Diritti

Tokyo: ti pago se te ne vai

Da aprile, il Governo giapponese offrirà alle famiglie che decideranno di lasciare la capitale circa 7.500 dollari per figlio. L’obiettivo: ripopolare i villaggi rurali colpiti dall’invecchiamento
Credit: Yuti shirota/unsplas
Tempo di lettura 4 min lettura
5 gennaio 2023 Aggiornato alle 13:15

Il Governo giapponese offrirà 1 milione di yen, circa 7.500 dollari, per figlio, alle famiglie che decidono di trasferirsi fuori dai quartieri centrali della capitale, nel tentativo di invertire il declino demografico nelle regioni. La decisione del Governo comporta un aumento consistente alla precedente tassa di trasferimento di 300.000 yen e avrà inizio a aprile, come manovra ulteriore di spinta verso la ripopolazione delle piccole città e dei villaggi, luoghi in cui la denatalità sta avendo da anni delle conseguenze importanti.

L’incentivo - che si aggiunge ai 3 milioni di yen già disponibili per il sostegno finanziario - sarà offerto alle famiglie che vivono nei 23 quartieri “centrali” di Tokyo, in altre parti dell’area metropolitana e nelle vicine prefetture di Saitama, Chiba e Kanagawa.

Come in moltissimi altri Stati del mondo, anche in Giappone la popolazione tende a concentrarsi nei grandi centri urbani e nelle capitali, grazie all’ampia scelta di servizi e possibilità lavorative; il rovescio della medaglia, però, è un’altissima densità di popolazione che si traduce spesso in difficoltà abitative, povertà e innalzamento del costo della vita.

Sebbene l’anno scorso la popolazione di Tokyo sia diminuita per la prima volta - una tendenza in parte attribuita alla pandemia di Coronavirus - il Governo giapponese ha deciso di incoraggiare, almeno economicamente, le persone a iniziare una nuova vita nelle zone “non alla moda” del Paese che sono state colpite dall’invecchiamento, dalla contrazione della popolazione e dalla migrazione dei più giovani verso Tokyo, Osaka e altre grandi città.

L’iniziativa ha ricevuto fin da subito l’adesione di circa l’80% dei comuni, con l’obiettivo di trarre profitto dal cambiamento di atteggiamento dell’opinione pubblica nei confronti della qualità della vita fuori città. Idea che ha preso piede anche grazie alla pandemia, in cui sempre più lavoratori hanno scoperto i vantaggi del lavoro a distanza. L’offerta di denaro, però, prevede una regola stringente: le famiglie che decideranno di muoversi fuori dai grandi centri della capitale devono vivere nelle nuove case per almeno 5 anni e un membro del nucleo familiare deve lavorare o avere intenzione di aprire una nuova attività. Chi si trasferisce prima dei 5 anni dovrà restituire il denaro.

I principali media giapponesi, il quotidiano economico Nikkei e il quotidiano Kyodo, hanno riportato i requisiti per ricevere l’incentivo che ha il fine di alleggerire la pressione abitativa e sui servizi di Tokyo, città che attualmente conta 35 milioni di abitanti. In linea di principio, le famiglie che si trasferiscono ricevono 1-3 milioni di yen per nucleo familiare, a condizione che soddisfino uno dei seguenti criteri: impiego presso una piccola o media impresa nell’area in cui si trasferiscono, continuazione del vecchio impiego attraverso il lavoro da remoto, avvio di un’attività nella nuova zona.

Il primo programma di incentivi per il trasferimento è stato ideato circa 3 anni fa, ma non ha avuto grande successo; secondo le stime del quotidiano economico Nikkei, nel 2021 hanno aderito 1.184 famiglie nel 2021, 71 del 2019 e 290 del 2020. Il Governo, questa volta, spera che entro il 2027 10.000 persone si trasferiscano da Tokyo alle aree rurali. E per attirare i nuovi residenti, le città e i villaggi svuotati hanno iniziato una vera e propria operazione di marketing, mettendo in risalto il fascino della vita rurale, il facile accesso a servizi di assistenza all’infanzia poco richiesti e, nel caso del villaggio di Otari nella prefettura di Nagano, la disponibilità di uomini “idonei”.

I recenti dati raccolti dal Governo giapponese parlano di una denatalità costante (si prevede che crollerà dagli attuali 125 milioni agli 88 milioni stimati nel 2065, un calo del 30% in 45 anni). Mentre il numero di ultrasessantacinquenni continua a crescere, il tasso di natalità rimane ostinatamente basso: nel 2021, il numero di nascite è stato di 811.604, il più basso da quando sono stati registrati i primi dati nel 1899.

Il programma di incentivi di Tokyo, anche a fronte dei numeri, sembra uno specchietto per le allodole: in primo luogo perché, secondo gli studi più accreditati, il problema della denatalità non è tanto dove si vive, ma come si vive. L’incentivo economico non è sufficiente a riequilibrare le nascite: serve piuttosto un incentivo sociale per cambiare le regole di una società che non funziona. Con riferimento al Giappone, per esempio, il mito della produttività, del progresso, l’assoluta centralità del lavoro, che diventa totalizzante, così invadente da annientare l’importanza delle interazioni sociali.

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