Economia

Lavoratori e “scoraggiati”: facciamo il punto

In base ai dati Istat, il tasso di occupazione è cresciuto dello 0,2% nel mese di ottobre. Ma sono anche aumentate rispetto allo scorso anno le persone che non cercano lavoro per paura di non trovarlo (+8,4%)
Credit: Garrett Rowland/Courtesy of IA Interior Architects
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23 dicembre 2022 Aggiornato alle 19:00

Occupazione ancora stabile al 60,2% per il terzo trimestre del 2022. Ma sono ancora molte le difficoltà che ostacolano un andamento positivo nel mondo del lavoro. Una su tutte: l’aumento degli scoraggiati.

A confermarlo è l’Istat, il quale segnala una crescita di coloro che non cercano lavoro poiché convinti di non trovarlo. Gli scoraggiati sono 1 milione e 100.000, l’8,4% in più rispetto al 2021 (+86.000). Questo incremento sembra interessare principalmente gli uomini (+11,6%) mentre le donne sono più ottimiste (+6,2%).

Osservando la tendenza del terzo semestre, i dati riportano un aumento di +34.000 dipendenti a tempo indeterminato; questa cifra non va a bilanciare la riduzione di 59.000 dipendenti a tempo determinato. Nei mesi di luglio, agosto e settembre l’Istat segnala 12.000 occupati in meno rispetto al trimestre precedente.

Tuttavia, la tendenza negativa vede una ripresa nel mese di ottobre dove viene registrato un aumento di +82.000 lavoratori e una crescita del tasso di occupazione di 0,2 punti. Crescono le retribuzioni lorde su valori annui, con un aumento dello 0,3% rispetto allo stesso periodo del 2021. Al contempo, su base annua, diminuiscono i disoccupati di 284.000 unità, facendo scendere, nel terzo trimestre, il tasso di disoccupazione al 7,9%, valore minimo dal 2009.

I disoccupati sono 1,98 milioni. Questa diminuzione è preoccupante, secondo Tiziano Treu, Presidente del Cnel, perché potrebbe causare un aumento del cosiddetto mismatch, ossia lo squilibrio tra domanda e offerta di lavoro. Infatti, continua Treu durante la presentazione del Rapporto 2022 sul mercato del lavoro, «le più gravi criticità relative all’incontro tra domanda e offerta si manifesteranno per le professioni tecniche legate alla transizione digitale e per professioni di difficile reperimento nei settori della sanità e dei servizi sociali. Si stima che tra il 2022 e il 2026 il mercato del lavoro italiano potrà avere bisogno di 4,1 - 4,6 milioni di occupati grazie dal Pnrr».

Sempre nel Rapporto 2022 redatto dal Cnel, viene evidenziata una crescita del tasso di occupazione giovanile del 44,2%, che non si registrava dall’inizio del 2012. Secondo il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, nel mercato permangono disparità nelle opportunità lavorative. Tuttavia, vi è una preferenza per coloro che hanno livelli di scolarizzazione più alti e vengono penalizzate ancora una volta le donne.

Queste appaiono meno presenti nei settori in cui il Pnrr sta investendo; il tasso di inattività femminile sale al 30%, mentre per le donne straniere raggiunge il 40%. Per quanto riguarda la popolazione immigrata, è cresciuto il numero degli occupati sul totale della forza lavoro, raggiungendo il 16% nel 2020.

L’elevato numero di forza lavoro straniera è dovuto all’ampia richiesta di lavoro flessibile, poco qualificato e a basso costo. Per esempio, nel settore agricolo, edile e alberghiero si concentra un elevato numero di immigrati uomini; mentre le donne sono più presenti nel settore alberghiero e in quello dell’assistenza domestica e di cura della persona, dove rappresentano il 42,7% del totale, mentre tra le italiane solamente il 7,3%.

Come conferma anche il Rapporto del Cnel, un fattore sicuramente decisivo per la ripresa, per una crescita potenziale dell’economia e uno sviluppo del mercato del lavoro è il Piano di Ripresa e Resilienza. Bisogna dare spazio al Piano; solamente attraverso l’effettiva attuazione di ciò che è stato stabilito durante la stesura potrà garantire e sostenere la ripresa dell’economia italiana, e così la crescita dell’occupazione.

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