Tutti i pericoli del “fracking”
Chi vive in una zona vicino a impianti dove viene utilizzata la tecnica del fracking è più esposto a rischi di morte precoce. Per la prima volta uno studio mostra un collegamento fra la discussa tecnica di trivellazione per estrarre combustibili fossili e i rischi letali per la salute delle persone. A raccontarlo sono i ricercatori della Harvard TH Chan School of Public Health che hanno da poco pubblicato uno studio su Nature Energy in grado di analizzare i nessi fra l’estrazione UOGD (Unconventional Oil and Natural Gas Development) e la salute umana.
Secondo l’indagine, coloro che vivono in prossimità dei pozzi estrattivi - presenti oggi in larga scala soprattutto negli Stati Uniti - hanno un rischio di mortalità del 2,5% in più rispetto a coloro che abitano lontano. In particolare sono le persone anziane a essere più compromesse, dato che per gli esperti vivere in aree sottovento o vicine allo sviluppo di piattaforme per estrarre petrolio e gas può portare all’esposizione a una serie di inquinanti atmosferici letali soprattutto a una certa età.
«Sebbene il fracking sia una delle principali attività industriali negli Stati Uniti, si sa molto poco dei suoi impatti sulla salute pubblica. Il nostro studio è il primo a collegare la mortalità all’esposizione agli inquinanti atmosferici» ha spiegato Petros Koutrakis , professore di scienze ambientali e autore dello studio. «Esiste un bisogno urgente di comprendere il nesso causale tra vivere vicino o sottovento all’UOGD e gli effetti negativi sulla salute» ricordano gli esperti.
Queste tecniche che perforano il terreno pompando acqua per estrarre combustibili sono considerate a oggi molto impattanti per l’ambiente e secondo lo studio circa 17,6 milioni di residenti negli Stati Uniti vivono attualmente entro un chilometro da almeno un pozzo attivo. Studi precedenti avevano già trovato connessioni tra gli UOGD e la presenza di sostanze nocive nell’aria e nell’acqua, così come possibili rischi per la salute umana a livello cardiovascolare, respiratorio e anche cancerogeno, ma poco si sapeva sul rischio di mortalità per esempio negli anziani.
Studiando i casi di 15 milioni di persone di alcuni Stati degli Usa sopra i 65 anni e incrociandoli con i dati di 2,5 milioni di pozzi di petrolio e gas i ricercatori sono arrivati alla conclusione che più le persone vivevano vicine a questi impianti, più era presente il rischio di morte prematura, soprattutto quando esposti sottovento a causa delle sostanze chimiche e inquinanti legate ai processi estrattivi.
Anche gli esperti di Harvard, come già avanzato da molti altri scienziati finora, chiedono una revisione e un graduale abbandono di queste tecniche di perforazione, sia perché è necessario invertire la rotta del surriscaldamento globale decarbonizzando, sia perché potrebbero avere impatti sempre più letali sulle persone.