Ambiente

I venerdì neri della Terra

Con il Black Friday il risparmio è assicurato, ma l’ambiente paga salati i rifiuti e le emissioni per i trasporti. L’Unesco propone il Blue Friday
Credit: Jay Clarck/unsplash
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24 novembre 2022 Aggiornato alle 13:15

A chi conviene il Black Friday? Alle tasche dei consumatori e al sell-out delle aziende, d’accordo. Ma la settimana di scontistica nei negozi fisici e online - che ruota intorno al “venerdì nero” successivo al Giorno del ringraziamento e culmina nel Cyber Monday - oltre ad aumentare lo stress da acquisto compulsivo, ha un impatto anche sulla salute dell’ambiente.

Una ricerca realizzata da Waste Managed stima che l’80% dei prodotti acquistati durante il Black Friday finisce in discarica, viene incenerito o viene riciclato male. In particolare verrebbe riciclato solo il 29% dei rifiuti elettronici connessi alla “settimana santa” dello shopping. Ma a inquinare il venerdì del retail è anche il settore del trasporto.

Durante il venerdì nero di quest’anno, secondo le stime effettuate da Transport & Environment (T&E), solo in Europa saranno rilasciate nell’atmosfera 1,2 milioni di tonnellate di CO2 da parte dei camion che consegnano i pacchi a magazzini e negozi. Si tratta di un incremento di 600.000 tonnellate, il 94% in più rispetto a una settimana media, pari a circa 3.500 voli andata e ritorno da Parigi a New York.

Se l’implementazione del trasporto elettrico può ridurre il problema a valle, a monte iniziano a fiorire iniziative per sensibilizzare i consumatori, investiti in primo luogo in qualità di cittadini.

Così la Commissione oceanografica intergovernativa (Ioc) dell’Unesco ha deciso di rispondere al Black Friday con il Blue Friday, un evento in programma il 25 e 26 novembre a Venezia per trasformare “il venerdì più nero dell’anno in un momento per salvaguardare e rigenerare il nostro Mar Mediterraneo attraverso iniziative di Educazione all’oceano dedicate a tutte le generazioni».

«Una vera e propria chiamata all’azione rivolta a cittadini, istituzioni, aziende e centri di ricerca» per «salvaguardare e rigenerare il nostro Mar Mediterraneo. Si può cambiare rotta, mettendo al centro l’ambiente e non i consumi, promuovendo uno stile di vita più responsabile in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030», ha dichiarato Francesca Santoro, Senior Programme Officer per Ioc-Unesco e responsabile a livello mondiale dell’Ocean Literacy per il Decennio del Mare.

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