Economia

Industria Ue: siamo al secondo posto

Secondo i dati Eurostat prima la Germania con il 27% della produzione, e poi l’Italia (16%). La fonte principale di fatturato? I metalli
Un tecnico del controllo qualità mentre spilla ferro fuso
Un tecnico del controllo qualità mentre spilla ferro fuso Credit: Industria Italiana
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11 ottobre 2022 Aggiornato alle 09:00

In un momento storico in cui per l’Italia sembra essere tutto in negativo, a livello economico finanziario, non si può non dare evidenza al secondo posizionamento che il Paese ha ottenuto all’interno del settore industriale, per il fatturato di produzione industriale commercializzata all’interno del continente europeo.

Nello specifico, i dati Eurostat vedono in prima posizione la Germania con il 27% della produzione su tutto il territorio Ue, a seguire l’Italia con il 16%, Francia 11%, Spagna 8%, Polonia 6%, Olanda 4% e infine i restanti Paesi dell’Unione Europea che conteggiano complessivamente il 28% rimanente. Quantificando il totale venduto dall’Ue, in termini di produzione industriale, nel 2021 post pandemia si sono registrati 5.000 miliardi di euro, incrementando la cifra finale del 14% rispetto a quanto fatturato nell’anno precedente.

Il contributo dell’Italia assieme a quello apportato dalla Francia, Spagna, Polonia e Paesi Bassi, sul totale del venduto, figura il 72% di tutta l’Ue, completato dalla Germania con il 27%. I settori leader, presidiati dalla produzione europea, sono: industrie di veicoli a motore, produzione metallurgica e settore alimentare.

In particolare per l’Italia, la fonte maggioritaria di fatturato totale proviene dalla vendita di metalli, finalizzando il 23% sul totale del continente. Nel settore alimentare, comprensivo anche del commercio di bevande e tabacco, la Grecia si è impegnata al raggiungimento del 37%, mentre per quanto riguarda quello automobilistico il 42% è detenuto dalla Slovacchia.

Tra tutti i Paesi sopra menzionati, la Germania ricopre la quota preponderante in ciascun settore leader, grazie al valore economico generato, rispettivamente di 267 miliardi in quello automobilistico, 196 miliardi in quello metallurgico e 160 miliardi nell’alimentare.

Sicuramente, le percentuali di produzione di vendita europee, internamente a ogni settore di produzione, oggi più che mai risentono di un’instabilità tale che i risultati conseguiti in un determinato trimestre potrebbero essere nettamente differenti in quello successivo. Basti pensare che l’economia italiana ad agosto 2022 ha registrato un aumento dell’inflazione per +7% rispetto al +6,7% che era nel mese di luglio, sia per quanto riguarda l’indice generale sia per quanto riguarda l’indice al netto degli energetici, rispettivamente: +3,8% ad agosto e 3,6% a luglio.

Una variabilità inflativa così accentuata, sulle percentuali registrate negli ultimi mesi, ha un impatto evidente e rende difficile condurre previsioni future sui risultati di produzione, soprattutto nei settori di beni alimentari e metallurgici.

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