Futuro

Stellantis: un nuovo modo di (ri)pensare le auto

Rilavorazione, riparazione, riutilizzo e riciclo. Sono le “4R” che dominano la nuova business unit della holding multinazionale. Obiettivo? Smontare le parti usate delle automobili, pulirle e ricostituirle
Il Ceo di Stellantis Carlos Tavares
Il Ceo di Stellantis Carlos Tavares Credit: ANSA/ALESSANDRO DI MARCO
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13 ottobre 2022 Aggiornato alle 14:30

Allungare la vita delle automobili e dei loro componenti per quanto più tempo possibile: come? Rigenerandoli a fine ciclo vita e reinserendoli nel flusso di produzione di nuovi veicoli e prodotti.

È il nuovo obiettivo della business unit di Stellantis, che vuole azzerare le emissioni di carbonio entro il 2038 e generare ricavi per 2 miliardi di euro entro il 2030.

“L’economia circolare svolge un ruolo importante nel percorso di Stellantis di conseguire, come prima azienda nel settore, l’obiettivo di azzerare le emissioni di carbonio entro il 2038”, comunica il gruppo. Ma la nuova business unit ha anche obiettivi finanziari di rilievo che, grazie al modello cardle.to-cardle, potrebbe generare ricavi per oltre 2 miliardi di euro in meno di dieci anni.

L’hub sorgerà nello stabilimento di Mirafiori già nel 2023, e sarà un punto di riferimento per il riciclo anche per altri Paesi europei, come a esempio la Spagna; i veicoli verranno invece smontati a Torino, dove verranno avviati al recupero parti e materiali, oltre a rigenerare le vetture che potranno avere una seconda vita.

Un primo esempio per il nostro Paese che segue la scia di altri grandi marchi, da Renault a Mercedes, da Audio a Bmw, da Volkswagen a Toyota, che hanno già lanciato piani dedicati.

E dunque l’obiettivo è non buttar via niente. Non solo per una questione etica e ambientale, non solo perché l’Unione europea spinge in questa direzione, rivedendo i traguardi in materia di riciclo e ampliando le responsabilità per le case automobilistiche. Ma anche per i margini e i profitti. Perché sì, è anche una questione economica.

In merito, Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis, ha dichiarato: «Creeremo un business completamente integrato, redditizio e a 360 gradi sull’economia circolare, che ci possa aiutare a fare da apripista in modo responsabile».

A capo del settore, Alison Jones, senior vice-presidente, che ha sottolineato come, tra gli altri traguardi, vi siano il taglio del 50% dei consumi di energia e una riduzione dell’uso delle materie prime dell’80%. Un obiettivo ambizioso, certo, ma che non impedisce a Stellantis di mettersi in gioco.

«Il nostro impegno è di costruire un business sostenibile e capace di generare profitti e di rendere le auto elettriche più accessibili a livello di prezzo, una delle grandi sfide della transizione», ha sottolineato Jonas.

A dare l’impulso a questa nuova vita delle automobili e relativi componenti è stata la transizione verso l’elettrico, e Volkswagen ha fatto da apripista, aprendo il primo impianto per il riciclo delle batterie a Salzgitter, in Germania. In questo modo, per la casa automobilistica è stato possibile recuperare preziosissime materie prime come litio, nichel, manganese e cobalto, oltreché alluminio, rame e plastiche.

Analogamente, Bmw ha lanciato un programma di economia circolare che prevede di arrivare al 50% di materiali riciclati. Da canto suo, Renault ha un programma simile a Stellantis rispetto al riciclo: il gruppo di Luca De Meo, amministratore delegato di Renault, ha individuato due siti di “re-factory”, il primo a Flins, nell’hinterland parigino e a regime dal 2024; il secondo a Siviglia, in Spagna.

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