Ambiente

Il luxury brand Bally si unisce a Cobat Tessile

La casa di moda svizzera fa un ulteriore passo verso l’economia circolare e la sostenibilità. Impegnandosi nella gestione del fine vita dei prodotti tessili
Credit: Bally
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21 marzo 2023 Aggiornato alle 20:00

Il marchio di lusso svizzero Bally si unisce a Cobat Tessile, il Consorzio italiano per l’economia circolare.

La collaborazione sarà all’insegna di tre parole d’ordine: sostenibilità, circolarità e ridotto impatto ambientale, i valori già condivisi dagli altri partner della rete.

L’obiettivo è trasformare il settore della moda, che solitamente richiede un grande consumo d’acqua e di elettricità, attraverso il riciclo.

Nato a marzo 2022, la missione di Cobat Tessile è accompagnare il complesso e variegato mondo del tessile nella sfida, sempre più urgente, della gestione del fine vita di tessuti e prodotti tessili, dalla raccolta all’avvio al riuso.

Il ciclo di vita di un abito infatti non finisce quando ci stanchiamo di utilizzarlo. Può diventare un nuovo materiale o energia. Per questo Cobat Tessile, insieme ai marchi aderenti, svolge una raccolta selettiva per recuperare sempre più tessuti e sempre di maggiore qualità. Tra i suoi partner ci sono aziende dello sportswear, dell’alta moda e degli accessori. E anche Belly.

Insieme al Consorzio, si impegnerà a perseguire uno sviluppo sostenibile, per apportare benefici sia all’ambiente sia all’intero sistema economico nazionale. La strategia comprende da una parte la riduzione degli “sprechi”, dall’altra investimenti “in ricerca e nuove tecnologie per il corretto recupero di materie prime da immettere nel mercato”.

«Abbiamo accolto con entusiasmo l’adesione di Bally - racconta Michele Zilla, general manager di Cobat Tessile - In attesa che il Mase (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica), in linea con le direttive europee, emani il decreto che a breve regolerà le attività del comparto, Cobat Tessile è al fianco dei produttori che, come Bally, dimostrano di voler agire concretamente per la gestione del fine vita di quanto viene prodotto e divenire promotori, insieme a noi, di soluzioni innovative votate all’economia circolare».

Con l’arrivo in Italia della così detta “responsabilità estesa del produttore”, per le aziende tessili sarà fondamentale garantire degli standard di sostenibilità ambientale.

Anche Bally ha deciso quindi di giocare d’anticipo sulle normative e di prepararsi al futuro.

«Il nostro impegno di lunga data verso pratiche commerciali responsabili è al centro dell’identità dell’azienda sin dalla sua fondazione nel 1851. Oggi siamo orgogliosi di aderire a Cobat Tessile – ha spiegato in una nota il Ceo Nicolas Girotto - Siamo convinti che un’economia sempre più circolare, il rispetto per l’ambiente e l’attenzione ai prodotti che immettiamo sul mercato, possano davvero guidare il cambiamento».

Per l’Ad «la sostenibilità è una missione trasformativa e trasversale che si basa sulla convinzione che l’azione collettiva possa guidare il cambiamento. Nel 2019 la Maison ha identificato quattro pilastri di sostenibilità su cui concentrarsi: trasparenza, qualità, collaborazione e progresso».

Un’azienda nata tra le Alpi svizzere non poteva non essere attenta all’impatto del suo business sulla natura e gli ecosistemi. Bally è diventato anche membro di The Fashion Pact, un’associazione internazionale di brand della moda impegnati a raggiungere un nucleo di obiettivi climatici chiave. Questi sono suddivisi in tre aree: fermare il riscaldamento globale, ripristinare la biodiversità e proteggere gli oceani.

La Bally Peak Outlook Foundation (Bpof), istituita nel 2020, poi si impegna “a salvaguardare i fragili ambienti alpini dagli effetti negativi del riscaldamento globale” e mira “a sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi che minacciano il futuro di questi paesaggi estremi, dando la possibilità alle comunità locali e ai partner affidabili sul campo di promuovere un cambiamento positivo e sostenibile”.

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