Villetta sì ma asili no. Discoteca sì ma scuola no

Poveri bambini. Come potremmo definirli. Troppo piccoli per dire “cornuti e mazziati”, troppo deboli per poter fare lobby alla stregua degli operatori edilizi per chiedere a gran voce, insieme a madri e padri, più asili nido per fare il loro ingresso sociale nel mondo, prima della scuola dell’obbligo. Troppo gentili per dire no, a un’imposizione che li vede - ancora una volta - messi all’angolo rispetto a chi si diverte, nella vita. Loro che stanno crescendo con un pezzo di carta in faccia per 8 ore di seguito al giorno. Che quasi non riescono a respirare. Mentre c’è chi deve ballare e da maggio, e si sa, il nero realizzato coi soldi delle discoteche non può aspettare.
Il Governo, dai, ancora una volta, sta ragionando con 2 pesi e 2 misure. Come se le cose serie fossero “solo” quelle d’impresa (che poi, parliamone delle imprese dell’intrattenimento, non di cultura s’intende) e quelle che riguardano il “bene comune” dovessero passare in secondo piano. L’edilizia ecologica sì. L’edilizia scolastica nì. L’economia sì, riguarda la salute mentale dei ragazzi, poi. Da risolvere con il bonus psicologico (anche questo, arduamente conquistato).
Ma facciamo un piccolo riassunto per i non addetti ai lavori.
Edilizia scolastica. Bene Comune. Per gli asili nido, e la loro costruzione, i comuni avrebbero dovuto consegnare la documentazione progettuale entro il 31 marzo 2022. E c’era già stata una proroga affinché chi desiderava realizzare un asilo nido e scuole per la prima infanzia con il fondi del Pnrr potesse giovare dei 2,4 miliardi di euro destinati ai nuovi piccolissimi cittadini italiani. Fatto sta, al 3 marzo (la prima data di fine bando) le domande presentate erano per 1,2 miliardi di euro: la metà dei soldi a disposizione. E pare che anche ora non siano state tante le domande presentate. Ma il bando non si rinnoverà.
Edilizia privata. Case di proprietà. Per le villette e in generale per beneficiare, come singoli e come imprese, del superbonus 110 (costo zero per “ecologizzare” la casetta monofamigliare), il bando racconta che occorre completare un terzo dei lavori entro il 30 giugno. Ma visto che la maggior parte delle imprese sarebbe in grande difficoltà se dovesse chiudere i lavori entro il 30 giugno, in questi giorni corre notizia che il superbonus 110 verrà prorogato. Perché il settore andrebbe in crisi.
Due pesi e due misure. Perché?
È esattamente come per la questione mascherine. No a chi balla nelle discoteche. Sì ai bimbi a scuola.
Non c’è sufficiente pressione sociale affinché nei confronti dei diritti dei piccoli ci sia altrettanta attenzione rispetto a quelli dei grandi, e ai loro mancati guadagni.
Gli asili, una fatica costruirli a Sud e insegnare ai comuni a realizzarli bene, usare correttamente i fondi, pianificare le scelte in modo oculato, rispondere al bando europeo. I palazzi, invece, ci pensano i privati a farli, e se la cavano molto bene da soli, perché il valore immobiliare del singolo progetto cresce.
Le mascherine. Distruggerebbero il business delle discoteche, che dopo due anni non riescono più a contare le loro perdite. Non è il caso di lasciare l’obbligo.
Le mascherine. A scuola, i sindacati e gli insegnanti hanno paura per la loro salute, quindi, si sceglie di proteggere i grandi, rispetto ai piccoli.
Dai. I minorenni, che non votano, che non rompono le scatole, non contano nulla. Lasciamo a loro un Pianeta sbagliato ma anche delle modalità di interpretare l’economia e le priorità economiche sbagliate. Non è solo una questione di educazione ambientale, questa transizione ecologica. È una questione generazionale.