro intensità o estensione debbono, con immediatezza d’intervento, essere fronteggiate con mezzi e poteri straordinari da impiegare durante limitati e predefiniti periodi di tempo ai sensi dell’articolo 24”.

Questa volta, “l’emergenza” è rappresentata dagli arrivi delle persone migranti in Italia registrati dall’inizio del 2023: secondo i dati diffusi dal Viminale, si tratta di 31.200 persone, un aumento del 300% rispetto all’anno precedente. Il provvedimento consente al Governo di usufruire di mezzi e poteri straordinari e stanzia delle risorse finanziarie da destinare agli interventi urgenti.

Quanto durerà lo stato di emergenza?

Quando il provvedimento è di tipo nazionale (può anche avere rilievo locale o regionale) non supera i 12 mesi ed è prorogabile, al massimo, per altri 12 mesi: per allungare ulteriormente questi tempi, è necessario varare una legge passando per il Parlamento. Lo stato di emergenza dichiarato dal Cdm l’11 aprile durerà 6 mesi e varrà su tutto il territorio nazionale. «Per l’attivazione e l’avvio delle prime misure urgenti - hanno fatto sapere fonti dell’esecutivo citate da Adnkronos - sono stati stanziati 5 milioni di euro previsti dal Fondo per le emergenze nazionali». Questo potrà essere progressivamente incrementato nel corso della durata dello stato di emergenza.

I 5 milioni di euro saranno usati per realizzare «procedure e azioni più veloci per offrire ai migranti soluzioni di accoglienza in tempi brevi con adeguati standard. Inoltre, saranno coinvolte la Protezione Civile e la Croce Rossa italiana con il loro bagaglio di esperienze e dotazioni». Verranno inoltre aumentate e rafforzate «le strutture finalizzate al rimpatrio dei non aventi diritto alla permanenza in Italia (Cpr), potenziando le attività di identificazione ed espulsione».

Circa un mese fa il governo si era espresso a proposito dei Centri di permanenza per i rimpatri annunciando di volerne costruire uno in ogni regione.

Si tratta dell’unico stato di emergenza all’attivo in Italia?

Oggi sono in vigore una ventina di provvedimenti simili: per il terremoto in Turchia e Siria, quello prorogato di recente fino al 31 dicembre 2023 che riguarda i profughi provenienti dall’Ucraina, fino allo stato d’emergenza deliberato dopo gli eventi meteorologici del 15 settembre 2022 nei comuni di Gubbio, Pietralunga, Scheggia e Pascelupo.

Secondo l’elaborazione della fondazione indipendente e senza scopo di lucro Openpolis, dal 2013 al 2020 in Italia lo stato di emergenza è stato dichiarato ben 127 volte. La stragrande maggioranza (102) è legata a danni causati da eventi meteorologici, mentre i provvedimenti dovuti a eventi sismici o di origine vulcanica sono stati 8, alle emergenze internazionali 7, agli eventi ambientali e sanitari (tra cui l’emergenza Covid-19) 7, alle emergenze non gestite direttamente dalla protezione civile 4.

In passato è stato deliberato un solo stato di emergenza in materia di migranti: risale al 7 aprile 2011, quando l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi stabilì «lo stato di emergenza umanitaria nel territorio del Nord Africa per consentire un efficace contrasto all’eccezionale afflusso di cittadini extracomunitari nel territorio nazionale». Prevedeva un piano di equa distribuzione dei profughi provenienti da un generico Nord Africa nelle varie regioni italiane “per consentire un efficace contrasto dell’eccezionale afflusso di cittadini nel territorio nazionale”. Alla fine del 2011 gli arrivi sulle coste italiane toccarono quota 62.000.

Le reazioni alla dichiarazione dello stato di emergenza

«Non serviva lo stato di emergenza, è un modo per drammatizzare il fenomeno, per confondere le acque e nascondere l’incapacità del Governo di governare fenomeno», ha spiegato a Rainews24 Chiara Braga, capogruppo del Partito Democratico alla Camera.

Dello stesso avviso il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury: “Lo stato di emergenza per la gestione dei flussi migratori è la risposta purtroppo coerente a un fenomeno strutturale che si insiste a chiamare emergenza. È pericoloso che all’opinione pubblica si trasmetta il messaggio che i migranti sono un’emergenza”, si legge nel comunicato stampa diffuso dall’organizzazione. Noury sostiene che le misure urgenti “dovrebbero piuttosto riguardare il potenziamento delle strutture di accoglienza che devono essere adeguatamente attrezzate per assistere migranti e richiedenti asilo, con particolare attenzione ai gruppi vulnerabili”.

Secondo Valeria Taurino, direttrice generale di Sos Mediterranee Italia, «ragionare ancora in termini di emergenza di fronte a un fenomeno che, senza dubbio, conosce periodi di picco come quello registrato nelle ultime settimane, ma che va avanti da più di 15 anni con un incremento negli ultimi 7, ci sembra quanto meno fuorviante se non errato». Non è ancora chiaro come «questo stato di emergenza verrà riempito a livello di provvedimenti né se ci sarà una ripercussione sull’attività di “search and rescue”. Ci auguriamo che non sia propedeutico a un ulteriore svuotamento del Mediterraneo centrale dagli assetti di soccorso, sia statali che civili», ha dichiarato Taurino all’agenzia Adnkronos.

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