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Che cos’è il Superbonus 110%?

Breve guida alle agevolazioni fiscali per l’edilizia. Dalla possibile detrazione all’90% del costo sostenuto alla modifica dei requisiti di accesso: come cambierà con il nuovo Governo?
Credit: Ksenia Chernaya
Tempo di lettura 6 min lettura
4 novembre 2022 Aggiornato alle 15:00

Se ne parla dai tempi più duri della pandemia da Covid-19 e ne continueremo a parlare ancora per molto tempo. Nato per stimolare l’economia, il Superbonus è uno strumento potente che bisogna saper maneggiare.

Cos’è il Superbonus 110%?

Prima di tutto occorre chiarire il concetto di detrazione, con cui si intende un tipo di agevolazione fiscale che permette di ridurre il carico dell’imposta che i contribuenti devono versare, sottraendo a esso determinate spese. Tra le varie forme di agevolazioni presenti in Italia (per i carichi di famiglia, per spese mediche sostenute) spiccano le detrazioni edilizie, che mirano ad agevolare gli interventi di recupero e riqualificazione del patrimonio edilizio esistente. In questa tipologia ci sono gli ecobonus, sismabonus e l’ultimo arrivato: il Superbonus 110%.

Introdotto nella primavera del 2020, si rivolge ai privati e soprattutto a chi abita in un condominio, a cui si offre la possibilità di effettuare significativi interventi di ammodernamento: lavori di isolamento termico degli edifici, sostituzione degli impianti di riscaldamento, lavori strutturali che aumentino la resistenza in caso di terremoto. Altri interventi, già agevolati in passato, sono per esempio la sostituzione degli infissi, collocazione di pannelli solari e installazione di strumenti che agevolino la mobilità delle persone con disabilità.

Quasi il 70% delle case italiane sono state costruite tra il 1946 e il 1991, con un forte rialzo negli anni del boom economico, dove il miglioramento delle condizioni di vita permise a più italiani di acquistare case di proprietà. In quegli anni, tuttavia, era molto scarsa la sensibilità verso il tema del risparmio energetico, ma anche verso gli standard di benessere igrotermico, che riguarda il giusto rapporto tra umidità e temperatura dell’aria.

Fra i vari esempi possiamo indicare la grande presenza di infissi con vetro singolo in molte case costruite 50 anni fa, ben diversi dal triplo vetro utilizzato oggi per ridurre le dispersioni di calore d’inverno. Di conseguenza, queste differenze strutturali allontanano una buona parte delle abitazioni costruite prima degli anni ’90 dai più moderni standard edilizi nazionali ed europei.

A cosa serve?

Questa nuova misura mira a potenziare l’effetto agevolativo, proprio perché le spese per l’efficientamento termico e antisismico degli edifici residenziali sono detraibili fino al 110%, ben oltre l’intero prezzo del lavoro, su un arco temporale di 5 anni.

Oltre a questo c’è la possibilità per il contribuente di convertire queste detrazioni in uno sconto direttamente concesso in fattura dal fornitore degli interventi agevolati, oppure in un credito di imposta che il contribuente può vendere: parliamo quindi di una cessione del credito d’imposta. Chi acquista questi crediti, come per esempio una banca, può a sua volta cederli ad altri come se fosse un bene da comprare e vendere più volte.

Da ciò si comprende l’intento del legislatore non solo di contribuire al finanziamento di interventi edilizi di miglioramento e modernizzazione, ma anche dare vita a una catena di operazioni economiche capaci di risollevare l’economia italiana, pesantemente provata dalla pandemia.

Quanto costa?

Secondo il report mensile di Enea - ente pubblico di ricerca nel settore dell’energia e dell’ambiente - l’introduzione della misura ha generato infatti un picco di investimenti che tocca i 51,2 miliardi, di cui la maggior parte riguarda edifici condominiali, con una percentuale di lavori completati del 67%.

Una speranza di ripartenza e di riqualificazione edilizia che si poggia fortemente sulla spesa pubblica. Dopo il grande successo della manovra, in molti si sono trovati in difficoltà per i ritardi nei lavori, temendo di non riuscire a rientrare nella data di scadenza per la comunicazione della cessione del credito all’Agenzia delle entrate del 30 aprile scorso. Il problema è stato risolto spostando il termine al 30 novembre 2023. Una proroga che, dalla relazione alle Camere sull’extragettito, si nota costare allo Stato circa 1,6 miliardi in più rispetto alla spesa stimata.

Come cambierà con il Governo Meloni?

La palla adesso passa al nuovo esecutivo che, secondo il neo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano in visita a Norcia, avrebbe intenzione di rimodulare il Superbonus.

Proprio oggi il ministro dell’economia Giorgetti presenterà al Consiglio dei Ministri l’aggiornamento della Nadef, la Nota al documento di economia e finanza, che presumibilmente ridurrà la detrazione all’90% del costo sostenuto. Una rivisitazione in parte già prevista dalla legge di bilancio 2022 del precedente Governo, che aveva preventivato una diminuzione al 70% per il 2024, per poi scendere al 65% l’anno successivo.

Questo taglio, come già chiarito dalla Premier ancora prima delle elezioni, non dovrebbe interessare coloro che hanno già cominciato i lavori o dimostri uno stato di avanzamento dei lavori (il così detto S.a.l.) di almeno il 30%, permettendo ai beneficiari - già chiamati “gli esodati del Superbonus 110%” - di salvaguardare i propri risparmi già investiti.

Inoltre, la forte riduzione della percentuale potrebbe essere controbilanciata da un allargamento dell’accesso all’agevolazione, che sarebbe garantito a lungo termine, e da una generale facilitazione della sua fruizione attraverso la riduzione degli adempimenti previsti, che secondo il nuovo esecutivo permetterebbe di evitare tutti i cavilli burocratici che negli scorsi mesi hanno interessato il Superbonus e tutte le altre agevolazioni edilizie.

Altra importante novità riguarda i cambiamenti dei requisiti di accesso all’agevolazione, che si baserebbero su una soglia di reddito del beneficiario calcolata in base al quoziente familiare (il reddito familiare diviso per il numero di componenti) - premiando di conseguenza le fasce di reddito più basse - e sul tipo di immobile interessato dai lavori. In tal caso la copertura sarebbe più alta per lavori di ristrutturazione alla prima casa (non di lusso) e più bassa per la seconda.

Attendiamo quindi di vedere nel Consiglio dei ministri di oggi quali novità e misure saranno adottate dal Governo Meloni per questa misura agevolativa.

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