Ambiente

Arriva Sanremo (e torna il greenwashing)

Main sponsor della manifestazione, Plenitude - società benefit di Eni - punta a rifarsi il look. Facendo riemergere le polemiche sulle responsabilità del colosso per la crisi climatica
Credit: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
7 febbraio 2023 Aggiornato alle 13:00

Davanti all’ingresso dell’Ariston è stato allestito quest’anno non un red carpet ma un green carpet, che oltre a veder sfilare cantanti e volti più o meno noti ospiterà diverse iniziative collaterali al Festival di Sanremo e collegherà le principali aree della manifestazione.

Lungo 300 metri, è realizzato in erba vera che una volta terminato l’evento verrà riutilizzata per contribuire alla valorizzazione degli spazi verdi del Comune di Sanremo.

L’intento di questa iniziativa è quello di sottolineare l’anima ecosostenibile della kermesse, ma siamo sicuri che non si tratti di greenwashing?

Fautore dal green carpet, nonché sponsor di punta di tutta la manifestazione è Eni.

Il colosso energetico italiano, fresco di un nuovo accordo con la Libia per la produzione del gas, è perennemente nel mirino degli ambientalisti.

E ora è arrivato per il secondo anno consecutivo il rinnovo della partnership pubblicitaria tra il Festival e Plenitude, società benefit controllata al 100% proprio da Eni, che in una nota diffusa in queste ore ha precisato dalle parole di Stefano Goberti, Amministratore delegato di Plenitude, che il loro sarebbe un «contributo concreto in termini di efficienza energetica e di sostenibilità all’interno del percorso di decarbonizzazione di una così importante manifestazione. Racconteremo la trasformazione che vede Plenitude come uno degli avamposti della strategia di decarbonizzazione di Eni, con l’obiettivo di creare valore attraverso la transizione energetica e di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2040, fornendo il 100% di energia decarbonizzata a tutti i nostri clienti».

Plenitude ha anche comunicato che a partire dai prossimi mesi contribuirà a alimentare gli uffici del Teatro Ariston con un impianto fotovoltaico che verrà installato sul tetto e che a fianco del green carpet saranno installati alcuni pannelli fotovoltaici, piccole pale eoliche e colonnine di ricarica per la mobilità elettrica.

Tuttavia, Eni basa parte delle proprie attività su fonti fossili come il gas, le cui emissioni incidono e aggravano la crisi climatica.

Di questo però al Festival non si parla e sotto i riflettori finiscono solamente le azioni benefit di Plenitude.

Un’omissione che sta già facendo infuriare le associazioni ambientaliste, prima tra tutte Greenpeace, la cui responsabile della campagna Clima, Chiara Campione si è detta profondamente indignata. «Mentre milioni di persone sono preoccupate per il caro energia che appesantisce le bollette, Eni non solo continua a macinare profitti record e ad alimentare la crisi climatica, ma per il secondo anno consecutivo sfrutta il palcoscenico di Sanremo per fare greenwashing, promuovendo una presunta svolta green, ampiamente smentita dai fatti, che suona come l’ennesima presa in giro nei confronti di italiane e italiani».

«Grazie a extraprofitti da record derivanti da gas e petrolio, Eni può sponsorizzare eventi come il Festival di Sanremo che servono solo a ripulirsi l’immagine e a sviare l’attenzione dalle gravi responsabilità dell’azienda nella crisi climatica», continua Campione.

Ma la polemica su Eni e Plenitude è solo la punta dell’iceberg di una questione, quella della sostenibilità del Festival di Sanremo, indubbiamente più complessa. Nonostante da alcuni anni l’organizzazione sembri spingere a parole in questa direzione, risulta difficile che oltre ai proclami ci sia di più, considerando le migliaia di persone che vi partecipano e che solo di spostamenti contribuiscono e non poco a innalzare i livelli di inquinamento nell’aria. Senza contare quello inevitabile per alimentare luci perenni ovunque, telecamere e molto altro.

Ieri all’Ariston si è svolta la conferenza stampa degli sponsor e le bocche sull’argomento Eni sono rimaste più che cucite. Non resta che vedere come andrà nei prossimi giorni e se la protesta, come successo lo scorso anno, arriverà sul palco.

Nel 2021 Cosmo in duetto con La rappresentante di lista aveva urlato al microfono Stop greenwashing e sono in molti a temere o sperare che altri artisti nell’edizione che si aprirà tra poche ore siano pronti a seguirne l’esempio.

Nel frattempo, la polemica corre già sui social e fa timidamente capolino nell’evento collaterale più atteso del momento: il FantaSanremo. Partito come gioco di nicchia, quest’anno conta 2 milioni di partecipanti e una sigla tutta sua realizzata dagli Eugenio in via di Gioia, che in una strofa cantano: «C’è Grignani tra i cantanti, c’è il greenwashing tra i bagnanti».

Insomma, Sanremo è Sanremo ma anche il greenwashing non scherza.

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