Diritti

Twitter: la lettera di licenziamento è una roulette

“Domani saprai se lavorerai ancora con noi” dice la mail arrivata nella casella di posta dei dipendenti. Espulsioni, tweet razzisti e investitori in fuga: ecco la prima settimana di Elon Musk
Credit: EPA/Carina Johansen
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 8 min lettura
4 novembre 2022 Aggiornato alle 13:00

Sono passate da poco le 9 del mattino. Continuate ad aggiornare freneticamente la mail per vedere se il messaggio che potrebbe cambiare la vostra vita è arrivato. Perderete il lavoro – da un giorno all’altro – o sarete tra i fortunati che domani potranno sedersi di nuovo alla scrivania?

Non è un incubo distopico, ma quello accadrà a oltre 7.500 dipendenti di Twitter (la compagnia acquistata settimana scorsa da Elon Musk, patron di Tesla), più della metà dei quali potrebbero perdere il posto di lavoro.

Dipendenti, benvenuti agli Hunger Games

Dopo la decapitazione quasi immediata dei vertici dell’azienda, i segnali che sarebbe arrivato un – enorme – giro di vite anche sui dipendenti erano evidentissimi. Musk non ha incontrato i dipendenti di Twitter dopo il suo ingresso nella compagnia e voci di licenziamenti sono state sempre più insistenti dopo che la scorsa settimana il Washington Post ha rivelato che il nuovo proprietario aveva detto ai potenziali investitori che prevedeva di tagliare il personale di quasi il 75%.

Ieri è arrivata la risposta o, meglio, arriverà oggi, nella giornata di venerdì 4 novembre, nella forma di una mail dallo sterile oggetto Your Role at Twitter. Per chi è dentro, il messaggio arriverà sulla casella aziendale. Per chi è fuori, su quella personale. Chi non ha ricevuto niente alle 5 del pomeriggio, è invitato a contattare l’azienda. Per tutto il giorno, gli uffici saranno chiusi.

La lettera che spiegava il processo di licenziamento massivo, diffusa dal Washington Post, è a tutti gli effetti la prima comunicazione ufficiale di Musk al suo team.

Significativamente, non solo non è firmata (riporta solo in calce un generico “Twitter”) ma, come fa notare il giornalista del Post Will Oremus in un tweet, entrambi i campi “To” e “From” della mail riportano genericamente “team (All Full Employees)”.

Team,

Nel tentativo di riportare Twitter in salute, venerdì affronteremo il difficile processo di riduzione della nostra forza lavoro globale. Siamo consapevoli che ciò avrà un impatto su un certo numero di persone che hanno dato preziosi contributi a Twitter, ma questa azione è purtroppo necessaria per garantire il successo dell’azienda in futuro.

Data la natura della nostra forza lavoro distribuita e il nostro desiderio di informare le persone interessate il più rapidamente possibile, le comunicazioni per questo processo avverranno via email. Entro le 9:00 PST di venerdì 4 novembre, tutti riceveranno un’email individuale con l’oggetto: Il tuo ruolo a Twitter. Si prega di controllare la posta elettronica, inclusa la cartella spam.

Se il tuo impiego non è interessato, riceverai una notifica tramite la tua email di Twitter.

Se il tuo impiego è interessato, riceverai una notifica con i passaggi successivi tramite la tua email personale.

Se non ricevi un’email da twitter-hr@ entro le 17:00 PST di venerdì 4 novembre, invia un’email a peoplequestions@twitter.com.

Per garantire la sicurezza di ogni dipendente, nonché dei sistemi Twitter e dei dati dei clienti, i nostri uffici saranno temporaneamente chiusi e tutti gli accessi ai badge verranno sospesi. Se sei in un ufficio o stai andando in ufficio, torna a casa.

Riconosciamo che questa è un’esperienza incredibilmente impegnativa da affrontare, indipendentemente dal fatto che tu ne sia colpito o meno. Grazie per continuare ad aderire alle politiche di Twitter che ti vietano di discutere di informazioni aziendali riservate sui social media, con la stampa o altrove.

Siamo grati per i tuoi contributi a Twitter e per la tua pazienza mentre procediamo attraverso questo processo.

Grazie.

Twitter

Come fanno notare diversi esperti sui quotidiani statunitensi e in moltissimi commenti su Twitter destinati proprio ai lavoratori che rischiano il licenziamento, non si tratta solo di un’azione al di fuori di ogni etica professionale e umana, ma anche illegale. Come ha spiegato a esempio Lisa Bloom, avvocata del lavoro californiana, «La legge WARN richiede che Twitter dia un preavviso di 60 giorni per un licenziamento massivo. Si configura come tale un licenziamento di più di 50 dipendenti in un periodo di 30 giorni». Un preavviso che, evidentemente, non c’è stato.

Tra l’altro, come riporta ancora il Washington Post, già da giovedì, ben prima dell’ora X stabilita, alcuni lavoratori avevano già iniziato a perdere l’accesso ai sistemi interni, come il servizio di posta elettronica e messaggistica Slack.

