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Chi è Roberto Calderoli?

Classe ‘56, bergamasco, ex chirurgo e volto storico della Lega Nord. Piccola biografia del nuovo ministro degli Affari regionali e delle Autonomie
Roberto Calderoli arriva al Palazzo del Quirinale per la cerimonia di giuramento alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Roberto Calderoli arriva al Palazzo del Quirinale per la cerimonia di giuramento alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella Credit: ANSA / ANGELO CARCONI
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25 ottobre 2022 Aggiornato alle 13:10

È considerato il re leghista delle boutade e dei regolamenti parlamentari.

Roberto Calderoli è il nuovo ministro degli Affari regionali e delle Autonomie.

Classe 1956, Calderoli nasce a Bergamo in una famiglia di dentisti da sempre votati all’autonomismo.

Il nonno Guido è stato fondatore di un movimento denominato “Bergamo nazione tutto il resto è Meridione”.

Il giovane Calderoli inizialmente si laurea in medicina e diventa chirurgo maxillo-facciale. Ma il richiamo della politica è troppo forte e il partito prescelto non può che essere la Lega che nel 1992 lo elegge per la prima volta deputato (da allora sarà sempre rieletto).

Le sue dichiarazioni controverse lo fanno finire spesso nel mirino di critiche e caricature.

Nel 2000 scatena una polemica con le sue dichiarazioni sull’uso delle armi contro gli scafisti.

Nel 2002, in dissenso con il partito, vota contro il ritorno in Italia dei Savoia. È sua anche una delle proposte leghiste che ciclicamente torna al centro del dibattito: quella di castrare gli stupratori.

Negli anni Duemila porta i maiali (animale che l’islam considera impuro) a passeggio nelle zone dove i musulmani pensano di erigere moschee.

Tutte polemiche che non fermano la sua ascesa politica: nel 2004 Calderoli subentra a Bossi come ministro delle Riforme.

Nel 2006 l’Italia vince ai Mondiali e lui coglie la palla al balzo: «Quella di Berlino è una vittoria della nostra identità, dove una squadra che ha schierato lombardi, campani, veneti o calabresi, ha vinto contro una squadra che ha perso, immolando per il risultato la propria identità, schierando negri, islamici e comunisti». Immediate le proteste dell’ambasciata francese.

Lo stesso anno si deve dimettere travolto dalle polemiche per l’ennesima trovata: è il periodo delle proteste del mondo musulmano per alcune vignette satiriche pubblicate in Danimarca, e Calderoli per ribadire il diritto a esprimersi liberamente si presenta in tv con una maglietta, indossata sotto la camicia, che riproduce una delle vignette contestate. Della maglietta non si vede nulla, ma il gesto basta a suscitare proteste in Italia e l’aggressione al consolato italiano in Libia.

La storia non è facilmente dimenticata dai libici. Tanto che quando nel 2008 Berlusconi torna al governo, il figlio del leader libico Gheddafi fa sapere che la nomina di Calderoli a ministro sarebbe catastrofica per i rapporti con l’Italia.

Ma il fascino di Calderoli è irresistibile per la Lega che lo rivuole ministro. Questa volta alle Riforme istituzionali.

Lui si fa riprendere mentre brucia migliaia di “leggi inutili”. Nel frattempo la Consulta dichiara incostituzionale la legge elettorale da lui progettata e sempre da lui descritta come “una porcata”. Non a caso è tuttora nota come Porcellum.

Il governo Berlusconi cade nel 2011. Ma Calderoli continua a far parlare di sé. Nel 2013 parlando della ministra Cécile Kyenge, dice: «Amo gli animali, orsi e lupi com’è noto, ma quando vedo le immagini della Kyenge non posso non pensare, anche se non dico che lo sia, alle sembianze di orango». La frase gli costa un processo per odio razziale.

Negli ultimi anni, complice anche una grave malattia, si lancia in affermazioni meno controverse. «Il tumore mi ha cambiato. Ora prego ogni sera», racconta al Corriere.

Nella Lega nel frattempo è il tempo del nuovo corso salviniano. Calderoli si adegua, ma entra spesso in contrasto con i nuovi volti. Come quando la moglie Gianna Gancia perde la guida della Lega piemontese in favore del salviniano Riccardo Molinari (oggi presidente della Camera).

Col tempo Calderoli si è anche guadagnato la fama di mago dei regolamenti parlamentari per la sua profonda conoscenza in materia.

Dopo le Politiche del 2022, avrebbe tutti i titoli per aspirare a essere presidente del Senato (di cui è stato più volte vicepresidente).

Ma, vista la situazione tesa dentro il centrodestra, fa un passo indietro in favore di Ignazio La Russa (FdI) che viene eletto.

L’abbraccio tra i due è uno dei rari momenti di compattezza della coalizione in quel giorno burrascoso.

Forse anche per questo Meloni e gli alleati lo vogliono al governo. Sperando che il ruolo non risvegli antiche abitudini.

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