Culture

Sanremo ama Instagram, ma Instagram non ricambia

Tra creazioni di account, lezioni di dirette e conteggio di followers, il Festivàl si è trasformato in una enorme pubblicità gratuita per il social di Meta. Eppure, la 73° edizione non è stata così apprezzata dagli utenti, anzi
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 6 min lettura
13 febbraio 2023 Aggiornato alle 17:00

Anche per quest’anno la “Settimana Santa” della tv italiana è finita. Marco Mengoni ha vinto, Amadeus si è confermato il matador della kermesse infrangendo – di nuovo – i record di ascolti, i Ferragnez hanno registrato un nuovo episodio della serie sulla loro vita e le co-conduttrici hanno avuto il loro piccolo spazio educativo.

Il vero protagonista del Festival di Sanremo 2023, però, è stato un altro. A dominare, serata dopo serata, è stata la fin troppo ingombrante presenza – non ufficiale, almeno secondo i record ufficiali – delle aziende private. Anzi, di una in particolare.

#instasanremo

No, non Plenitude, lo sponsor green(washing) della kermesse. Nemmeno Poltrone e Sofà e i loro sempre inaspettati siparietti. E no, nemmeno il “palco sul mare” della Costa Smeralda.

Stiamo parlando di Instagram, la parola che è stata probabilmente più pronunciata sul palco dopo Sanremo venti-ventitré. Complice la presenza della regina italiana delle influencer e della bonaria spalla di un professionista dei social come Gianni Morandi (© Anna) sembra non si sia parlato d’altro. Più che la classifica dei cantanti, a tenere col fiato sospeso i conduttori era la crescita vertiginosa del neonato profilo di Amadeus, creato proprio sul palco durante la prima serata del Festival direttamente da Chiara Ferragni.

Poi, tra lezioni di dirette, dirette vere, spiegoni per i vecchi – per dirla à la Boris – di cosa siano i meme, di Instagram si è parlato continuamente e costantemente, al punto che, fuori dall’Ariston, era impossibile non percepire l’insofferenza di spettatori e live tweets per la spasmodica attenzione alla piattaforma, alle sue features e all’esercito di followers che seguivano in branco i conduttori.

Insofferenza che ha fatto nascere un interrogativo (che alcuni hanno provato a ridicolizzare) ma che invece meriterebbe una risposta: ma tutta questa attenzione non è una enorme pubblicità gratuita – qualche malpensante direbbe marchetta – a una società privata come è Meta, anche se spesso ce lo dimentichiamo?

È opportuno che il servizio pubblico conceda tutto questo spazio a un’azienda solo perché offre un servizio che tutti utilizziamo quotidianamente? Ci saremmo stupiti se il nome di una compagnia privata di telecomunicazioni o quello di un produttore di smartphone – tanto per fare due esempi di servizi che utilizziamo quotidianamente al pari dei social – fossero stati ripetuti ossessivamente dai conduttori di Sanremo senza che ci fossero precisi accordi commerciali. Perché non vale la stessa regola per Instagram?

Fanpage ha posto la domanda direttamente al conduttore e direttore creativo del Festival Amadeus e al direttore dell’intrattenimento prime time Stefano Coletta, a cui in conferenza stampa è stato chiesto se ci fosse una partnership commerciale – smentita – e se, in caso contrario, non ritenessero problematica questa sovraesposizione di una piattaforma privata terza.

Se Amadeus ha smentito ogni accordo, anche personale, con Instagram, anche Colella ha negato ogni ipotesi di una sponsorizzazione, attribuendo la rilevanza data al social di Zuckeberg alla spontaneità: “Quando le esperienze accadono poi ci si ragiona sopra: i social sono un canale fortissimo… Iniziato come un gioco con la Ferragni. Per poi normare alcuni fenomeni però c’è bisogno che avvengano”.

Come ha fatto notare la casa editrice Tlon – ironicamente – sul suo profilo Instagram, però, non c’è solo la questione economica (non di poco conto, se si pensa ai sempre traballanti bilanci Rai, come ha ricordato anche Aldo Cazzullo), ma c’è soprattutto una questione sociale. Una questione che risponde implicitamente alla terza domanda che ci siamo posti. Citando quella che viene definita “platform society” (un termine che spiega la relazione tra le piattaforme online e le strutture sociali), infatti, Tlon spiega che “questo abuso di social al festival contribuisce a confondere il ruolo delle piattaforme, che non sono pubbliche ma che per tali si spacciano, finendo con determinare i valori delle società che infiltrano”.

Sanremo 2023, un successo social. Davvero?

Eppure, se il Festival ama i social (anzi, UN social, visto che tutte le altre piattaforme non hanno avuto la stessa rilevanza) loro non sembrano amarlo di rimando.

Certo, i social e i loro primi profeti, i Millennial, hanno contribuito a salvare Sanremo dal baratro del dimenticatoio dove era finito prima che Twitter, il divano dei The Jackal, Favino e gnigni, i meme sull’amore nazionalpopolare per Vessicchio, il FantaSanremo e zia Mara lo rendessero l’evento televisivo che non si può non guardare (o non odiare, a scelta).

Se guardiamo ai dati, però, il sentiment nei confronti della kermesse non è così roseo, anche se il coinvolgimento è stato molto alto (dal 30 gennaio al 12 febbraio si sono registrate 358K mentions e 202M di interazioni).

Il primo dato che colpisce è che, se all’Ariston si è parlato solo di Instagram, su Instagram non si è parlato poi così tanto di Sanremo: secondo le analisi di Socialcom Italia, infatti, a dominare la narrazione del Festivàl sono stati Facebook (68,35%) e Twitter (13,2%), oltre a siti di news e nei blog. Residuale, soprattutto rispetto all’altro social di casa Meta, la quota di Instagram: solo il 2,72% delle conversazioni sulla finale si sono svolte lì.

Nella serata finale – complice anche il poco apprezzato episodio che ha visto protagonisti Rosa Chemical e Fedez – il sentiment è tornato in prevalenza negativo, con il 45,35% di utenti che non hanno apprezzato contro il 43,9% che lo hanno fatto.

Ancora amato (da oltre 6 utenti su 10), Gianni Morandi è stato il preferito tra i conduttori, battendo Amadeus (53,8%) e Chiara Ferragni (48,95%). Apprezzato anche il vincitore Marco Mengoni (dal 64%). A conquistare davvero gli italiani, però, sono stati i Depeche Mode, sbattuti sul palco senza tanti complimenti (del resto, c’era da trovare il tempo per il corso da influencer di Amadeus) e nonostante questo apprezzati da oltre il 73% degli utenti e Luisa Ranieri, che ha conquistato quasi 8 italiani su 10, che sembrano voler dare un segnale: sì ai protagonisti di qualità, meno Instagram, please.

Insomma, Sanremo 20-23 è piaciuto sui social? Insommina: analizzando “il quadro del sentiment, delle mentions e delle interazioni prodotte dal tema nella settimana del Festival e in quella precedente (30 gennaio - 12 febbraio 2023)” emerge che per la metà è negativo (50,49%) mentre i feedback positivi non raggiungono il 40%. “Un utente su due, quindi, non ha apprezzato la kermesse nel suo complesso.”

Ancor peggio va il sentiment verso la Rai, che nella settimana del Festival mostra una prevalenza di opinioni negative (65,85%). Non solo: confrontando il dato degli ultimi dodici mesi con quello dell’ultima settimana, “è possibile osservare come il Festival di Sanremo abbia aumentato la media sentiment negativo nei confronti della tv pubblica”.

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