Economia

Italia e Francia: cosa (non) ci lega?

Secondo il Rapporto Economico 2022 - diffuso dall’ambasciata francese - gli scambi commerciali tra i 2 Paesi valgono più di 100 miliardi di euro. L’analisi, però, non approfondisce le relazioni industriali e finanziarie
Credit: Ozmo, Paris
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1 gennaio 2023 Aggiornato alle 13:00

Da un punto di vista economico e politico, sono numerose le questioni che hanno infiammato le discussioni italo - francesi nell’ultimo periodo. Oltre la gestione dei migranti, centro di un acceso dibattito tra Giorgia Meloni e Emmanuel Macron, c’è ora un nuovo rapporto diffuso dall’ambasciata francese (in collaborazione con il ministero francese dell’economia e delle finanze e il servizio economico romano della Direction général du Trésor) sulle relazioni economiche intrattenute tra i due Stati. L’obiettivo - forse - sottolineare la reciprocità di interessi delle 2 nazioni.

In effetti, il Rapporto Economico Italia Francia 2022 evidenzia una certa complementarità tra le stesse: una relazione dal valore di quasi 104 miliardi di euro. I rapporti commerciali sono cresciuti del 18% rispetto al 2020 identificando un plus sia nelle importazioni dall’Italia sia nelle esportazioni verso l’Italia: le prime per 45,9 miliardi di euro, le seconde per quasi 39 miliardi di euro.

Ad avere subito una crescita notevole sono, poi, gli investimenti italiani all’estero con un +17,5% nell’ultimo anno e un +133% negli ultimi 5, arrivando a uno stock di 54 miliardi di euro. Eppure, questa crescita non raggiunge il valore francese che si attesta ai 74,3 miliardi di euro, classificandola al secondo posto tra gli investitori nella penisola. K-way, Roger Vivier sono solo alcuni dei celebri marchi francesi oggi di proprietà di aziende italiane.

Diversi, poi, gli investimenti strategici nelle infrastrutture francesi: la stessa ambasciata riporta gli esempi di Saipem, società di ingegneria informatica nel settore energetico, o dell’azienda di trasporti Atlantia, legata alla creazione di autostrade e aeroporti. Tra gli investimenti italiani del 2021 e 2022 sono riportate 3 operazioni di non acquisizione: 60 milioni di euro con Iveco, 273 milioni di euro con Trenitalia e 20 milioni con Zambon, oltre a numerosi partenariati tra i 2 Paesi, come Essilorluxottica, Stellantis e Atr.

Eppure qualcosa sembra sfuggire tra le pagine del report: come si muove la Francia in Italia?

Si parla spesso e volentieri dello shopping di aziende come l’hobby preferito dei francesi. Nel 2021 la Francia ha effettuato in Italia 62 operazione di M&A (Merger & Acquisition) per un valore che sfiora i 3 miliardi di euro, raddoppiando le acquisizioni rispetto al 2020, seconda solamente agli Stati Uniti, che nello stesso anno hanno raggiunto 95 operazioni. Diversi i casi che non sono passati in sordina a partire dal settore bancario, dove nel 2021, per 840 milioni di euro, Credit Agricole ha acquisito Creval (credito valtellinese), dopo aver acquistato nel 2007 anche Cariparma, Cassa di Risparmio della Spezia, di Rimini, di San Miniato e di Cesena, o ancora Bnl, inglobata nel 2006 da BNP-Paribas.

La situazione è pero analoga in altri settori. Sempre nel 2021, in ambito farmaceutico, Cerba Healthcare ha acquisito Life brain per 1,2 miliardi di euro; 10 anni prima l’italiana Parmalat è passata sotto al controllo della francese Lactalis e i noti supermercati Gs si sono trasformati in Carrefour. È proprio la risonanza di queste notizie a rendere dubbioso il silenzio in merito da parte del report francese. In fondo, se si parla di rapporti economici tra i 2 Paesi, la finanza non dovrebbe essere inglobata?

Il report continua evidenziando il grande potenziale delle start up high tech: 27 le aziende unicorno francesi (ovvero che hanno un valore di mercato superiore a 1 miliardo di euro) e che potrebbero portare entro il 2025 a una crescita potenziale del Pil del 6% e alla creazione di oltre 224.000 posti di lavoro. Nella penisola il numero di start up innovative è inferiore ma, rispetto al 2019, gli investimenti totali in equity sono triplicati, passando da 694 milioni a oltre 2 miliardi nel 2022 con notevoli prospettive di crescita.

Settore di grande interesse è sicuramente il turismo, come sottolinea lo stesso report. Nel 2021 i francesi in visita nelle città italiane sono stati 6,8 milioni e hanno contribuito alla creazione di quasi 3 miliardi di euro. Altrettanto attraenti gli scenari francesi per i nostri connazionali e non solo per trascorrere le vacanze ma anche per lo studio. La Francia è il secondo Paese scelto dagli universitari per la mobilità Erasmus a cui si aggiungono oltre 15.000 studenti che hanno prediletto corsi di post-diploma in Francia.

Dulcis in fundo il rapporto segnala anche alcuni dei nomi italiani di spicco nelle società francesi con la qualifica di manager: da Francesca Bellettini, presidente e amministratrice delegata di Yves Saint Laurent, a John Elkann, indicato come presidente esecutivo di Stellantis (anche sé in realtà è il primo azionista singolo del gruppo automobilistico tramite Exor), fino a Andrea Giani della nazionale maschile di pallavolo francese e ai ben 33 calciatori francesi che vivono in Italia.

Tuttavia, il report rimane vago su aspetti essenziali: è necessaria un’analisi relativa anche all’ambito industriale e commerciale della relazione e all’aspetto finanziario. In fin dei conti ad avere rilievo sono sì i numeri, ma non certo quelli della maglietta dei calciatori di serie A.

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