Diritti

Miss Usa: le donne trans non sono donne

La modella transgender Anita Green ha perso la causa contro il concorso di bellezza per essere stata esclusa dalla competizione. Il motivo: non è una “natural born female”
Credit: Profilo Instagram di Anita Green
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
8 novembre 2022 Aggiornato alle 09:00

La sua partecipazione avrebbe interferito con “la visione ideale della femminilità americana”. Così Anita Green, una donna transgender originaria dell’Oregon, è stata esclusa da un concorso di bellezza statunitense, a cui lei stessa ha fatto ha fatto causa per aver violato una legge contro la discriminazione di genere. Ma una corte d’appello federale ha dato ragione all’organizzazione in nome della libertà di espressione sancita dal Primo Emendamento.

La sentenza da 106 pagine della Corte d’Appello del 9° Circuito degli Stati Uniti è stata emessa in risposta a una causa intentata da Anita Green, che aveva denunciato il concorso di Miss United States of America per averle impedito di gareggiare nel 2019, violando così una legge antidiscriminazione dello Stato dell’Oregon. Secondo i giudici, obbligare il concorso a includere concorrenti transgender violerebbe il diritto alla libertà di parola dell’organizzazione di esprimere quella che considera la visione ideale della donna.

Green ha partecipato a diversi concorsi in passato, tra cui Miss Montana Usa, Miss Earth e Miss World Universal: a quest’ultimo prenderà nuovamente parte a breve. Il concorso in questione si definisce “un sistema per tutte le donne dai 25 anni in su con un focus su diversità, equità e inclusione”. Tra i criteri di ammissione di Miss Stati Uniti d’America, invece, Green ha dichiarato che c’è la richiesta esplicita di essere “natural born females”. Gli organizzatori, dunque, non ritengono che le donne transgender siano qualificabili come donne.

A Green non è bastato appellarsi alla legge statale che definisce illegale negare l’accesso agli spazi pubblici alle persone in base al loro sesso o alla loro identità di genere, l’Oregon Public Accommodations Act: gli avvocati del concorso hanno affermato che il programma è stato concepito per celebrare la femminilità e promuovere un messaggio di “emancipazione biologica femminile”. 2 dei 3 giudici hanno votato a favore dell’organizzazione, affermando che costringerla a includere una donna transgender avrebbe alterato radicalmente il messaggio che il concorso stava cercando di inviare.

“Come il teatro, il cinema o l’halftime show del Super Bowl, i concorsi di bellezza combinano il discorso con performance dal vivo come musica e danza per esprimere un messaggio - ha scritto il giudice Lawrence VanDyke, nominato dall’ex presidente repubblicano Donald Trump - E sebbene il contenuto di questo messaggio vari da concorso a concorso, è comunemente inteso che le gare di bellezza sono generalmente concepite per esprimere la ‘visione ideale della femminilità americana’”.

La giudice Susan P. Graber, l’unica in disaccordo, ha affermato che i colleghi hanno saltato dei passaggi importanti quando hanno deciso se il Primo Emendamento fosse applicabile. «La corte avrebbe dovuto innanzitutto valutare se la legge statale dell’Oregon fosse applicabile al caso, cosa che avrebbe potuto risolvere la causa prima che i giudici dovessero prendere in considerazione la questione del Primo Emendamento», ha detto Graber all’Associated Press.

L’anno scorso, dopo che un tribunale di grado inferiore si era schierato a favore del concorso, Green era rimasta delusa, ma fiera di aver portato alla luce la discriminazione delle persone transgender all’interno del circuito dei concorsi. «Credo che Miss Stati Uniti d’America sia dalla parte sbagliata della storia per aver scelto di discriminare attivamente le persone transgender, ma la strada per creare un cambiamento significativo è sempre stata lunga e accidentata», aveva detto Green all’epoca. «Le donne transgender sono donne. Il mio messaggio è sempre stato coerente ed è questo: ogni persona è bella».

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