Ambiente

Tiwi Islands: Davide vince ancora contro Golia

In Australia una comunità locale si è opposta con successo a una società di trivellazione che voleva operare vicino alle proprie coste. Non è l’unico caso di vittoria di Davide contro Golia. Che il vento stia cambiando?
Credit: EPA/KABIR DHANJI 
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1 gennaio 2023 Aggiornato alle 06:30

Nel film Le ali della libertà, la voce narrante di Morgan Freeman che accompagna l’immagine in dissolvimento del protagonista Andy che combatte per non essere violentato dal gruppo di detenuti chiamati le sorelle, dice «vorrei raccontarvi che Andy ce la fece, che riuscì a salvarsi, che qualcuno lo aiutò, ma non è così».

Abituati dall’esperienza a pensare che nello scontro tra forti e deboli, solo in pochi casi possa ripetersi la vittoria di Davide contro Golia, apprendiamo sempre con gioia che il miracolo possa ripetersi.

Senza voler paragonare le compagnie petrolifere né alle sorelle del film né ai filistei che combattevano il popolo eletto, è di questi giorni la notizia che Davide ha vinto ancora e non solo al primo round ma anche al secondo.

Il redivivo Davide veste i panni di Dennis Tipakalippa, rappresentante di una comunità locale, il terreno dello scontro sono le isole Tiwi in Australia e Golia è una società di trivellazione.

Il 2 dicembre 2022 la corte federale competente ha rigettato l’appello proposto dalla società di trivellazione Santos contro la sentenza emessa il 2 settembre 2022 a favore di Dennis Tipakalippa e la comunità locale da lui rappresentata, i Traditional Owners, che si era opposta alla concessione per ricerche di gas vicino alle loro coste, rilasciata dalle autorità senza che la Santos avesse consultato le comunità locali.

Dalle poche fonti reperibili e da un video che circola in rete in cui lo stesso Dennis Tipakalippa esprime il suo pensiero, è interessante notare che la difesa dell’ambiente per queste comunità va oltre la natura stessa e copre anche il senso identitario, le tradizioni e la spiritualità.

Davide ha quindi questa volta vinto anche il secondo round e non è il solo.

Una nuova aria infatti sembra respirarsi nel mondo, dal momento che una simile vicenda ha visto le comunità locali di alcune coste del Sud Africa ottenere un verdetto analogo contro la Shell il primo settembre 2022 (qui siamo al primo grado e non si sa ancora se la compagnia petrolifera appellerà).

Il principio che si sta affermando è la necessità nei procedimenti concessori di consultare le comunità locali che sono le prime a risentire delle ricadute negative delle trivellazioni. Siamo in entrambi i casi in Paesi di common law, sistemi giuridici distanti dal nostro ma poi non così lontani e non è arduo pensare che anche in Italia una vicenda simile potrebbe ricondursi alla tutela dei portatori di interessi diffusi.

Una goccia nel mare di petrolio e del gas che sono estratti ogni giorno ma forse anche l’alba di una nuova era, dove l’ambiente e la biodiversità siano intese in modo totale, comprendendo le persone che vi vivono.

In tal senso sono importanti anche i risultati della Cop 15 (conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità) da poco conclusosi, che ha affermato la necessità del coinvolgimento delle comunità locali nella preservazione della natura.

Come spesso accade, le risoluzioni adottate in questi contesti internazionali hanno solo in parte un valore vincolante e unicamente per gli impegni che assumono i Paesi aderenti, ma possono essere considerate anche fonti di soft law, ovvero norme non vincolanti alle quali però i giudici dovrebbero ispirarsi nell’interpretare le norme di legge applicabili, seguendo ciò che meglio si adatta ai principi di soft law espressi in questi contesti.

In Australia e in Sud Africa le corti si sono espresse prima che le risoluzioni Cop 15 fossero adottate e ora c’è da sperare che queste diano ulteriore forza a coloro che si oppongono al degrado ambientale. Forse è solo una speranza, ma tornando al film Le ali della libertà: «la speranza è una cosa buona, forse la migliore e le cose buone non muoiono mai».

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