Diritti

Addio Silvio Berlusconi

Ricoverato dal 9 giugno per accertamenti al San Raffaele di Milano, il leader di Forza Italia e fondatore di Mediaset soffriva da tempo di leucemia mielomonocitica cronica. Ecco chi era
Credit: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
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12 giugno 2023 Aggiornato alle 10:50

Silvio Berlusconi è morto oggi all’ospedale San Raffaele di Milano all’età di 86 anni. Era ricoverato da venerdì scorso per accertamenti legati alla leucemia mielomonocitica cronica di cui soffre da tempo.

Amato e odiato, tre volte presidente del Consiglio, fondatore di Mediaset, ex editore del Giornale, presidente del Milan prima e del Monza poi, è stato uno dei personaggi più importanti della storia italiana del dopoguerra.

Classe 1936, Berlusconi nasce a Milano da padre impiegato in banca e madre casalinga. Nel 1961 si laurea in Giurisprudenza alla Statale di Milano. La sua ascesa inizia nel settore edilizio: durante gli anni ‘70 crea Milano 2, un quartiere a Segrate, considerato dai suoi critici uno dei primi “ghetti per ricchi”. L’esperienza ha però successo e da lì in poi prenderanno il via altri progetti simili come quello di Milano 3.

Il primo vero passo verso la storia negli anni ‘70, quando è il primo a immaginare un polo televisivo capace di fare concorrenza alla Rai su scala nazionale. Convince quindi Mike Bongiorno ad approdare a Canale 5. Ma il suo alleato più prezioso è Bettino Craxi, segretario del Psi e più volte presidente del Consiglio nel corso degli anni ‘80. I due stringono una forte amicizia e il leader socialista si schiera con Berlusconi nella sua lotta per legalizzare un polo privato che in realtà la legge italiana non vede di buon occhio. Nel 1990 il governo Andreotti arriva a spaccarsi sulla Legge Mammì, pensata proprio per aiutare il fondatore di Mediaset. Cinque ministri democristiani si dimettono in polemica con la decisione dell’esecutivo di porre la fiducia sulla norma. Tra loro c’è anche il futuro presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Il potere mediatico di Berlusconi gli vale il soprannome di “sua Emittenza”. Nel 1992 tutto cambia: l’inchiesta Tangentopoli fa sparire i partiti tradizionali. A iniziare dal Partito socialista.

Privo dei suoi referenti tradizionali, Berlusconi decide di scendere in campo, contro il parere di molti dei suoi consiglieri, e di candidarsi alle Politiche del 1994. II risultato è clamoroso: la neonata Forza Italia batte il Pds di Achille Occhetto, dato in vantaggio fino ad allora. Berlusconi diventa così presidente del Consiglio, alleandosi con Alleanza nazionale (erede del partito post-fascista Msi) e la Lega nord di Umberto Bossi. I rapporti tra gli alleati arrivano presto ai ferri corti. E a dicembre dello stesso anno il leader leghista decide di far cadere l’esecutivo.

Nel frattempo è iniziata la battaglia tra la magistratura e Berlusconi che si trova imputato in diversi processi. Secondo i suoi sostenitori, il leader forzista sarebbe vittima di un accanimento giudiziario da parte dei giudici (nel 2013 lo stesso Berlusconi arriverà a definire la magistratura “un cancro”). I suoi critici invece lo accusano di voler solo scappare dai processi. Nel corso degli anni le polemiche sul tema si sprecheranno. Come quando nel 2008 il governo Berlusconi proporrà il cosiddetto “lodo Alfano”, che prevede l’immunità per le prime quattro cariche dello Stato. La norma verrà poi dichiarata incostituzionale.

Berlusconi torna al governo due volte. Nel 2001 e nel 2008. Tra i suoi successi più importanti ci sono l’incontro organizzato nel 2002 a Pratica di mare tra il presidente americano George W. Bush e il suo omologo russo Vladimir Putin e la sua visita in Israele del 2010 che lo fa diventare il primo presidente del Consiglio italiano a parlare al Parlamento israeliano. Le critiche però non tardano ad arrivare. In molti gli contestano il suo conflitto d’interesse che lo vede a capo del governo pur essendo il fondatore di un impero economico e mediatico. Lui dice di aver risolto la questione dopo aver passato tutto nelle mani dei familiari, ma la tesi non convince i suoi oppositori.

La sua carriera sembra arrivare a capolinea nel 2011 quando è costretto a rassegnare le dimissioni vista la grave crisi economica che attanaglia l’Italia. Ma le elezioni del 2013 rappresentano la sua resurrezione: il Pd di Pierluigi Bersani paga l’appoggio al governo Monti e la campagna elettorale battagliera di Berlusconi porta Forza Italia a essere determinante per la formazione del nuovo governo.

Alle Politiche del 2018 Forza Italia viene per la prima volta superata da un alleato di centrodestra. Si tratta della Lega di Matteo Salvini. Inizia il percorso del tramonto politico di Berlusconi. Non senza qualche sussulto.

Come quando nel 2021 il forzista gioca un ruolo determinante nel convincere il centrodestra a sostenere il governo Draghi. Senza dimenticare la sua candidatura a presidente della Repubblica nel 2022. Gli alleati però frenano e Berlusconi, a malincuore, si vede costretto a rinunciare. Anche perché i rapporti, soprattutto con Meloni, non sono certo idilliaci: il leader forzista mal sopporta il suo nuovo ruolo da comprimario e non perde occasione per lasciarlo trapelare.

Gli ultimi mesi sono segnati da dichiarazioni contro il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Per fare un piacere al vecchio amico Putin, dicono alcuni, ma anche per mettere in difficoltà l’alleata Meloni, dicono i maligni. Nelle ultime settimane i due sembrano riavvicinarsi con la scelta di Berlusconi di allontanare chi, come Licia Ronzulli, gli aveva consigliato la linea dura con la premier.

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