Diritti

Usa: via la schiavitù dalle costituzioni statali

Durante le elezioni di Midterm, Louisiana, Alabama, Tennessee, Oregon e Vermont hanno votato per eliminare una clausola “scappatoia” che legalizza il lavoro forzato per alcuni carcerati
Un sostenitore di Trump vota con una scheda scritta il giorno delle elezioni in un seggio elettorale presso la Old Stone School di Hillsboro, Virginia, USA, 08 novembre 2022.
Un sostenitore di Trump vota con una scheda scritta il giorno delle elezioni in un seggio elettorale presso la Old Stone School di Hillsboro, Virginia, USA, 08 novembre 2022. Credit: EPA/MICHAEL REYNOLDS
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
9 novembre 2022 Aggiornato alle 19:00

Negli Stati Uniti la schiavitù fu messa fuorilegge nel 1865, ma il 13° emendamento della Costituzione prevedeva un’eccezione: “Né la schiavitù né la servitù involontaria, se non come punizione per un crimine per il quale la parte è stata debitamente condannata, potranno esistere all’interno degli Stati Uniti o in qualsiasi luogo soggetto alla loro giurisdizione”. Gli elettori di Alabama, Louisiana, Vermont, Oregon e Tennessee hanno votato per abolire la clausola dalle costituzioni dei loro Stati una volta per tutte.

Gli emendamenti proposti in occasione delle elezioni di Midterm, che si sono svolte ieri, escludono esplicitamente la schiavitù e la servitù come potenziali punizioni o eliminano del tutto i termini dalle leggi statali. Secondo i primi risultati dei referendum, Alabama, Tennessee e Vermont sarebbero verso l’abolizione, come anche l’Oregon, ma quest’ultimo è ancora in bilico. Gli elettori della Louisiana, invece, avrebbero votato a maggioranza “no”.

Come spiega l’emittente Al Jazeera, questo voto punta a eliminare le scappatoie che hanno portato alla proliferazione di una forma diversa di schiavitù: il lavoro forzato da parte di persone condannate per determinati reati. Attualmente, ai prigionieri che si rifiutano di lavorare possono essere negati privilegi come le telefonate e le visite ai familiari, oltre a dover affrontare l’isolamento. Le iniziative al ballottaggio, spiega Associated Press, non impongono cambiamenti immediati nelle carceri statali, ma possono portare a intraprendere contestazioni legali se i prigionieri vengono costretti a lavorare sotto minaccia di sanzioni o di perdita dei privilegi se rifiutano di farlo.

È da decenni che vari movimenti tentano di porre fine o regolamentare l’uso del lavoro carcerario, da quando gli ex Stati confederati hanno iniziato a escogitare modi per mantenere la dinamica della schiavitù dopo la Guerra Civile: inizialmente usavano misure restrittive note comeBlack codes, perché applicate quasi esclusivamente agli afroamericani, per criminalizzare azioni non ostili come parlare a voce troppo alta o non lasciare il marciapiede ai bianchi. L’eccezione prevista dal 13° emendamento continua a consentire lo sfruttamento della manodopera a basso costo delle persone incarcerate, più di 150 anni dopo che i neri ridotti in schiavitù e i loro discendenti ne furono liberati attraverso la ratifica della norma.

Alla Cnn Bianca Tylek, direttrice esecutiva di Worth Rises, un’organizzazione no-profit che si batte per eliminare la clausola in questione, ha spiegato che «Se le popolazioni votano a favore di questo provvedimento a livello statale, dobbiamo credere che anche i loro rappresentanti al Congresso dovranno sostenerlo come misura federale. Più Stati lo faranno, maggiore sarà il sostegno federale che potremo ottenere».

Gli elettori dell’Alabama hanno votato per una revisione della Costituzione statale che include cambiamenti per eliminare il linguaggio razzista e mira a rendere la Costituzione più accessibile ai cittadini. Con la vittoria del sì, “nessuna forma di schiavitù esisterà in questo Stato; e non vi sarà alcuna servitù involontaria”, recita il nuovo testo. In Louisiana vale lo stesso discorso: se fosse approvata, la nuova Costituzione direbbe che “La schiavitù e la servitù involontaria sono proibite”.

In Oregon, la misura punta a rimuovere “tutto il linguaggio che crea un’eccezione e rende inequivocabile il divieto contro la schiavitù e la servitù involontaria”. Il provvedimento del Tennessee chiede che la schiavitù sia “proibita per sempre”. In Vermont, che è stata la prima colonia statunitense ad abolire completamente la schiavitù nel 1777, ha provato a modificare la propria costituzione eliminando la clausola di eccezione. La Costituzione modificata reciterebbe: “Che tutte le persone nascono ugualmente libere e indipendenti e hanno alcuni diritti naturali, intrinseci e inalienabili, tra i quali il godimento e la difesa della vita e della libertà, l’acquisizione, il possesso e la protezione della proprietà, il perseguimento e l’ottenimento della felicità e della sicurezza; pertanto la schiavitù e la servitù a contratto in qualsiasi forma sono proibite”.

Questi Stati arrivano dopo il Nebraska e lo Utah, che hanno rimosso dalle loro costituzioni il linguaggio che consente la schiavitù nelle elezioni generali del 2020. 2 anni prima è toccato al Colorado. Ma ci sono ancora quasi 20 Stati, e relative costituzioni, che consentono la schiavitù.

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