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Usa: oggi si vota per le elezioni di Midterm

Servono a rinnovare la Camera e un terzo del Senato. Spesso rappresentano anche un referendum sull’operato del presidente in carica dopo la prima metà di mandato
Un cappellino trumpiano svetta tra la folla di Miami il 6 novembre 2022, al raduno per l'elezione del senatore Marco Rubio in Florida
Un cappellino trumpiano svetta tra la folla di Miami il 6 novembre 2022, al raduno per l'elezione del senatore Marco Rubio in Florida Credit: EPA/CRISTOBAL HERRERA-ULASHKEVICH
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
8 novembre 2022 Aggiornato alle 13:00

Negli Usa è già tempo di far parlare le urne: oggi, infatti, ci sono le elezioni di Midterm. Come suggerito dal nome - che significa “medio termine” - si tratta di una tornata in calendario 2 anni dopo l’elezione del Presidente (quindi proprio alla metà esatta del mandato, che negli Stati Uniti dura 4 anni).

Cosa si vota nelle elezioni di Midterm?

I cittadini americani che oggi si recheranno ai seggi sono chiamati a esprimersi sui rappresentanti di Camera e Senato. Il sistema statunitense è un po’ più complesso rispetto a quello italiano. La Camera, infatti, si rinnova completamente ogni 2 anni: quindi a ogni votazione (presidenziale e di Midterm), si eleggono nuovi rappresentanti. Chi siede in Senato, invece, ci resta 6 anni ma le loro elezioni sono sfalsate in modo che ogni 2 anni si rinnovi un terzo dei rappresentanti.

Il voto di oggi, quindi, stabilisce la composizione completa della Camera e di un terzo del Senato. Ma serve anche per rinnovare alcuni governatori: 39 questa volta, ai quali si sommano altri incarichi statali minori, e locali e alcuni referendum.

A causa della loro collocazione temporale, le elezioni di metà mandato vengono spesso considerate un referendum sulla presidenza in corso, soprattutto dai media che ne approfittano per stilare un bilancio di quanto fatto o solo promesso e sondare l’umore politico dei cittadini.

Chi è favorito alla vittoria?

Alla vigilia del voto i sondaggi sono tutti compatti nel propendere per una vittoria repubblicana e Joe Biden si è mostrato piuttosto preoccupato, anche se il destino che sembra attenderlo non è del tutto inaspettato visto che raramente chi guida il Paese si aggiudica le elezioni di Midterm.

Entrando nel dettaglio, i deputati che dovranno essere eletti sono 435 e probabilmente saranno in maggioranza repubblicani. Se così fosse il controllo cambierebbe direzione, visto che attualmente è in mano ai democratici.

Per il Senato i giochi sono più aperti. I senatori da eleggere sono 100 e al momento repubblicani e democratici sono in parità, con 50 a testa. Nonostante questi ultimi abbiano formalmente la maggioranza perché la vicepresidente Kamala Harris ha diritto di voto in caso di stallo, ai repubblicani basta strappare un solo seggio agli avversari per ottenere la maggioranza.

Se questo scenario dovesse concretizzarsi, il cammino di Joe Biden potrebbe complicarsi non tanto a lungo termine, visto che le elezioni di Midterm non influenzano quasi mai quelle presidenziali successive, ma nel breve periodo. Con un Congresso a maggioranza repubblicana, infatti, si troverebbe a essere un Presidente con poteri dimezzati e forti difficoltà nel far approvare le leggi (per cui il passaggio alle Camera è obbligatorio).

Quali sono gli Stati da tenere d’occhio

Non tutto però è già scritto e chi conosce il sistema elettorale americano sa bene che non conta solo quanti voti si prendono ma anche dove. Molti Stati sono fortemente radicati da un lato o dall’altro ma ce ne sono altri, definiti Swing States, sempre in bilico ed è lì che si giocano le sfide più importanti.

Storicamente si è sempre guardato con interesse a Florida e Ohio ma da alcuni anni la partita si è spostata e oggi gli occhi sono puntati su Georgia, Nevada, Arizona, Wisconsin e soprattutto Pennsylvania, il cui seggio sembra essere quello davvero decisivo.

E non è un caso che proprio lì si siano svolti, nel giro di poche ore, i comizi conclusivi delle campagne elettorali, alla presenza dei rispettivi leader, Joe Biden e Barack Obama da un lato e Donald Trump dall’altro.

Le dichiarazioni alla vigilia

Alla vigilia del voto sono in molti a scommettere che il vero vincitore sarà proprio Donald Trump. Volato nel Keystone State (soprannome dato alla Pennsylvania da inizio Ottocento, che significa letteralmente Stato chiave di volta) per sostenere la candidatura al Senato del repubblicano Mehmet Oz (il Dottor Oz reso celebre da uno show televisivo che portava il suo nome) e del candidato governatore Doug Mastriano, il tycoon ha aizzato la folla con tutto il repertorio trumpiano delle grandi occasioni, ribadendo come le ultime elezioni siano state truccate e il Paese sia meno sicuro con i democratici a guidarlo.

Uno show in piena regola conclusosi con la quasi ufficializzazione della sua candidatura alle presidenziale del 2024, che tutti ormai danno per certa. «Non lo dirò in questo momento ma vi prometto, che tra pochissimo tempo sarete molto felici», ha dichiarato, supportato da un’onda acustica scandiva dal motto: Make America Great Again.

I democratici però non sono stati a guardare, e nelle stesse ore a Philadelphia hanno schierato la loro punta di diamante: Barack Obama, che dal palco insieme al presidente in carica per sostenere il candidato del al Senato John Fetterman, ha fatto un discorso motivazionale chiamando a raccolta soprattutto gli intenzionati a disertare le urne. «Le elezioni di medio termine non sono uno scherzo, la nostra democrazia è un lavoro di squadra, un presidente non può agire da solo. Voi avete un presidente incredibile alla Casa Bianca e può continuare a fare cose grandiose se votate. Può fare anche di più, ma dipende da voi. Chi proteggerà le vostre famiglie? I repubblicani che vogliono riempire le strade di armi o i leader democratici?».

Molti cittadini hanno già votato, avvalendosi della possibilità di esercitare l’early voting, il voto anticipato, ma la maggior parte si recherà alle urne proprio oggi. Non resta che attendere e scoprire se il presidente in carica i prossimi anni potrà dormire sonni tranquilli o dovrà guardarsi dall’ombra di The Donald.

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di Redazione 3 min lettura