Economia

Superbonus 110%: per ogni euro speso, rientrano 0,43 centesimi

È quanto emerge dallo studio pubblicato dal Consiglio nazionale dell’ordine dei commercialisti sui costi dell’agevolazione per l’edilizia
Credit: Hugh Han/unsplash
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23 dicembre 2022 Aggiornato alle 15:30

Il Consiglio nazionale dell’ordine dei commercialisti ha pubblicato uno studio dal quale emergono i costi complessivi del Superbonus 110% e mostra come le relazioni tecniche che ne avevano accompagnato il lancio avevano sottostimato completamente i suoi effetti finanziari.

Dai dati rilevati, la misura ha un ritorno finanziario per le casse pubbliche molto più alto di quanto ipotizzato, a cui andrebbero aggiunti gli effetti positivi sull’occupazione e sul reddito di famiglie e imprese. Secondo la ricerca, che analizza il biennio 2020-2021, a fronte di 1 euro di uscita finanziaria pubblica rientrano 43,3 centesimi. Il costo netto per i contribuenti è quindi pari a 56,7 centesimi.

Si stima una spesa agevolata totale per il 2021 pari a poco più di 55 miliardi di euro, di cui 27 miliardi imputabili ai bonus ordinari e 28,3 miliardi al Superbonus 110%.

Il costo lordo per lo Stato è stato più alto di 21 miliardi di euro nel 2021, rispetto alle previsioni, mentre l’effetto fiscale indotto è stato quasi pari a 12 miliardi. Con lapprovazione del Dl Aiuti Quater da parte del Senato il 21 dicembre e con la Manovra arrivata ufficialmente in Parlamento, si delinea un quadro più completo su come sarà il Superbonus da qui alla fine dellanno e dal 2023 in poi.

Il testo della Legge di Bilancio presentato alle Camere fissa al 31 dicembre 2022 il termine entro cui i condomini potranno usufruire del bonus nella misura piena del 110% e non del 90%, come sarà in futuro. Ci sono però alcuni vincoli. La Cilas (comunicazione di inizio lavori) potrà essere presentata fino alla fine del 2022, a patto che l’approvazione agli interventi da parte dell’assemblea condominiale sia arrivato prima dello scorso 18 novembre. Questa mini proroga riguarda, inoltre, solo gli edifici con più proprietari.

Un altro cambiamento riguarda la cessione dei crediti d’imposta. Nel testo viene fissato a 5 il limite massimo di cessioni che possono essere portate avanti tra i soggetti qualificati a prendere in carico il credito. La prima cessione non ha requisiti soggettivi, mentre le altre sì: 3 sono ammesse verso assicurazioni, gruppi bancari e intermediari finanziari, mentre l’ultima potrà andare dalla banca verso il correntista (con partita Iva).

Tra le ultime novità c’è la possibilità per la Sace di concedere garanzie, in favore di banche, istituzioni finanziarie e altri soggetti abilitati all’esercizio del credito in Italia, per finanziamenti in qualsiasi forma delle imprese con sede in Italia e attive nelle costruzioni o in interventi di edilizia “strumentali a sopperire alle esigenze di liquidità delle aziende”.

Salvatore Regalbuto, Tesoriere del Consiglio nazionale dei commercialisti, afferma che il documento presentato offre dati e considerazioni tecniche che potranno essere d’ausilio al decisore politico per individuare e permettere valutazioni adeguate. L’auspicio è che il superbonus si possa rendere strutturale, superandone la temporaneità.

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