Ambiente

Riad abbatte le emissioni mentre aumenta la produzione di greggio

Mohamed bin Salman ha annunciato una “economia circolare del carbonio„ per raggiungere l’obiettivo emissioni zero entro il 2060, mentre Biden chiede di estrarre più petrolio per abbassarne il prezzo
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25 ottobre 2021 Aggiornato alle 15:56

Ridurre le emissioni di carbonio entro il 2060 mantenendo il ruolo principale di produttore di petrolio e gas. Un’antitesi da far paura quella annunciata dal principe saudita Mohammed bin Salman a pochi giorni dall’inizio del vertice sul clima Cop26 in programma a Glasgow dal 31 ottobre.

In occasione di una conferenza ambientale, Bin Salman ha affermato che il regno spenderà 700 miliardi di riyal (187 miliardi di dollari) per una serie di nuovi obiettivi climatici, tra cui la riduzione delle emissioni di carbonio di 278 milioni di tonnellate all’anno entro il 2030. Tra le promesse dell’Arabia Saudita, anche la riduzione delle sue emissioni di metano, e l’adesione al patto “Global Methane Pledge” guidato da Stati Uniti e Ue con l’obiettivo di ridurne il 30% nel decennio e che verrà presentato proprio a Glasgow.

Promesse, appunto, senza entrare nel dettaglio di nessuna di queste ma ribadendo il ruolo centrale dell’Arabia Saudita nella produzione di petrolio e gas, affermando che i nuovi obiettivi saranno raggiunti “preservando e rafforzando il ruolo guida del regno nella sicurezza e nella stabilità dei mercati energetici globali, con la disponibilità e la maturità di tecnologie necessarie per gestire e ridurre le emissioni”.

È improbabile che il nuovo motto zero emissioni modifichi l’egemonia del regno come il più grande esportatore mondiale di petrolio, in primis perché le esportazioni sono generalmente escluse dalle emissioni misurate. L’Arabia Saudita si è detta pronta a utilizzare una “economia circolare del carbonio” per raggiungere il suo obiettivo emissioni zero entro il 2060, riferendosi alle tecnologie utilizzate nel processo di cattura e stoccaggio di carbonio solo per mostrarsi la prima della classe. Se davvero utilizzate, le tecnologie citate da bin Salman sono in grado di togliere dall’atmosfera l’anidride carbonica (CO2) prodotta da industrie e centrali elettriche e depositarla nel sottosuolo, in modo da ridurre le emissioni di gas serra. Ciò consentirebbe al regno di continuare a bruciare combustibili fossili.

Patricia Espinosa, capo delle Nazioni Unite per il cambiamento climatico, ha elogiato l’annuncio dell’Arabia Saudita, definendolo “audace e coraggioso”. Commento non in linea con le critiche che Riad sta ricevendo per aver tentato di affossare la legislazione che prende di mira i combustibili fossili e per aver frenato sugli obiettivi climatici.

Nei documenti secretati e pubblicati la scorsa settimana dalla BBC che dimostrano come alcuni Paesi stiano cercando di cambiare il rapporto scientifico dell’IPCC su come affrontare il cambiamento climatico, si legge che il regno saudita ha chiesto agli scienziati delle Nazioni Unite di cancellare la loro conclusione secondo cui il settore energetico deve concentrarsi “sul passaggio rapido a fonti a zero emissioni di carbonio e sull’eliminazione graduale dei combustibili fossili”.

La posizione dell’Arabia Saudita nei mercati energetici globali dimostra la complessità del raggiungimento degli obiettivi climatici: a dimostrarlo anche le ultime mosse del presidente degli Stati Uniti Joe Biden che ha cercato di fare della lotta ai cambiamenti climatici uno dei punti fondamentali della sua amministrazione, ma che ha invitato l’Opec a guida saudita ad aumentare la produzione di petrolio negli ultimi mesi per aiutare a calmierare i prezzi, ai massimi storici negli ultimi tre anni.

Inoltre, Riad ha sottolineato che Saudi Aramco, la compagnia nazionale saudita di idrocarburi e tra le più grandi compagnie petrolifere al mondo, ha alcuni dei costi di produzione più bassi al mondo e che il suo petrolio ha una minore intensità di carbonio ‘dal pozzo alla raffineria’ rispetto ad altri.

Dopo l’annuncio del Governo saudita di ridurre le emissioni antro il 2060, anche la Saudi Aramco ha confermato il suo impegno a raggiungere emissioni zero dalle sue operazioni di stoccaggio. Eppure l’amministratore delegato di Saudi Aramco, Amin Nasser, ha recentemente dichiarato di puntare a un aumento della capacità produttiva di barili di greggio al giorno. E il ministro dell’energia dell’Arabia Saudita, il principe Abdulaziz bin Salman, fratellastro di MBS, ha criticato i sottoinvestimenti nell’industria petrolifera e del gas a livello globale. Un po’ come se anche alla vigilia della Cop26 ognuno continuasse a pensare solo ai propri affari, a discapito della Terra.