Nello stesso articolo, il giornalista Faiz Siddiqui riporta che venerdì mattina presto le persone che non sono state licenziate hanno iniziato a ricevere email che confermavano che erano ancora impiegate e che anticipavano che Musk «si sarebbe rivolto presto ai dipendenti per parlare dei suoi piani per l’azienda, secondo le email visualizzate da The Post».

Anche coloro che sono stati licenziati hanno iniziato a ricevere email. Per chi rimane, lo smartworking sarà eliminato.

Troll e razzisti, bentornati a casa

Ad essere critico non è solo l’approccio alla forza lavoro, ma anche il nuovo volto che Musk sembra voler dare alla piattaforma. L’insistenza sulla “libertà di parola” e l’onnipresente autorappresentazione come un “assolutista della libertà di parola” – oltre alle critiche ai precedenti leader dell’azienda definiti eccessivamente rigidi e repressivi – alimentano ben più che un sospetto che il nuovo corso di Twitter sia all’insegna, non tanto della libertà di espressione, quanto dell’odio e della violenza.

“Elon ora controlla Twitter. Scatenate gli insulti razziali. K---S E N-----S [slur world per ebrei e neri]”; “Posso esprimere liberamente quanto odio i n-----s .… ora, grazie elon”. Questi sono solo due tra le centinaia di migliaia di messaggi che si sono diffusi, anche grazie a gruppi di troll organizzati, dopo la conferma dell’acquisizione da parte di Musk, annunciata proprio in uno stringato ma significativo tweet the bird is freed” (l’uccellino è stato liberato).

Un tweet, consistente in un singolo insulto razziale scritto in lettere maiuscole, è stato retwittato più di 700 volte ed ha ricevuto più di 5.000 mi piace. L’aspetto più problematico, però, è che stato twittato giovedì sera ed è rimasto online per più di 16 ore. Oltre a quelli razzisti, i messaggi misogini e anti Lgbtq+ sono diventati sempre più numerosi.

Secondo il Network Contagion Research Institute «le evidenze suggeriscono che i cattivi attori stanno cercando di testare i limiti Twitter. Diversi post su 4chan incoraggiano gli utenti ad amplificare insulti sprezzanti. Per esempio, nelle ultime 12 ore, l’uso della n-world è aumentato di quasi il 500% rispetto alla media precedente». Le 12 ore in oggetto erano quelle successive all’acquisto.

Libertà di espressione sì, ma a pagamento

Tutta questa libertà di espressione, però, ha un costo, non solo sulla pelle di chi deve subire offese e violenze, ma anche un corrispettivo monetario. Per far quadrare i conti dopo l’esorbitante cifra di acquisto di 44 miliardi di dollari, infatti, oltre ai licenziamenti Musk pensa anche a opzioni a pagamento, in particolare per chi ha la spunta blu che indica un profilo verificato e che a breve potrebbe diventare a pagamento.

La cifra ancora non si sa: inizialmente si parlava di 20$, che sono scesi a 8 in un surreale scambio di tweet con il Re della letteratura: in risposta alle dichiarazioni di Stephen King «Venti dollari per la spunta blu? Sono loro che dovrebbero pagare me», Musk ha infatti twittato «Dobbiamo pagare i conti in qualche modo. Twitter non può affidarsi solo agli investitori pubblicitari. Che ne dici di 8?». Anche una serie di meme – decisamente dal sapore retrò – sembrerebbero confermare che la cifra dovrebbe essere questa.

Investitori in fuga

La prima settimana di Musk alla guida di Twitter sembra avere ben più luci che ombre. Il segno più evidente è la risposta degli investitori, che starebbero abbandonando la piattaforma o sospendendo le proprie campagne pubblicitarie. A influenzare le decisioni sarebbero soprattutto proprio i cambiamenti a livello di organico, sia i licenziamenti del personale – che potrebbero tradursi in una minore sicurezza della piattaforma se andassero a colpire massivamente il team che se ne occupa – che i cambiamenti radicali ai vertici. È il caso, come riporta il Corriere della Sera della dimissionaria Sarah Personette, chief commercial officer di Twitter, che era stata il loro principale punto di contatto presso l’azienda.

Ma anche la paura di dove Musk potrebbe condurre l’azienda sembra spaventare gli inserzionisti, che prendono tempo: General Motors ha ufficialmente sospeso le campagne in attesa di capire la direzione e anche L’Oréal, a quanto riporta il Financial Times, sarebbe sulla stessa linea. Un rischio enorme per Musk, considerando che sebbene solo una parte minore del bel budget viene investita su Twitter, l’azienda di cosmetici è uno dei primi 10 inserzionisti al mondo.

Quanto quello degli investimenti pubblicitari sia un tema sensibile per Musk, lo rivela anche il tweet fissato in alto sul suo profilo: un sondaggio in cui chiede agli utenti «Gli advertisers dovrebbero supportare: 1. Libertà di espressione 2. Political “correctness”». Gli oltre 2 milioni e 700 mila utenti che hanno votato sembrano non avere dubbi: la prima opzione ha stravinto con il 78,3% delle preferenze.

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