Futuro

La leadership dell’innovazione

Molte strutture hanno lunga durata. La problematica, se non conflittuale, relazione tra gli italiani e l’Italia è una di queste. E un punto di attenzione strategico è il debito pubblico. Tremonti in proposito ha un’idea
Credit: Mahdis Mousavi
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29 settembre 2022 Aggiornato alle 06:30

Gli italiani innovano, intraprendono, risolvono problemi.

L’Italia è ferma, colonizzata, indebitata. Questa dicotomia di giudizio tra gli italiani e l’Italia è secolare.

Fin dal Trecento gli italiani si chiamavano così, sapevano il loro valore, creavano innovazioni fondamentali per l’economia mondiale, dalla mercatura internazionale alla finanza, dalla partita doppia all’artigianato industriale. Ma fin da allora gli italiani si lamentavano dell’Italia. Serva, politicamente divisa e debole, inaffidabile.

Gli italiani ce l’hanno fatta finora contando sulla loro straordinaria cultura. Che ha fondato la loro straordinaria industria. Ma di fronte alle sfide del futuro potrebbero aver bisogno di un’Italia che funziona.

L’Europa ha aiutato un chiaro miglioramento con l’occasione del Pnrr. Ma prima o poi l’Italia deve finalmente maturare. Non è un processo veloce. Non si fa in cinque anni. Ma si deve avviare. Con la consapevolezza che è un vantaggio per tutti e non solo per una parte politica o sociale.

L’innovazione di sistema ha una valenza di bene comune e avviene in una prospettiva di lungo termine, fondamentalmente super partes.

Parole come queste sembrano impossibili in un contesto tanto diviso come quello scritto sui media dell’attualità.

Ma l’insieme delle forze in campo non si esaurisce nelle parti politiche: sono pienamente in gioco le forze dell’Europa, gli interessi delle imprese che esportano e che innovano, le capacità dell’università e della ricerca, le istituzioni della Costituzione, le sensibilità di una maggioranza della società che non si sente rappresentata perché non vede chi pensi con umile e fattiva visione al bene comune.

Tutto questo si può mettere a fattor comune e può avviare un’evoluzione.

Occorrono idee pacificanti, forse. Un’idea pacificante è proposta da Giulio Tremonti nel suo nuovo libro Globalizzazione. Le piaghe e la cura possibile (Solferino 2022). Riguarda il debito pubblico e la quota di quell’enorme fardello che è nelle disponibilità di investitori non italiani.

Tremonti propone di emettere titoli a lunghissima scadenza, con buona rendita e per sempre esenti da tasse: servirebbe a tranquillizzare i mercati, rendere più indipendente la politica italiana, far fruttare l’ingentissimo risparmio degli italiani. Un modo insomma per far fare la pace tra Italia e italiani.

L’ipotesi, ovviamente, è che la liberazione dell’Italia dal fardello dell’urgenza del debito consenta alla politica di prendere decisioni lungimiranti e orientate all’interesse degli italiani.

Certo, l’esistenza di una politica che sappia sfruttare un’opportunità come questa è tutta da dimostrare.

E da inventare, forse. Perché le priorità fondamentali - ambiente e clima, diritti umani ed equità sociale - si possono perseguire solo innovando, abilitando l’innovazione, ispirando l’innovazione.

La visione per questo può venire da leader - non solo politici ma anche culturali - che devono ancora farsi conoscere.

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