Diritti

Brasile: la lotta per la casa è donna

Il Movimento dos Trabalhadores Sem Teto si batte per garantire un tetto sotto al quale vivere, specialmente a São Paulo. Molti degli edifici che saranno rimodernati e occupati sono gestiti da donne
Il Mtst (Movimento dos Trabalhadores Sem Teto) durante protesta per chiedere alloggi dignitosi
Il Mtst (Movimento dos Trabalhadores Sem Teto) durante protesta per chiedere alloggi dignitosi Credit: Thiago Bernardes/Pacific Press via ZUMA Wire
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10 aprile 2023 Aggiornato alle 20:00

Vivere nelle città diventa ogni giorno più difficile. Nonostante geografi come Edward Glaeser abbiano da tempo messo in luce i benefici sociali e ambientali del vivere in agglomerati urbani, negli anni il prezzo delle abitazioni in città è diventato insostenibile per molti. Chi ha potuto si è spostato in centri più piccoli, spesso periferici, mentre altri invece sono costretti a lottare quotidianamente per vedersi riconosciuto il diritto a una casa dignitosa in città, occupando spesso spazi disabitati, abbandonati o in situazioni di irregolarità.

Come fa il Movimento dos Trabalhadores Sem Teto (Mtst), organizzazione brasiliana che dal 1997 si batte nella lotta per il diritto alla casa, radunando lavoratori urbani, persone che non possono permettersi di pagare gli affitti sempre più alti o chi viveva in zone di rischio geologico (come nel caso delle favelas) e allontanate da interventi di riqualificazione, nel tentativo di garantire spazi degni e adeguati dove poter vivere.

La richiesta portata avanti dal movimento è quella di una riforma urbana equa e giusta per tutti e tutte, dal momento che la casa è riconosciuta come diritto sociale dalla Costituzione Federale brasiliana del 1988.

Una delle città in cui il Mtst è più presente è São Paulo, la maggiore metropoli del Brasile con i suoi 12,3 milioni di abitanti. Qui la leadership del movimento è principalmente femminile: le donne tentano di soddisfare i bisogni quotidiani e pratici della comunità, creare un ambiente di buona convivenza, organizzare iniziative culturali, gestire eventuali conflitti tra condomini, impedire l’infiltrazione da parte di membri della criminalità organizzata e negoziare con i pubblici poteri della città per ottenere garanzie, sicurezza e servizi di base per gli occupanti.

I risultati finora sono stati notevoli e molti degli edifici occupati che si trovano sotto la leadership femminile sono in lista per entrare in iniziative di retrofitting: saranno quindi rimodernati e, anche grazie alle nuove tecnologie, verranno migliorate le infrastrutture, adeguandole alla legislazione vigente, pur mantenendo le loro caratteristiche architettoniche originali.

Uno dei primi edifici a essere oggetto dell’opera di recupero è stato l’ex Hotel Cambridge, nel centro della città. Dopo 11 anni di occupazione è stato rimesso a nuovo e trasformato in un complesso di case popolari. I lavori sono iniziati nel 2018, sotto la supervisione della coordinatrice del Mtst Carmen da Silva Ferreira che si è occupata di contattare l’impresa di ristrutturazione e gestire il ricollocamento delle famiglie fino alla fine dei lavori.

Il nuovo Residencial Cambridge, che mantiene la struttura del vecchio hotel ma è stato perfettamente rinnovato e riqualificato, è di nuovo in funzione dal giugno scorso e accoglie al momento 121 famiglie.

Le occupazioni del Mtst sono strutturate e ben organizzate secondo dei regolamenti. Chi partecipa è tenuto al pagamento di quote mensili e deve prendere parte alle riunioni organizzative; i residenti, inoltre, sono molto stimolati a prendere parte alle lotte del movimento a beneficio di altre persone. «La lotta non si fa da soli, è una lotta collettiva. Non è che perché finalmente abbiamo una casa allora smettiamo di lottare. La lotta non è questo. Il movimento, ciò che vogliamo costruire, è una lotta continua per aiutare altre persone che sono in questa situazione», ha dichiarato Vanessa Serra, una delle inquiline del Residencial Cambridge.

Secondo Antonia Nascimento, coordinatrice della Ocupação São João, la leadership femminile del movimento ottiene più successi perché «Le donne sono molto più coinvolte degli uomini. Noi siamo più brave a non mollare - ha spiegato al quotidiano brasiliano Folha de São Paulo - siamo più brave a continuare a lottare e pensiamo anche al bene degli altri, e non solo al nostro».

E la tenacia e la determinazione sono davvero qualcosa che non può mancare quando si è a capo di uno complesso abitato da centinaia di famiglie. Non è un’impresa banale mettere vecchi edifici spesso fatiscenti in condizione di ospitare così tante persone, inclusi spesso anziani, anziane, bambini e bambine. È necessario supervisionare le opere di manutenzione, la pulizia, garantire l’arrivo di servizi di base come l’acqua e l’elettricità e fare il possibile per far funzionare il tutto come un condominio legale. Tutto questo sotto il rischio costante di allontanamento e sfratto, che vanificherebbero ogni sforzo fatto fin lì.

Quando, però, alla fine, si riesce nell’intento, la soddisfazione è enorme: quando si riesce a rendere effettivo un diritto inalienabile come quello alla casa. E così, si contribuisce a rendere le città più giuste, strappando dall’abbandono e dal degrado edifici inutilizzati. Una pratica che, se messa in atto a livello più capillare e istituzionale, contribuirebbe a contrastare il consumo di suolo causato della continua costruzione di edifici nuovi.

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