Economia

Superbonus: come potrebbe cambiare il decreto alla Camera?

Sono stati depositati alla commissione Finanze di Montecitorio circa 287 emendamenti, che verranno esaminati dal Governo dalla prossima settimana. Tra i temi: proroga villette e compensazioni con F24
Credit: Héctor Martínez
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10 marzo 2023 Aggiornato alle 14:00

Proroga al 30 giugno per la conclusione dei lavori con il Superbonus sulle villette. Sblocco dei crediti posseduti dalle banche tramite la compensazione con gli F24 o l’acquisto da parte delle partecipate di Stato. Una norma “salva-sconti” per evitare che i crediti del 2022 vadano persi.

Queste sono alcune delle possibili modifiche che potrebbero essere apportate al decreto-legge sullo stop alle cessioni del credito sul Superbonus e gli altri bonus edilizi. Alla Camera dei deputati entra nel vivo l’esame del provvedimento voluto dal Governo Meloni.

Nei giorni scorsi le varie forze politiche hanno depositato alla commissione Finanze di Montecitorio i loro emendamenti: circa 287 proposte che saranno esaminate e vagliate dal Governo a partire dalla prossima settimana. Gli uffici del ministero dell’Economia e delle finanze (Mef) e della Ragioneria dello stato forniranno i loro pareri sugli emendamenti, alcuni dei quali identici e “bipartisan”. Molti temi, infatti, ricorrono nelle proposte di maggioranza e opposizione: dal Sismabonus al terzo settore, passando per gli Iacp, Istituti autonomi case popolari.

I voti in commissione Finanze sulle possibili modifiche però non dovrebbero iniziare prima del 20 marzo: l’approdo del decreto legge nell’aula della Camera è previsto per l’ultima settimana del mese Il provvedimento andrà poi in seconda lettura al Senato, per ricevere l’ok definitivo che ne consentirà la conversione in legge.

Cosa potrebbe cambiare?

Tra i temi su cui si sta ragionando c’è, appunto, una proroga dal 31 marzo al 30 giugno dei lavori sul Superbonus relativi alle villette. In questo caso, lo scoglio principale è rappresentato dalle coperture su cui dovranno riflettere il Governo e il relatore del decreto legge, il deputato di Fratelli d’Italia Andrea De Bertoldi.

La maggioranza di centrodestra aveva già ragionato su una possibile proroga, con un emendamento che era stato presentato da Fratelli d’Italia al cosiddetto decreto Milleproroghe, ritirato per via di un parere negativo da parte del ministero dell’Economia e delle finanze.

Appare invece più percorribile la strada della modifica che riguarderà il software della piattaforma dell’Agenzia delle entrate per risolvere la questione dell’accesso alla cessione del credito e allo sconto in fattura entro il 31 marzo per i lavori del 2022. La norma “salva-sconti” permetterà al Mef di procedere al cosiddetto “comunicato legge” che renderebbe valide le richieste di cessione inviate alla banche che non hanno ancora avuto riscontro dagli istituti.

Al centro di diversi emendamenti è invece la questione della compensazione con gli F24 dei crediti fiscali, i cosiddetti “incagliati”, su cui diverse settimane fa aveva lanciato “l’allarme” lo stesso ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Alcune proposte dei gruppi prevedono la possibilità per le banche di cedere i crediti alle partecipate pubbliche.

Lo scorso 2 marzo il direttore dell’Agenzia delle entrate Ernesto Maria Ruffini spiegava che «considerando le rate dei bonus edilizi attualmente a disposizione delle banche per il 2023, pari a circa 9,5 miliardi di euro, risulterebbe una capacità di acquistare e assorbire in compensazione ulteriori bonus edilizi per circa 7,2 miliardi».

Ruffini, alla commissione Finanze di Montecitorio sui contenuti del decreto, specificava come la situazione si riferisca «all’intero sistema» e, quindi, risulti «differenziata con riferimento alle singole banche», con alcune che «hanno sostanzialmente esaurito la “capienza fiscale” per l’acquisto di ulteriori crediti, mentre altre avrebbero ancora ampi margini».

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