Ambiente

Lago Bullicante ex Snia: il suo destino è nelle mani di Zingaretti

I cittadini del V Municipio capitolino continuano a battersi per estendere la tutela paesaggistica anche all’area controllata dal gruppo Pulcini. Ma con le dimissioni del Presidente della Regione Lazio il procedimento rischia di essere affossato
Matteo Nardone/Pacific Press via ZUMA Press Wire
Matteo Nardone/Pacific Press via ZUMA Press Wire
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
4 novembre 2022 Aggiornato alle 19:00

La vicenda del Lago Bullicante ex Snia sembra una parabola sulla capacità di Madre Natura, a dispetto degli interventi dell’uomo, di riappropriarsi prima o poi di ciò che è suo. A Largo Preneste, zona Roma est, sorge un lago di circa diecimila metri quadrati. Uno specchio d’acqua che non può passare certo inosservato per dimensioni – più grandi di quello di Villa Borghese per intenderci - , alle spalle del Parco delle Energie, dell’Ex Fabbrica Snia per l’appunto e di via di Portonaccio, nato spontaneamente dai cantieri in costruzione di un centro commerciale.

La fabbrica Snia s.r.l. produceva viscosa in un grande stabilimento costruito nel 1922, almeno fino agli anni ’90, quando l’intero complesso industriale era stato acquisito dalla società immobiliare Ponente 1978 s.r.l. di proprietà del costruttore Antonio Pulcini, il quale, ottenuta la concessione edilizia, aveva avviato gli scavi per la realizzazione di un parcheggio del centro commerciale di Roma est. Le cose, però, avevano preso una piega inaspettata quando le ruspe, pochi mesi dopo l’inizio dei lavori, si erano imbattute nella sottostante falda acquifera, a 10 metri dal piano strada.

Pulcini, sperando di evitare l’interruzione del cantiere, aveva deciso di convogliare l’acqua sgorgata fuori dalla falda verso il collettore fognario – l’ossatura principale della rete fognaria – che, però, non aveva retto la pressione, provocando l’allagamento di Largo Preneste.

Negli anni, la vegetazione è cresciuta rigogliosa e sono proliferati pesci, piccoli rettili e libellule. Un’oasi di pace in mezzo all’asfalto e al cemento, in uno dei quartieri più densamente edificati e inquinati della capitale.

Sembrerebbe una storia a lieto fine, la formazione di un lago causata accidentalmente da un tentativo di cementificazione: un lago a tutti gli effetti, collegato alla falda che ne consente il ricircolo continuo dell’acqua.

Invece, da anni comitati e associazioni di quartiere si battono per ottenere l’ampliamento del Monumento naturale a tutto il sito, espropriato solo in parte al costruttore privato e che corre tuttora il rischio di essere demolito per esigenze edilizie. Il timore degli attivisti, radunatisi nei giorni scorsi nel Forum Parco Energie, è che le ormai prossime dimissioni di Nicola Zingaretti da Presidente della Regione Lazio per l’elezione in Parlamento possano mettere a repentaglio un provvedimento atteso da anni, annunciato nel maggio del 2021 e fermo ormai da luglio 2022.

Il primo passo per proteggere il valore paesaggistico e ambientale del lago è stato richiedere la qualificazione di Monumento naturale, ma la Regione ha deciso di escludere dai confini che fanno parte del monumento la parte privata dell’area, che fa capo una società del gruppo Pulcini. Il perimetro del Monumento non include ancora, quindi, il terreno su cui sorgono gli stabilimenti dell’ex fabbrica, circa il 40% della superficie totale, per timore di ricorsi.

Secondo quanto racconta alla Svolta Maurizio Pastano, membro del Comitato del Lago ex Snia, il decreto per l’ampliamento del Monumento naturale è stato in realtà pubblicato il 16 giugno di quest’anno, a seguito di un’istruttoria della Direzione Ambiente della Regione Lazio. La società Ponente ’78 s.r.l ha presentato le sue osservazioni addirittura 15 giorni dopo il limite di 30 giorni previsto dalla normativa regionale. La direzione ambiente, nonostante il mancato rispetto dei termini da parte della società, ha comunque ritenuto di avviare ulteriori indagini e di richiedere un secondo parere all’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). Non solo: i documenti allegati nelle osservazioni dell’impresa edilizia sono gli stessi sottoposti sempre all’ISPRA 6 mesi fa a difesa delle accuse di danno ambientale e già respinti.

«Non ci sono impedimenti oggettivi alla firma del documento, se non il gioco sporco di prolungare l’iter fino alle dimissioni di Zingaretti, per far decadere la giunta e interrompere e affossare il procedimento di tutela». Gli attivisti hanno organizzato ieri un nuovo presidio sotto la sede della Pisana «per portare definitivamente il presidente Zingaretti a mantenere l’impegno preso con la città di Roma». mentre sui social è stato lanciato l’hashtag #metticilafirma. Al momento, le dimissioni di Zingaretti sono state rinviate per poter approvare il collegato di bilancio: speriamo che la mobilitazione popolare susciti la reazione sperata.

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